La "formazione" dei Padroni nei nuovi licei TED
Non basta l’alternanza scuola-lavoro istituita nel 2015, con la pessima legge 107 (la “buona scuola”) che fu approvata a scuole chiuse, in estate e con voto di fiducia, su proposta del governo Renzi (ministra dell’istruzione Giannini), dopo che aveva incontrato la ferma opposizione dei lavoratori della scuola e degli studenti.
L’obiettivo era chiaro:
sostituire alla scuola formatrice di cittadini quella che prepara “capitale
umano”, cioè mano d’opera per le imprese.
Ne fui fiera oppositrice
e manifestai, nelle piazze, davanti alle scuole, raccogliendo firme accanto a
docenti e studenti.
Lo scrissi in un post già nel 2017 intravedendo nella riforma che sperimentalmente sarebbe partita l’anno successivo la devastazione della scuola italiana pubblica, quella per intenderci, della Costituzione. La riduzione di un anno della scuola, scrissi, avrebbe avvantaggiato, di fatto, gli studenti che provenivano da famiglie abbienti con genitori laureati che sono in grado di garantire ai figli esperienze, cultura e conoscenze.
Ricordo che, allora,
la Associazione pedagogisti educatori
italiani, si è opposta alla sperimentazione: “La scuola deve
garantire il diritto all’istruzione per tutti: non deve favorire
alcuni soggetti rispetto ad altri, ma fornire pari opportunità
per tutti. E questo significa rispettare i tempi di tutti. Non
siamo all’interno di una logica aziendale, ma in un processo di
crescita”.
Io condivisi.
Io
condivisi.
Si contano attualmente centonovantadue (192) classi nella sperimentazione delle superiori quadriennale.
E la domanda sorge spontanea, insidiosa: dove si vuol andare a parare?
Dicono le fonti ufficiali, che l’Italia progetta finalmente la ‘scuola di domani’ insieme alle Multinazionali (all’interno del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Lo fa per nobili scopi: riorganizzare l’istruzione alla luce della cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, quella guidata dalla transizione energetica e dalla cosiddetta governance 4.0.
Paroloni, che nascondono la sostanza: il
primo esempio italiano di superamento della scuola pubblica come la conosciamo.
Programmi e funzionamento si avvalgono
infatti della rete di grandi gruppi e imprese che aderiscono al Consorzio di
aziende CONSEL
Udite udite, di questa nobile impresa di filantropia imprenditoriale, fanno parte campioni del settore armamenti (Leonardo), dell’energia fossile (Snam, Eni), della privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici (Acea, A2A, Iren), delle telecomunicazioni (Tim, Vodafone), dell’informatica (Microsoft) e poi Toyota, Atlantia, Autogrill, Manpower, Campari (magari per un aperitivo a fine lezioni).
Le
aziende contribuiranno alla realizzazione dei programmi didattici, aiutando a
individuare le competenze richieste dal futuro mercato del lavoro,
favorendo un apprendimento in cui le conoscenze teoriche vengono verificate e
applicate in situazioni reali, mettendo a disposizione le proprie strutture a
livello mondiale per favorire esperienze all’estero degli studenti e sviluppare
così in loro la capacità di agire in contesti globali.
Sia chiaro, l’industria, un piede nella scuola, ce lo ha già
messo da tempo: l’esempio dell’alternanza scuola-lavoro è solo quello più
chiaro dentro un modello aziendale da tempo dominante
nell’organizzazione del sistema scolastico.
Ora però l’industria i piedi nella scuola ce li
vuole mettere tutti e due e lo strumento usato è rappresentato dai nuovi licei Ted.
“Ed
ecco il salto di qualità: l’azienda non deve più solo entrare nella scuola, la
progetta e la realizza, insegnando tre principi fondamentali: il benessere della società può derivare
solo dal benessere dell’impresa, pertanto la scuola deve porsi al suo
servizio; la crisi climatica è un
problema tecnico, nessuno spazio a considerazioni di tipo ecologico,
sociale e politico, che mettano in discussione il sistema e che costringano le
aziende ad assumersi le proprie responsabilità; l’innovazione digitale è la risposta e, di conseguenza, serve una
generazione specializzata, formata all’intoccabilità degli interessi delle
imprese, alle loro gerarchie e disciplinamenti.
-Disoccupate le strade dai sogni. Sono ingombranti, inutili, - cantava Claudio Lolli nel 1977 (Incubo numero zero). È quello che cercano di dire a studenti e studentesse le manganellate di questi giorni.
Che
il coraggio li aiuti a non smettere di osare.”(Il manifesto 16
febbraio 2022)
Non ho altro da aggiungere.
Donata Albiero
Approfondimenti
Il valore della scuola pubblica, di
tutti e per tutti
https://donataalbiero.blogspot.com/2021/05/curricolo-classista-dello-studente-e.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2020/02/povera-scuola-pubblica-se-passasse-la.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2020/01/eni-scuola-per-formare-docenti-in.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2019/08/alternanza-scuola-lavoro-anche-per-gli.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2018/02/diritto-allo-studio-tradito-e.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2022/01/alternanza-scuola-lavoro-uno.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2016/09/formazione-o-sfruttamento-minorile.html
https://donataalbiero.blogspot.com/2017/08/licei-brevi-futuro-svenduto-della.html
Impressionante la prospettiva che le multinazionali stanno approntando per la nostra scuola pubblica all’interno di un’ottica della società tarata sul modello aziendale. L’obiettivo finale non è la scuola ma il controllo dell’intera società. Sembra di leggere un romanzo di Urania, ma non è fantascienza è PNRR. Sembra di leggere la continuazione di 1984. Il report di Donata Albiero illustra la strategia delle grandi imprese per occupare il controllo della scuola pubblica. Non a caso nell’elenco degli istituti universitari che si apprestano a pianificare la formazione di presidi , insegnanti e studenti sono citate solo università private. Del resto è questa la vera natura del “Governo dei migliori” termine, appena sfornato , della neolingua. Il controllo della mente come obiettivo finale di una nuova MATRIX.
RispondiEliminaI programmi scolastici saranno preconfezionati dai terminali di ENI, COCA COLA, MICROSOFT ecc. I presidi risponderanno delle loro azioni agli amministratori delegati delle multinazionali.
Le nostre speranze sono poste su insegnanti e studenti che approntino le loro armi culturali per una risposta politica adeguata. Si sente il bisogno nel paese di un contropiede politico. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che punti in alto e demistifichi le maschere e le lucide slide dei dépliant con cui il Grande Fratello si appresta alla nuova guerra di conquista.
Faranno in tempo i nostri ragazzi ad approntare le difese e bruciare le esche del nemico?
Magari questa deriva è iniziata molto prima del 2017, con l'autonomia delle scuole e la competizione tra le scuole aziende con a capo i presidi manager di berlingueruana memoria (luigi berlinguer), poi le successive riforme han fatto il resto, ma la memoria si sa, è corta e selettiva.
RispondiEliminaQuanto alle attuali proteste studentesche, mi paiono a dir poco confuse nei loro obiettivi, ma sappiamo anche che la logica argomentativa non è più materia di studio