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venerdì 14 febbraio 2020

POVERA SCUOLA PUBBLICA SE PASSASSE LA SECESSIONE DEI RICCHI

AUTONOMIA DIFFERENZIATA SIMBOLO DI UN PAESE ALLO SFASCIO  
Così si passa da ‘prima gli italiani’ a ‘prima alcuni italiani’ 
Mai interrogativo è più azzeccato di quello riportato dalla associazione Roars 
nell’affrontare la questione della Autonomia differenziata: Insegnanti o maggiordomi? La scuola della secessione dei ricchi e il miraggio degli schei” 

Avevo già fatto il punto della situazione l’anno scorso con un post significativo in cui esprimevo la mia preoccupazione. Non per niente lo intitolavo “Tradita la scuola pubblica. Prove di smantellamento attraverso la regionalizzazione”  

Avevo, ancora prima, denunciato l’iniziativa della Regione Veneta di considerare il dialetto, lingua da insegnare nelle scuole venete dichiarando ciò che considerava priorità: l'indipendenza e l'autonomia, il dialetto nella scuola.     
Espedienti di bassa politicali avevo chiamati io, che minavano le fondamenta della scuola pubblica. 

A siffatte personali annotazioni rimando per spiegare le ragioni del mio No alla autonomia differenziata. 

Qui accentuo solo alcuni aspetti ignorati dai cittadini e persino dagli addetti ai lavori.


La propaganda che filtra attraverso la rete, i social e le testate locali punta l’accento su vantaggi economici per i territori più efficienti, dimenticando non solo di dire chi pagherà il conto ma anche di spiegare cosa accadrà in concreto alla scuola e ai suoi lavoratori. In questa trappola (miraggio di più soldi) ci sono cascati anche molti docenti del Veneto che io conosco personalmente e, con meraviglia, numerosi   docenti meridionali stabilizzatosi qui.  

La cosiddetta regionalizzazione dell’istruzione è parte di quel progetto di “smontaggio” dello Stato ben più ampio (dalla sanità alle infrastrutture, dai beni culturali all’ambiente, etc).

Il progetto merita la massima attenzione di tutti i cittadini perché  è di una gravità senza precedenti: in un colpo solo vengono annullati i principi di uguaglianza e solidarietà della Costituzione repubblicana, fondamenta della nostra democrazia; il contratto collettivo nazionale, con l’obbligo di garanzie di diritti e doveri per tutte/i, in nome della dignità del lavoro; i diritti universali (salute, istruzione) esigibili ugualmente, indipendentemente da dove si vive; il nostro stesso assetto istituzionale.

 
Si afferma invece una cittadinanza basata sulla residenza: sarà del tutto normale che un sardo o un calabrese valga meno di un emiliano o un veneto, e che ovunque un ricco valga più di un povero; le diseguaglianze, invece che essere superate, saranno legittimate. Si liquida tutto ciò che è “pubblico”, finalizzato cioè all’interesse di tutti/e: istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, principi e diritti sociali previsti nella I^ parte della Costituzione che di fatto vengono annullati. Come l’unità della Repubblica in quanto garanzia di identica possibilità di accesso a quei diritti e alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona: tutto scalzato dal famelico egoismo di chi pensa che una maggiore ricchezza (Veneto, Lombardia, Emilia) debba essere ricompensata con maggiori diritti.

Dal “prima gli italiani” si passerà al prima gli emiliani, i lombardi, i veneti e così via, dal momento che solo due regioni non hanno ancora avviato le procedure per rivendicare la rapace richiesta. Un sistema di tante piccole signorie: ogni Regione fa da sé, con i propri fondi, trattenendo la maggior parte del proprio gettito fiscale.

Non c’è dubbio. L’autonomia differenziata è emblematica del declino dell’Italia. C’è un paese che, come nazione, sta andando allo sfascio. Ognun per sé, in barba al principio di solidarietà.  
E’ il progetto politico di chi vuole sfasciare l’unità nazionale
Avremmo 20 sistemi scolastici diversi, 20 politiche ambientali diverse, e così via.

 “Stanno cambiando il volto dell'Italia e lo stanno facendo nel silenzio generale”. L'autore del libro “Verso la secessione dei ricchi?” Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari, è tra i più combattivi nel denunciare le nefaste conseguenze, se fosse varata, della riforma sull'autonomia regionale differenziata.

 Siamo sull’orlo del precipizio.

Non distraiamoci e premiamo su tutti i Politici affinché lo sciagurato progetto venga ritirato.





Donata Albiero        14 febbraio 2020                         
    






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