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mercoledì 21 settembre 2016

NON E’ UNA BUONA SCUOLA SENZA L’EDUCAZIONE AMBIENTALE


     Il pianeta Terra in difficoltà   
                                                                                                                                                                            https://youtu.be/BFy8a9yNe7Y        

Abusivismi che provocano alluvioni, inquinamento dei suoli, emergenze rifiuti, malattie dovute alla dispersione di sostanze inquinanti, inefficienze nella gestione del territorio. I titoli dei giornali ci hanno insegnato, ormai, che le leggi e gli obblighi amministrativi non sono veramente efficaci per affrontare i grandi temi ambientali. Costringere, sorvegliare, punire non basta per stimolare comportamenti virtuosi da parte degli italiani.                          Incominciava così l’interessante blog di Francesca Santolini, in  Huffington Post, esperta in temi ambientali.                                                                                                                          Proseguiva poi: “ Quel che serve, davvero, è educare.”
Lo scriveva nello stesso mese, gennaio 2015, in cui molti di noi avevamo salutato con speranza la notizia ricevuta di un progetto coordinato tra Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Istruzione, con tanto di faldone di ‘linee guida’, per introdurre l’insegnamento nelle scuole (già allo studio del MIUR nel 2009).                                                                                  Da allora, contenuti di base come trattamento dei rifiuti ed energia sono entrati nei testi e nei programmi degli insegnamenti di Scienze e Geografia. Ma si tratta di ‘conoscenze’ tecniche, cioè semplici mattoni del sapere, inserite all’interno di altre materie, informazioni quindi, non un percorso continuativo, né vera e propria ‘formazione ’ ad un corretto rapporto con l'Ambiente . 
Siamo alle solite.                                                                                                                         Nella scuola finora, e parlo per esperienza diretta, ’Educazione Ambientale è stata attuata solo nei ‘progetti extrascolastici’: quella sorta di scuola parallela ormai presente nell’ ‘offerta formativa’ di ogni Istituto, con belle iniziative ma nessuna dignità di materia d’insegnamento, nessuna garanzia di rinnovo e nessuna continuità nel programma scolastico vero e proprio. Ci si affida al l’iniziativa di docenti più o meno sensibili. Nonostante gli annunci ministeriali, l’Educazione Ambientale nella Scuola italiana è rimasta solo questa.

Ma il nocciolo della questione è uno solo: serve educare.       
                                               
  La formazione scolastica sui temi dell'ambiente può contribuire a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio, e porsi come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva.                                                                                                Francesco Paolo Mancini , professore ordinario di Biochimica nell' Università degli Studi del Sannio,  Benevento ci ricorda  però che “ Buone notizie non sono arrivate  dal ddl ‘La Buona Scuola’, nonostante la gioia del ministro Galletti per il fatto che “tra i banchi si potranno studiare la tutela delle acque, il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici, si potranno imparare la difesa della biodiversità, il contrasto agli sprechi alimentari, la gestione dei rifiuti e le politiche anti-inquinamento nelle città”.                                                                   Tra i banchi di scuola, appunto: flash, spot, il minimo sindacale di una doverosa informazione ambientale per i giovani.  

Non basta.                                                                                                
                               
C’è un rapporto tra la vita reale dei cittadini e le conseguenze del disastro ambientale locale e globale. Localmente subiamo il peggioramento rapido della salute del cittadino provocato dall’agricoltura chimica (pesticidi, diserbanti), dal cibo spazzatura, dalla polluzione (aumento costante dei rifiuti,  all’inquinamento dei corsi d’acqua ( PFAS nel Veneto), dell’aria che respiriamo

Globalmente, l’uso della energia fossile è direttamente e\o indirettamente responsabile dei conflitti, sempre più numerosi, del terrorismo, del mutamento del clima e delle
grandi migrazioni.
 Sono aspetti che ormai toccano la nostra vita quotidiana nei confronti dei quali non è più sufficiente la semplice conoscenza ma un processo formativo permanente in cui la scuola deve essere chiamata in causa, per dare ai giovani capacità critica e possibilità di opporsi al degrado generale, e di partecipare, in primo luogo con la modifica degli stili di vita a una necessaria inversione di tendenza.   

 La  formazione scolastica sui temi dell'ambiente  deve diventare perciò una prosecuzione ideale dell’educazione civica , contribuendo  a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio,  ponendosi i come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva,  allargando  i propri orizzonti,  entrando in relazione con l'altro,  comprendendo  di appartenere ad un "mondo comune" . Oggi sappiamo che questo mondo non dispone di risorse infinite, e perciò il senso di appartenenza comune induce anche la consapevolezza del limite dello sviluppo, al concetto positivo della decrescita.

Ripeto, la nuova educazione civico-ambientale deve insegnare a prendersi cura del nostro territorio e del nostro mondo, per renderlo più accogliente e solidale, più "umano" per l'oggi e per il domani, più equo per le future generazioni.                                                                   


 Nella riforma per la “buona scuola” la formazione professionale su questi temi e l'inserimento dell'educazione ambientale come materia di studio avrebbero dovuto essere considerati come prioritari. E invece nei “dodici passi“ che, secondo il Governo , dovrebbero condurci ad una “buona scuola” non c’è  nulla, proprio nulla riguardante la questione Ambiente; si afferma invece l’importanza dell’apprendimento della lingua inglese, della musica, della  storia dell’arte.

Tanti annunci e poca sostanza.                                                                                     
 Eppure, la sensibilità ambientale insegna ad ognuno di noi "come stare al mondo" ed è perciò prioritaria a qualsiasi competenza curricolare per i nostri ragazzi a scuola.                                                                                                                                 
Se non riusciamo come adulti a capirlo forse a scuola dovremmo tornarci noi, a cominciare dai politici.


Donata Albiero 


Approfondimenti 

APPRENDERE TRA SCUOLA E TERRITORIO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO 
http://donataalbiero.blogspot.it/2017/01/apprendere-tra-scuola-e-territorio-il.html

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