Il pianeta Terra in difficoltà
https://youtu.be/BFy8a9yNe7Y
Lo scriveva nello stesso mese, gennaio 2015, in cui molti di noi avevamo
salutato con speranza la notizia ricevuta di un progetto coordinato tra Ministero dell’Ambiente e
Ministero dell’Istruzione, con tanto di faldone di ‘linee guida’, per
introdurre l’insegnamento nelle scuole (già allo studio del MIUR nel 2009). Da
allora, contenuti di base come trattamento dei rifiuti ed energia sono entrati
nei testi e nei programmi degli insegnamenti di Scienze e Geografia. Ma si
tratta di ‘conoscenze’ tecniche, cioè semplici mattoni del sapere, inserite
all’interno di altre materie, informazioni
quindi, non un percorso
continuativo, né vera e propria ‘formazione ’ ad un corretto rapporto con l'Ambiente .
Siamo alle solite. Nella scuola finora, e parlo per esperienza diretta, ’Educazione
Ambientale è stata attuata solo nei ‘progetti extrascolastici’: quella sorta di
scuola parallela ormai presente nell’ ‘offerta formativa’ di ogni Istituto, con
belle iniziative ma nessuna dignità di materia d’insegnamento, nessuna garanzia
di rinnovo e nessuna continuità nel programma scolastico vero e proprio. Ci si
affida al l’iniziativa di docenti più o meno sensibili. Nonostante gli annunci
ministeriali, l’Educazione Ambientale nella Scuola italiana è rimasta solo
questa.
Ma il
nocciolo della questione è uno solo: serve educare.
La formazione scolastica sui temi dell'ambiente può
contribuire a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità
insediata sul territorio, e porsi come possibile vettore di un'idea di
cittadinanza positiva. Francesco Paolo Mancini , professore
ordinario di Biochimica nell' Università degli Studi del Sannio, Benevento ci ricorda però
che “ Buone
notizie non sono arrivate dal ddl ‘La
Buona Scuola’, nonostante la gioia del ministro Galletti per il fatto che “tra
i banchi si potranno studiare la tutela delle acque, il dissesto idrogeologico
e i cambiamenti climatici, si potranno imparare la difesa della biodiversità,
il contrasto agli sprechi alimentari, la gestione dei rifiuti e le politiche
anti-inquinamento nelle città”. Tra
i banchi di scuola, appunto: flash, spot, il minimo sindacale di una doverosa
informazione ambientale per i giovani.
Non basta.
C’è
un rapporto tra la vita reale dei cittadini e le conseguenze del disastro
ambientale locale e globale. Localmente subiamo il peggioramento rapido della salute del cittadino provocato dall’agricoltura chimica (pesticidi, diserbanti), dal cibo
spazzatura, dalla polluzione (aumento costante dei rifiuti, all’inquinamento dei corsi d’acqua ( PFAS nel Veneto), dell’aria che respiriamo
Globalmente,
l’uso della energia fossile è direttamente e\o indirettamente responsabile dei
conflitti, sempre più numerosi, del terrorismo, del mutamento del clima e delle
grandi migrazioni.
Sono aspetti che ormai toccano la nostra vita quotidiana nei
confronti dei quali non è più sufficiente la semplice conoscenza ma un processo
formativo permanente in cui la scuola deve essere chiamata in causa, per dare
ai giovani capacità critica e possibilità di opporsi al degrado generale, e di
partecipare, in primo luogo con la modifica degli stili di vita a una necessaria
inversione di tendenza.
La formazione
scolastica sui temi dell'ambiente deve
diventare perciò una prosecuzione ideale dell’educazione civica , contribuendo a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul
territorio, ponendosi i come possibile
vettore di un'idea di cittadinanza positiva, allargando i propri orizzonti, entrando in relazione con l'altro, comprendendo di appartenere ad un "mondo comune" . Oggi sappiamo che
questo mondo non dispone di risorse infinite, e perciò il senso di appartenenza
comune induce anche la consapevolezza del limite dello sviluppo, al concetto positivo
della decrescita.
Nella riforma per la “buona scuola” la formazione professionale su
questi temi e l'inserimento dell'educazione ambientale come materia di studio avrebbero
dovuto essere considerati come prioritari. E invece nei “dodici passi“ che,
secondo il Governo , dovrebbero condurci ad una “buona scuola” non c’è nulla, proprio nulla riguardante la questione
Ambiente; si afferma invece
l’importanza dell’apprendimento della lingua inglese, della musica, della storia dell’arte.
Tanti annunci e poca sostanza.
Eppure,
la sensibilità ambientale insegna ad ognuno di noi "come stare al
mondo" ed è perciò prioritaria a qualsiasi competenza curricolare per i
nostri ragazzi a scuola.
Se non riusciamo come adulti a capirlo forse a scuola dovremmo tornarci noi,
a cominciare dai politici.
Donata Albiero
Approfondimenti
APPRENDERE TRA SCUOLA E TERRITORIO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
http://donataalbiero.blogspot.it/2017/01/apprendere-tra-scuola-e-territorio-il.html
Approfondimenti
APPRENDERE TRA SCUOLA E TERRITORIO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
http://donataalbiero.blogspot.it/2017/01/apprendere-tra-scuola-e-territorio-il.html
Nessun commento:
Posta un commento