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domenica 25 settembre 2016

SCUOLA E BAMBINI VITTIME DELLE BIG FOOD: AZIONI DA PROGRAMMARE

 La battaglia contro le frodi alimentari 
  focus      https://youtu.be/t_Oi-CGGNB4      
    

Scandali, truffe, frodi alimentari.
E’ ormai questione di vita o di morte.
Il mercato non risparmia nessuno, nemmeno i bambini, i più piccoli al di sotto dei 3 anni.

Siamo ciò che mangiamo.
Ma ne siamo consapevoli? Dove stiamo andando e chi ci sta manovrando?
I nostri figli ci accuseranno, se non ci ribelliamo per tempo di fronte allo scempio perpetrato su aria, acqua, suolo, beni comuni, ormai contaminati che lasciamo loro in eredità.

Le grandi multinazionali impongono regole scriteriate dettate dal profitto ad ogni costo; per esso, inquinano, corrompono, manipolano, diventando addirittura sponsor di eventi quali l’EXPO in cui sono state, tra l’altro, ‘intrappolate’ in ingannevoli progetti educativi, le povere scuole.

Leggo l’ennesimo caso di truffa alimentare in tutta Italia, datata aprile 2016, riportato da Il Fatto Quotidiano, Repubblica,  la Stampa “metalli pesanti di microtossine in pane e pasta per bambini: sequestri e denunce” .
Leggo, impotente come cittadina. 
Le famiglie , per il 90% (includo anche i miei due figli (genitori di  Ernesto e Luna di uno e tre anni)  ai quali ho regalato a Natale scorso per allertarli il libro “Scelte alimentari non autorizzate” di Pizzuti, non sanno cosa si nasconde nel cibo che comperano per i loro figli: OGM, fitofarmaci, residui di insetticidi, diserbanti, sostanze antimuffe. Non è esente dall’inquinamento nemmeno l’acqua potabile, almeno nella zona in cui vivo (Ovest Vicentino), ‘denunciata’ pubblicamente dal Comitato PFAS, in anni di lotte e venuta alla ribalta nazionale solo ora.

E’ arrivato il momento di pensare davvero alla salute dei nostri bambini per non essere complici di danni irreversibili al loro organismo. 
Olio  di palma, ormoni, ingredienti chimici per modificare il sapore sono presenti in quasi tutti gli alimenti per bambini. Le conseguenze ci sono per i nostri figli, eccome se ci sono, scientificamente testate: aumenti delle leucemie, linfomi e altre patologie tumorali, aumento delle patologie respiratorie, asma, allergie, obesità turbe dell’attenzione, iperattività.

Il rimedio principale per noi cittadini, per noi genitori è uno:    ci si deve informare e formare  
 (http://donataalbiero.blogspot.it/2016/09/mela-avvelenata-anche-scuola.html ),
controllando le etichette dei prodotti (anche se non esaustive), 
facendo un patto educativo con le scuole a cominciare da quella dell’infanzia, 
chiedendo come priorità e permanentemente  una vera e propria educazione alimentare, senza poi contraddirci , quando mandiamo i figli a scuola, nell’accettazione supina dei  Distributori automatici  di bibite e merendine preconfezionate,
 insistendo, là dove ce ne fosse l’opportunità, per scelte di mense biologiche, incoraggiando o proponendo la  progettazione di  orti naturali negli istituti scolastici .

Ci sono splendide realtà in Italia, in tal senso. 
Nel nostro piccolo, ci sono  state  esperienze esaltanti sia a Montecchio sia ad Arzignano per quanto riguarda il discorso della alimentazione .

 L' insana abitudine di lasciar liberi gli studenti di  ingurgitare tutto e di più 

senza alcun controllo,   l’abbiamo sempre combattuta nelle scuole che abbiamo diretto,  direzione didattica del 2 circolo di Arzignano ancora trent’anni fa,  primo circolo di Montecchio vent’anni fa,  scuola media Giuriolo 10 anni fa.  
                                 
Corsi di formazione con i medici della ULSS, ci avevano convinto della dannosità di certe merendine eccessivamente zuccherate, snack non salutari e bibite gassate, portandoci ad avviare contestualmente  progetti speciali  per introdurre il latte, lo yogurt,  l’acqua minerale in bottiglie di vetro, la frutta biologica (mitiche in tal senso le iniziative della scuola elementare don Milani e  della materna Andersen a Montecchio Maggiore). 

Avevamo bandito le merendine preconfezionate, le bibite gassate per i minori, lasciando alla scuola media Giuriolo solo le macchinette per il caffè, il tè per i docenti o le bottigliette di acqua per tutti  
Quanti incontri con i genitori per condividere insieme il  menù dietetico nella SCUOLA MATERNA a Montecchio,  per controllare insieme igienicità e qualità dei prodotti somministrati nelle mense dal Comune.
Quanti altri per verificare i cibi della  mensa allestita nei rientri POMERIDIANI alle  ELEMENTARI.
Quanti ancora altri per aiutare i ragazzi preadolescenti dell’istituto Giuriolo (plessi Motterle, Zanella di Arzignano e Beltrame di Montorso) ad acquisire delle sane abitudini alimentari prevedendo una abbondante colazione energetica a casa prima di incominciare le lezioni scolastiche e un piccolo spuntino a metà mattina giusto  per staccare la spina senza  ‘appesantire’ troppo lo stomaco.  


Tempo sprecato?  
No perchè per noi la salute viene prima di ogni competenza.  
I danni di una alimentazione sbagliata nella fase di crescita possono determinare un disagio per tutta la vita e malattie irreversibili.

Per esperienza professionale, so di molti genitori, comitati che chiedono alla scuola, o si organizzano in proprio, corsi di informatica, di multimedialità, di robotica, di approfondimento inglese, musica … In ciò sono sostenuti, magari anche dalle
Amministrazioni Comunali che così si sentono più vicini ai cittadini in fieri.
Va tutto bene, ma non è la priorità.



E’ fondamentale prima di tutto acquisire la Scienza della Alimentazione.

Se è importante, come avviene nelle scuole dell’ovest vicentino , esperienza  esaltata dai giornali locali, che ci siano i  DEFIBRILLATORI nei vari istituti e la formazione del personale o degli stessi studenti sull’uso (salvano la vita umana in caso di bisogno) , sono convinta che sia meglio prima  salvaguardare i nostri figli  dalla ‘futura’ cardiopatia, prevenendola attraverso una sana educazione degli stili di vita  alimentare.

Positivo, in tal senso che, in applicazione del protocollo d’intesa sottoscritto tra il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) e la Lega Italiana per la lotta ai tumori (LILT) nel maggio 2015, il partire nell’anno scolastico 2016/2017 di un progetto nazionale di educazione e sensibilizzazione ai corretti stili di vita nei contesti scolastici, con  l’inaugurazione, il 31 maggio 2017,  della Rete Nazionale delle scuole che promuovono salute.
Altrettanto positivo che il progetto intenda coinvolgere, con l’ausilio degli operatori LILT presenti nei diversi territori regionali, le scuole di ogni ordine e grado e mira, attraverso la diffusione di programmi educativi specifici, a valorizzare il ruolo dei docenti in un curriculum orientato alla acquisizione e potenziamento di competenze disciplinari trasversali, a coinvolgere le famiglie nelle scelte salutari dei figli nonché a richiamare l’attenzione sulla relazione tra salute, ambiente ed esposizione a rischi ambientali.





Non si parte da zero, basta documentarsi. 
 Esistono, tra l'altro, anche positive sperimentazioni 
pioneristiche effettuate ancora venti anni fa in tutta Italia che potrebbero insegnare qualcosa in più..

       





Il primo circolo didattico di Montecchio Maggiore (VI), ad esempio, aderì al Progetto EUROPEO ENHPS (Rete delle scuole europee che promuovo la SALUTE), dal 1995/al 2001.  Aderì poi, per anni, alla rete regionale delle scuole venete che promuovevano salute. Esistono le pubblicazioni

Sia chiaro però
 - EXPO docet - 
che poiché la cultura della alimentazione in quanto tale riguarda esclusivamente il benessere dell’uomo, senza  contaminazioni di sorta, la  Scuola deve essere libera dagli interessi  del Mercato e del Profitto, orientata  esclusivamente verso la vita e l’uomo.  

Donata Albiero




SULLA EDUCAZIONE ALIMENTARE 

Approfondimenti

mercoledì 21 settembre 2016

NON E’ UNA BUONA SCUOLA SENZA L’EDUCAZIONE AMBIENTALE


     Il pianeta Terra in difficoltà   
                                                                                                                                                                            https://youtu.be/BFy8a9yNe7Y        

Abusivismi che provocano alluvioni, inquinamento dei suoli, emergenze rifiuti, malattie dovute alla dispersione di sostanze inquinanti, inefficienze nella gestione del territorio. I titoli dei giornali ci hanno insegnato, ormai, che le leggi e gli obblighi amministrativi non sono veramente efficaci per affrontare i grandi temi ambientali. Costringere, sorvegliare, punire non basta per stimolare comportamenti virtuosi da parte degli italiani.                          Incominciava così l’interessante blog di Francesca Santolini, in  Huffington Post, esperta in temi ambientali.                                                                                                                          Proseguiva poi: “ Quel che serve, davvero, è educare.”
Lo scriveva nello stesso mese, gennaio 2015, in cui molti di noi avevamo salutato con speranza la notizia ricevuta di un progetto coordinato tra Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Istruzione, con tanto di faldone di ‘linee guida’, per introdurre l’insegnamento nelle scuole (già allo studio del MIUR nel 2009).                                                                                  Da allora, contenuti di base come trattamento dei rifiuti ed energia sono entrati nei testi e nei programmi degli insegnamenti di Scienze e Geografia. Ma si tratta di ‘conoscenze’ tecniche, cioè semplici mattoni del sapere, inserite all’interno di altre materie, informazioni quindi, non un percorso continuativo, né vera e propria ‘formazione ’ ad un corretto rapporto con l'Ambiente . 
Siamo alle solite.                                                                                                                         Nella scuola finora, e parlo per esperienza diretta, ’Educazione Ambientale è stata attuata solo nei ‘progetti extrascolastici’: quella sorta di scuola parallela ormai presente nell’ ‘offerta formativa’ di ogni Istituto, con belle iniziative ma nessuna dignità di materia d’insegnamento, nessuna garanzia di rinnovo e nessuna continuità nel programma scolastico vero e proprio. Ci si affida al l’iniziativa di docenti più o meno sensibili. Nonostante gli annunci ministeriali, l’Educazione Ambientale nella Scuola italiana è rimasta solo questa.

Ma il nocciolo della questione è uno solo: serve educare.       
                                               
  La formazione scolastica sui temi dell'ambiente può contribuire a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio, e porsi come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva.                                                                                                Francesco Paolo Mancini , professore ordinario di Biochimica nell' Università degli Studi del Sannio,  Benevento ci ricorda  però che “ Buone notizie non sono arrivate  dal ddl ‘La Buona Scuola’, nonostante la gioia del ministro Galletti per il fatto che “tra i banchi si potranno studiare la tutela delle acque, il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici, si potranno imparare la difesa della biodiversità, il contrasto agli sprechi alimentari, la gestione dei rifiuti e le politiche anti-inquinamento nelle città”.                                                                   Tra i banchi di scuola, appunto: flash, spot, il minimo sindacale di una doverosa informazione ambientale per i giovani.  

Non basta.                                                                                                
                               
C’è un rapporto tra la vita reale dei cittadini e le conseguenze del disastro ambientale locale e globale. Localmente subiamo il peggioramento rapido della salute del cittadino provocato dall’agricoltura chimica (pesticidi, diserbanti), dal cibo spazzatura, dalla polluzione (aumento costante dei rifiuti,  all’inquinamento dei corsi d’acqua ( PFAS nel Veneto), dell’aria che respiriamo

Globalmente, l’uso della energia fossile è direttamente e\o indirettamente responsabile dei conflitti, sempre più numerosi, del terrorismo, del mutamento del clima e delle
grandi migrazioni.
 Sono aspetti che ormai toccano la nostra vita quotidiana nei confronti dei quali non è più sufficiente la semplice conoscenza ma un processo formativo permanente in cui la scuola deve essere chiamata in causa, per dare ai giovani capacità critica e possibilità di opporsi al degrado generale, e di partecipare, in primo luogo con la modifica degli stili di vita a una necessaria inversione di tendenza.   

 La  formazione scolastica sui temi dell'ambiente  deve diventare perciò una prosecuzione ideale dell’educazione civica , contribuendo  a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio,  ponendosi i come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva,  allargando  i propri orizzonti,  entrando in relazione con l'altro,  comprendendo  di appartenere ad un "mondo comune" . Oggi sappiamo che questo mondo non dispone di risorse infinite, e perciò il senso di appartenenza comune induce anche la consapevolezza del limite dello sviluppo, al concetto positivo della decrescita.

Ripeto, la nuova educazione civico-ambientale deve insegnare a prendersi cura del nostro territorio e del nostro mondo, per renderlo più accogliente e solidale, più "umano" per l'oggi e per il domani, più equo per le future generazioni.                                                                   


 Nella riforma per la “buona scuola” la formazione professionale su questi temi e l'inserimento dell'educazione ambientale come materia di studio avrebbero dovuto essere considerati come prioritari. E invece nei “dodici passi“ che, secondo il Governo , dovrebbero condurci ad una “buona scuola” non c’è  nulla, proprio nulla riguardante la questione Ambiente; si afferma invece l’importanza dell’apprendimento della lingua inglese, della musica, della  storia dell’arte.

Tanti annunci e poca sostanza.                                                                                     
 Eppure, la sensibilità ambientale insegna ad ognuno di noi "come stare al mondo" ed è perciò prioritaria a qualsiasi competenza curricolare per i nostri ragazzi a scuola.                                                                                                                                 
Se non riusciamo come adulti a capirlo forse a scuola dovremmo tornarci noi, a cominciare dai politici.


Donata Albiero 


Approfondimenti 

APPRENDERE TRA SCUOLA E TERRITORIO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO 
http://donataalbiero.blogspot.it/2017/01/apprendere-tra-scuola-e-territorio-il.html

domenica 18 settembre 2016

SCUOLA, MASCHI NUOVI E FEMMINE NUOVE

La scuola nuova frontiera  contro la mancanza di valori 



Mentre si continua a gridare AL LUPO AL LUPO ! A scuola c'è la teoria Gender , una 

campagna venata di omofobia,  DIFFUSASI particolarmente l’anno scorso , che rifiorisce a 

inizio del nuovo anno scolastico  mettendo  in allarme contro pericoli inesistenti e 

chiamando  alla mobilitazione, 


 mentre  il TABU’ DEL SESSO 

  imperversa nelle scuole,



la DEMONIZZAZIONE  va 

respinta .




La PARITA’ incomincia a scuola  










La scuola è la  NUOVA FRONTIERA  in un mondo sempre più degradato e privo di valori.  


Donata Albiero 



Approfondimenti 


FEMMINICIDI, STUPRI, VIOLENZE DI GRUPPO    

Scuola, nuova frontiera di una società malata.


http://newjbi.blogspot.it/2016/09/femminicidi-stupri-violenze-di-gruppo.html


mercoledì 14 settembre 2016

UN PANINO A SCUOLA CONTRO L'INGIUSTIZIA

Il diritto allo studio deve passare attraverso la gratuità della mensa
  

                    

La  “questione mensa”, sorta in Piemonte in seguito ad un ricorso di un gruppo di genitori che hanno rivendicato il diritto di poter far consumare il panino portato da casa ai propri figli, è giunta ormai al termine, con la vittoria dei genitori, grazie alle sentenze della Corte d’Appello e del Tribunale di Torino “… la gratuità dell’istruzione è un principio assoluto e in alcun modo relazionato al reddito dei soggetti che devono fruirne. Subordinare il diritto allo studio all’adesione al servizio a pagamento viola il dettato costituzionale” 
Il panino della vittoria o della sconfitta, a seconda dei punti di vista.

La sentenza ha innescato una reazione a catena in altre Regioni creando non poche polemiche e difficoltà di tipo organizzativo.
   

Sono molto preoccupata per gli sviluppi che porterà tale sentenza.

    La questione di fondo è correlata alla norma sul diritto allo studio che ha portato la refezione scolastica ad essere riconosciuta come parte integrante della formazione scolastica.


Il passaggio dal concetto di assistenza a quello di servizio e di educazione alimentare ha le sue origini negli anni Settanta, con la soppressione del Patronato che gestiva il servizio di refezione per integrare la razione alimentare dei bambini in situazioni economiche disagiate.  Si sancisce infatti il passaggio da assistenza a servizio con il trasferimento delle competenze in fatto di assistenza sociale ai Comuni (art.45 D.P.R. 24 luglio 1977, n.616).                                                                                                                  Nel 1974 la Lombardia, con la Legge Regionale n.54, individua la refezione scolastica come componente del diritto allo studio e, a seguito dell’introduzione del tempo pieno nella scuola elementare (1975-1980), mangiare a scuola diventa a tutti gli effetti di un servizio al cittadino quando inizia il suo percorso scolastico.                                                        
  Nel 2010 vengono emanate dal Ministero della salute le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica che diventa uno strumento fondamentale di educazione alimentare. Queste “muovono dall’esigenza di facilitare, sin dall’infanzia, l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative di cui l’alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio”.

In altri termini, l’istituzione della mensa scolastica ha storicamente perseguito gli obiettivi irrinunciabili in una scuola pubblica, di garantire a tutti i bambini, indipendentemente dalle risorse della loro famiglia, almeno un pasto di elevato valore nutritivo e bilanciato al giorno e fare del momento del pasto un momento di educazione sia alimentare sia comportamentale. Per questo motivo, la presenza in mensa fa parte dell’orario di lavoro degli insegnanti ed i bambini, almeno fino a tutte le classi della scuola primaria non sono lasciati a se stessi mentre sono a mensa.

La ristorazione scolastica, pertanto, non può essere considerata riduttivamente  come un soddisfacimento di fabbisogni nutrizionali, ma va intesa come un momento di educazione e di promozione della salute salute.                               Mangiare a scuola vuol dire anche arricchire il modello alimentare casalingo, attraverso nuovi sapori, gusti ed esperienze alimentari, gestendo le difficoltà di alcuni bambini nei confronti dei piatti mai assunti o di fronte a un gusto non gradito al primo assaggio. 

La refezione scolastica è una componente fondamentale della didattica e non si possono escludere alcuni bambini da questo momento di crescita.
Rinforza tale concetto Chiara Saraceno quando scrive:
Paradossalmente, questa funzione educativa della mensa è stata riconosciuta anche dalla sentenza dei giudici della Corte d’appello di Torino del 22 giugno scorso, che ha dato ragione ai genitori che chiedono di lasciare a scuola i figli con il pasto portato da casa, senza obbligarli a tornare a casa per mangiare. Secondo la Corte, tuttavia, è “il tempo della mensa”, il tempo dedicato al pasto, non il fatto di imparare, insieme ai propri compagni, a mangiare cose diverse ed eventualmente confrontare e rispettare esigenze dietetiche o di cultura alimentare differenti, ad essere parte della formazione dei ragazzi. Il che mi pare francamente riduttivo”


Insisto.
C’è un discorso di uguaglianza e di corretta nutrizione: una ricerca dello University College di Londra (2012) ha valutato che gli apporti nutrizionali del pranzo portato da casa erano nettamente inferiori a quelli presenti nel menu scolastico. A scuola si mangia con maggior attenzione alle qualità (la scelta dei fornitori è sempre più bio e a filiera corta), c’è un incentivo alla varietà e un controllo medico sulle porzioni, con relativo carico di apporto calorico e di nutrienti.

Altra cosa è invece discutere della qualità della mensa scolastica e del    costo di tale servizio che, coerentemente con quanto enunciato finora, essendo un momento della didattica scolastica non può, nella scuola dell’obbligo, comportare alcuna spesa da parte delle famiglie.
Perciò anch’io come Chiamparino, governatore del Piemonte invoco una legge “Bisogna colmare il vuoto normativo evidenziato dalla magistratura. Il tema dei costi troppo alti non può essere sfruttato smontando una conquista raggiunta negli anni”

Donata Albiero

lunedì 12 settembre 2016

ELMETTI E MOSCHETTI IN CLASSE? GRAZIE, PREFERISCO DI NO

"Libro e moschetto fascista perfetto"

 Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra
Gianni Rodari, Promemoria

https://youtu.be/KJZI02bdVWI   La  scuola ripudia la guerra

La Buona Scuola  si sta configurando , a mio parere,   sempre più militare e militarizzata.

 Lezioni di Costituzione affidate a generali e ammiragli, concorsi spaziali con tanto di premi offerti dalle aziende produttrici di sistemi di morte, seminari e conferenze sulle missioni “umanitarie” delle forze armate italiane in Afghanistan, Iraq, Somalia, Libano e nei Balcani; visite guidate di intere scolaresche a caserme, aeroporti e porti
militari, installazioni radar, poligoni e industrie belliche.

Per fortuna contro tale impostazione si sta sempre più diffondendo la  Campagna “Scuole Smilitarizzate” iniziata nel 2013 .

Hanno scritto i giovani di PAX Christi nel presentarla:
“La scuola deve educare alla nonviolenza e alla pace come espressione di quella cittadinanza attiva sempre presente nelle indicazioni ministeriali, per formare costruttori di pace, tessitori di dialogo e di relazioni tra i popoli, nella ricerca di risoluzioni autenticamente pacifiche dei conflitti.
Al contrario, quando nella realtà formativa dei ragazzi entrano le attività promozionali dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, si promuove un militarismo che educa all'arte della guerra piuttosto che alla costruzione della pace con mezzi pacifici e attraverso il rispetto per l'altro.
Riteniamo sia grave responsabilità la contaminazione dell'attività didattica con la promozione di una cultura di guerra in cui il soldato è proposto come colui che diffonde la pace e sacrifica la sua vita, sorvolando sul fatto che lo fa armi in pugno, imparando ad eliminare l'altro. Su questo crinale degenerativo dell'altissimo compito formativo della scuola, la patria è proposta non più come bene comune da proteggere, ma astrazione da difendere con l'uso della forza militare. Si indicano scelte di morte e di violenza
laddove si dovrebbero aprire i ragazzi ad un futuro di responsabilità, al dono di sé, piuttosto che alla considerazione dell'altro come possibile nemico…”
La Campagna Scuole smilitarizzate non richiede di aggiungere impegnative attività all'orario scolastico né alcun impegno economico, ma una presa di coscienza aperta ad una conseguente integrazione degli attuali programmi educativi-didattici nelle tematiche della pace.


Tre documenti possono essere di riflessione per ogni operatore della scuola prima di partire con qualsiasi tipo di programmazione:   

Manifesto di una scuola smilitarizzata

Quando l’esercito entra a scuola    

La pace si studia. La pace si impara.   

Se si ritengono condivisibili, si deve agire.  

La firma a una petizione on line per portare percorsi di educazione alla pace nelle scuole primarie e medie e abbandonare la prassi di armare la mano dei bambini (...non è una metafora) come purtroppo accade nel corso delle “gite scolastiche” che spesso vengono promosse per le scolaresche in particolare in occasione della festa dalle Forze Armate, se la fate, sancisce la convinzione per una scuola che condanna tout court la guerra e la cultura alla guerra.

Dalle parole si passa ai fatti   

Si aderisce come scuola (o classe) alla grande iniziativa di educazione alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza responsabile In marcia da Perugia ad Assisi” il 9 ottobre,  che vede come protagonisti della Marcia  scuole,  studenti, insegnanti  dirigenti scolastici impegnati nei tanti percorsi di educazione alla cittadinanza (italiana, europea, globale) e alla Costituzione, alla pace e ai diritti umani, alla legalità, al dialogo interculturale e all’ambiente sostenibile.

Ecco un modo concreto per dare avvio al nuovo anno scolastico all’insegna dell’educazione alla cittadinanza responsabile; consentire agli studenti di essere protagonisti di una grande iniziativa per la pace e la fraternità; sostenere quanti cercano di trasformare la scuola in un luogo dove si studia e s’impara la pace, dove si vive e si cresce in pace nel riconoscimento e nel rispetto dei diritti umani.









Io lo spero, per i nostri ragazzi, per noi tutti .

Donata Albiero