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sabato 24 dicembre 2016

BUONE FESTE

UN ABBRACCIO AI BAMBINI ...IN GUERRA 

       https://youtu.be/jYmqZwZmVJQ


Cadono le bombe sugli ospedali di Aleppo,
cadono le bombe sulle scuole e gli asili.
 La notte buia è rischiarata dai bagliori delle bombe
 e risuonano sui selciati divelti
 i passi rapidi delle mille milizie combattenti.

Uomini armati si aggirano nel buio
 attorno alla tua casa.
Non sai chi sono ,
non sai come difendere , dove nascondere i tuoi bambini, tua moglie, le tue sorelle.
Bussano alla porta uomini armati nella notte.
  
Diamo tregua, per un notte alla gente affamata e disperata.
 Uniamoci all’appello di Medici senza frontiere e del Papa.
Lasciamoli partire: a ottanta chilometri c’è il mare, l’Isola di Cipro dalle belle scogliere.

Uniamoci all’appello, anche se nessuno li vorrà ospitare.
Ma almeno vivi.

Augurare le buone feste in questo fine 2016  significa per me invitarvi a pensare a quei bambini.

Vi auguro di non dovervi mai trovare nelle condizioni di quei disperati, di vivere nelle vostre case ben riscaldate e di trovare il panettone al mattino, vicino al caffè e latte.

Vi auguro di stare bene e che i vostri figli ,  i vostri nipoti stiano bene e che tutte le persone che amate stiano bene.


Ad Aleppo non si combatte più da alcuni giorni, ma Aleppo ha ancora bisogno di noi : ci sono decine di migliaia di sfollati che hanno bisogno di dissetarsi, sfamarsi, curarsi, proteggersi dal freddo.

Aleppo e' tra noi .

Il Natale 2016 non sarà un Natale di pace.  E’ successo altre volte nella storia, ma oggi ci siamo noi e dipende da noi ravvivare la fioca luce di umanità che si sta spegnendo, ed in alcune parti del mondo si è già spenta. Dipende da noi riaccendere la candela della memoria e della speranza. Solidarietà ed accoglienza sono i primi indispensabili passi per tornare a sentirci degni d’essere umani.




Vi mando un piccolo filmato con i miei auguri 

martedì 6 dicembre 2016

BASTERA’ A SALVARE LA SCUOLA PUBBLICA UN TABLET PER OGNI STUDENTE?

IL TABLET NON SOSTITUISCE IL ... DOCENTE 
   Dentro la scuola digitale    https://youtu.be/0Rx2toTBoy8
Insegnare non è mai stato facile.                                                                   
Richiede conoscenza e conoscenze, metodo e volontà, capacità didattica e relazionale, apertura mentale e rigore, autorevolezza e autorità, empatia e distacco, motivazione e gioia personale nel praticare l’insegnamento. Obiettivi difficilmente raggiungibili in questi ultimi anni scolastici che ci fotografano una realtà impietosa: classi fatiscenti, un numero elevato di studenti, risorse sempre insufficienti, incombenze burocratiche crescenti e contesti relazionali compromessi dalla percezione che studenti e insegnanti hanno della realtà esterna. 

  
  E’ difficile per un ragazzo essere tranquillo, motivato e mantenere alta l’attenzione e la concentrazione, quando a casa la situazione è diventata precaria per problemi di lavoro dei genitori. E’ complicato per gli insegnanti mantenere alta l’affabilità e la disponibilità quando la vita scolastica è sempre più noiosa e stressante, il reddito sempre meno incentivante e le prospettive pensionistiche tendenti al nero pece.
 In questo scenario, ci viene prospettata una "buona scuola", che, in quanto tale, deve essere all'altezza dei tempi, "smart" e tecnologicamente avanzata. Ecco perché il MIUR ha redatto ben due Piani nazionali per promuovere la "scuola digitale", intervenendo finanziariamente sia nella fase dell'acquisto dell'hardware (in particolare computer, tablet e Lavagne Interattive Multimediali), sia in quella della formazione e  
della diffusione di tecniche didattiche adeguate a questo obiettivo.
Le nuove tecnologie, come aiuto alla scuola obbligano ovviamente a ripensare   la didattica e il ruolo dell’insegnante, persona capace di insegnare ad imparare e di motivare l’alunno a tirare fuori il meglio di sé.                        

Come sempre, alla fine, la differenza è fatta dal docente.\\\\\\\\\\\\\\\\\\ SCUOLA CON IL TABLET
In didattica - lo so per esperienza diretta-  infatti, poco possono fare gli strumenti, e moltissimo può fare una classe docente preparata, anche ma non solo, all’uso delle nuove tecnologie. Un tablet può ugualmente essere un buono strumento oppure un oggetto inutile; una fonte di distrazione e la causa di un inaridimento della materia e della sua complessità, oppure una porta per la scoperta dei possibili collegamenti tra le diverse materie; può essere un invito all’approfondimento così come la scusa per distrarsi facilmente. 
   
La differenza, ripeto, la fa l’insegnante, esattamente come succede all’interno di una normale classe.
La necessità di interessare, includere e coinvolgere i ragazzi – e a maggior ragione i bambini – è sicuramente la prima emergenza nazionale, dal punto di vista della didattica.

Il tablet e, in generale, la digitalizzazione possono e devono essere uno strumento per trasformare le nostre classi in luoghi aperti alla società, in cui i ragazzi si sentano coinvolti anche attraverso quelle competenze che esercitano già fuori dalle mura scolastiche. La necessità di coinvolgere i ragazzi deve passare attraverso l’attivazione delle singole intelligenze, e non attraverso la somministrazione passiva di nozioni. E questo deve avvenire in una classe ‘normale’ così come in una super digitalizzata.

Negli ultimi anni di dirigenza scolastica (me ne sono andata quattro anni fa) mi sono adoperata per fornire di lim, classe per classe, i tre plessi della scuola media che dirigevo, Giuriolo di Arzignano, nonché di un laboratorio di informatica plesso per plesso, di computer personalizzati in classe per alunni in difficoltà, di strumenti multimediali in ogni sala professori, avviando contestualmente corsi permanenti di formazione per docenti, impreparati nella maggioranza dei casi.
La scuola dal punto di vista delle strutture tecnologiche era all’avanguardia rispetto alla realtà scolastica della provincia di Vicenza


Eppure, se devo esprimere il mio parere sulla didattica … sto con  Galimberti:  
"Esorterei i professori a usare meno il computer. A che serve? Gli studenti, nativi digitali, ne sanno più di chi dovrebbe insegnare loro l’informatica. Ai ragazzi internet fornisce, dopo anni di guerra al nozionismo, un’infinità di informazioni slegate tra loro, ma non regala senso critico, connessione dei dati e, quindi, conoscenza.
I maestri hanno il compito di sviluppare il senso critico e mettere in connessione i dati. Questi ragazzi bisogna educarli al sentimento per evitare l’analfabetismo emotivo: la base emotiva è fondamentale per distinguere tra bene e male, tra cosa è grave e cosa non lo è. E bisogna farli parlare in classe. Il linguaggio si è impoverito. Si stima che un ginnasiale, nel 1976, conoscesse 1600 parole, oggi non più di 500. Numeri che si legano alla diminuzione del pensiero, perché non si può pensare al di là delle parole che conosciamo. E la scuola è il luogo dove riattivare il pensiero." (...)

Sto con Daniel Pennac il quale addirittura consiglia di non fare entrare gli alunni in classe con ipad, cellulare e pc poiché questi mezzi favoriscono la fuga dall’esperienza relazionale che costituisce il fondamento dell’esperienza educativa. Pennac si preoccupa della formazione come cittadino consapevole e autonomo, dell’apprendimento possibilità di fare emergere una soggettività critica per combattere la trasformazione dell’alunno in consumatore asservito ad un sistema alienante che uccide ogni capacità di essere per davvero libero.
 Pennac, dalla sua esperienza d’insegnante e anche di alunno “difficile” , vede nella relazione l’essenza del processo educativo – in questo la presenza pervasiva dell’oggetto digitale rappresenta un ostacolo che spinga all’autoisolamento e non all’apertura all’altro -, considera anche l’importanza dell’incontro con l’adulto consapevole e attento pedagogicamente……” (A. Gussot)


Chiariamoci.
Il vero problema non è la dotazione tecnologica delle scuole, ma l'impiego che se ne fa.  Una scuola con tablet per ogni alunno e docente e LIM in ogni aula non offre di per sé un migliore apprendimento rispetto a un'altra che non ne è dotata.
Il problema principale è costituito dal rapporto che gli insegnanti italiani hanno con le ICT. Per la stragrande maggioranza, quando va bene sono totalmente impreparati a integrarle nel loro modo di lavorare, mentre nella peggiore delle ipotesi ne sono addirittura terrorizzati (Mi riferisco alla mia esperienza diretta a scuola fino alla fine del 2012)  Per essere davvero efficace, l'uso delle tecnologie nell'insegnamento (e in qualsiasi altro lavoro) dovrebbe essere essenzialmente spontaneo, ovvero percepito come un reale valore aggiunto. E qui gioca un ruolo fondamentale la formazione ad hoc… Dovrebbe puntare innanzitutto a costruire la consapevolezza delle potenzialità delle ICT, che andranno comunque e sempre integrate in maniera autonoma e personale dal docente nel proprio metodo di insegnamento.
 Spetta al solo docente la capacità di insegnare   – sfruttando al meglio le nuove tecnologie compreso il libro digitale – ai ragazzi a essere creativi, autonomi e protagonisti attraverso il lavoro di gruppo.

 Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) adottato dal MIUR, con D.M. 851 del 2015 dovrebbe procedere in tal senso.
Se sono rose fioriranno.  

Donata Albiero


Riflessioni a margine

SOCIAL NETWORK SFIDA EDUCATIVA

http://donataalbiero.blogspot.it/2013/11/social-network-sfida-educativa.html






sabato 19 novembre 2016

BAMBINI E SUPEREROI

Atlante dell'infanzia (a rischio)  2016  




Io Come Tu, UNICEF contro la povertà minorile     https://youtu.be/v5_x0EVjeps
 Bambini e Supereroi”,  un libro di fiabe per i vostri piccoli, da leggere loro, o da regalare? Chiederete voi.  
Niente di tutto questo.
E’ un libro verità: parla di migliaia di bambini e ragazzi in Italia, 3 milioni e mezzo, che sin dalla nascita conoscono la povertà nella loro vita, crescono in condizioni di svantaggio e deprivazione rispetto ai loro coetanei e incontrano barriere e ostacoli che li separano da opportunità educative e formative.

Vi presento il  VII Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2016 ‘Bambini e Supereroi’   di Save the Children - l’Organizzazione internazionale dedicata  a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti, pubblicato quest’anno per la prima volta da Treccani

E’ un viaggio nell’Italia dei bambini e con i bambini per portare alla luce la dura realtà dell’infanzia a rischio ma che, allo stesso tempo, valorizza le risorse e le capacità di resilienza dei minori, veri e propri “Superpoteri” per resistere a situazioni di precarietà e superare condizioni di vita difficili.

È la fotografia impietosa di un paese in cui quasi 1 minore su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale…
quello dove i bambini/e sono i più

poveri d’Europa: quasi uno su tre (precisamente il 32,1%) è a rischio povertà contro una media Ue del 27,7%.

Non vi sto a snocciolare i dati: li raccontano 48 mappe comprese tra le 43 tavole e le 280 pagine di analisi e dati geolocalizzati di cui è composto l’Atlante. 

Perché lo acquisto e lo regalo ai miei figli da poco genitori? 
Io credo che avere consapevolezza della realtà aiuti ognuno di noi (adulti) a considerare l’infanzia in Italia come un vero e proprio tesoro, da difendere e proteggere ad ogni costo, per esigere come cittadino dalla Politica interventi efficaci, se vogliamo sperare di dare un futuro diverso a migliaia di giovani svantaggiati di questo Paese.
Do’ per scontata la lettura dell’Atlante da parte dei nostri politici e del nostro Governo.  
Troveranno fotografata e documentata la realtà del nostro Paese, una Italia non raccontata dalla TV di Stato, con livelli di povertà minorili superiori alla media europea: quasi 1 minore di 17 anni su tre (32,1%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia, ben 4 punti e mezzo sopra la media europea (27,7%).
Troveranno la conferma che gli investimenti effettuati dallo Stato per l’infanzia sono pochi e inefficaci.
Per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destina una quota di spesa  sociale a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%, contro una media europea dell’1,9%.
La mappa “Efficacia del welfare” vede l’Italia tra gli ultimi nel Vecchio Continente, davanti solo a Romania e Grecia. 

Non ci sono dubbi anche per noi comuni mortali: manca un quadro strategico nelle politiche per l’infanzia e adolescenza, manca una reale attenzione alla valutazione di impatto; tutt’altro dagli interventi spot, sprechi spesso strumentali a cui ci stanno abituando.
                                                                                   
I minori dei quali si parla  nell’Atlante sono bambini in carne e ossa ,  incontrati  ogni giorno dai volontari di Save the Children nei loro interventi : nei Punti Luce o negli Spazi Mamme nei quartieri più difficili  per contrastare la povertà educativa; nelle scuole, per prevenire la dispersione e favorire un uso creativo e responsabile delle nuove tecnologie; nei reparti di ostetricia degli ospedali, per accompagnare i neo genitori nelle fasi più delicate dell’arrivo di un figlio; nelle tendopoli, quando per una calamità si è costretti ad abbandonare tutto; nelle aree di sbarco e nelle grandi città, per garantire protezione e sostegno ai minori migranti che arrivano in Italia da soli e sono facile preda di circuiti di sfruttamento

I volontari stanno accanto ai bambini e agli adolescenti nei luoghi che segnano la loro crescita, per ascoltarli, per comprendere quali sono le reali priorità da affrontare. Come dimostrano i laboratori sui superpoteri realizzati in giro per l’Italia, dove emerge che se i ragazzi potessero vestire i panni di veri e propri Supereroi, utilizzerebbero i loro ‘SuperPoteri’ per dar voce ai propri bisogni inespressi, per risolvere i problemi e il disagio che affliggono l’infanzia e per rendere il mondo un posto più giusto e senza discriminazioni.
Che ne dite politici di ripartire da qui?                                                                
Non vi pare che si debba considerare innanzitutto che questi bambini sono il simbolo di una sconfitta collettiva e segnalano che stiamo viaggiando sul binario sbagliato, quello dell’esclusione al posto dell’inclusione?
Domenica 20 novembre è la giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell’adolescenza.  Mentre il Papa fa "appello alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato…” aspetto le vostre reazioni di politici.                                                Ma per carità; risparmiatevi i soliti discorsi di circostanza, le solite promesse elettorali.   Il 4 dicembre passa…. I bimbi e i loro bisogni rimangono 

Donata Albiero



sabato 12 novembre 2016

AULE A CIELO APERTO

QUANDO LA SCUOLA SI ARMA DI BADILI E ZAPPE 


Quando l’orto va a scuola    https://youtu.be/aZWfzXWfXuk
Bambini della Rinnovata al lavoro (Fotogramma)
L’orto come strumento educativo mette radici nelle scuole del nostro Paese.
Una didattica antica, basata sul contatto con la natura, che torna alla ribalta.
Era il 1927 quando la rivoluzionaria educatrice milanese Giuseppina Pizzigoni aprì la nuova sede della sua scuola (La Rinnovata), con le aule aperte sul giardino e il giardino e i campi che si fanno aula.
Ho fatto un esame universitario di Pedagogia  quarant’anni fa  sul suo rivoluzionario metodo da lei stessa  riassunto così “ Scopo il vero, tempio la natura, metodo l’esperienza…Scuola è il mondo, Maestro ogni fatto naturale ed ogni uomo. 
Non si insegni: si esperimenti “

 “ Da allora,  scrive   Carola Traverso Saibante  in un articolo del 16 marzo 2015 su Corriere della  sera ,  i piccoli allievi  non hanno mai smesso di coltivare l’orto; la  Rinnovata Pizzigoni è tutt’ oggi una scuola che sembra più una cascina, 22mila mq di parco con piante, animali, orti, serre, boschetti, cortili, laboratori. Qui si crede profondamente che coltivare la terra sia un fattore determinante nel percorso educativo di ogni bambino. 
Una convinzione che, a distanza di quasi un secolo, si rinnova e si fa strada sempre più tra gli istituti e i percorsi scolastici del territorio. «L’orto come strumento didattico» è oggi usato in varie scuole pubbliche di Milano anche con progetti sostenuti dal Comune.”  

Non è certo solo Milano.... Sono sempre più numerose negli ultimi anni , le scuole che 
scelgono di offrire il prezioso percorso educativo che cresce in un orto, appoggiate dal  MIUR e MIPAAF, e si sono moltiplicate , quasi sempre grazie alla collaborazione tra scuole e associazioni – locali o nazionali – competenti nella materia.

 Moderno cuore degli sviluppi ortofrutticoli in aula è, più che mai, l’educazione alimentare.    

 Pioniere della diffusione di questa didattica nelle classi italiane è stato non a caso il progetto «Orto in condotta» di Slowfood, attivo da oltre 10 anni, che forma insegnanti, allievi e genitori e mette in rete le scuole a livello nazionale e internazionale.                   «La particolarità della nostra offerta è che nell’orto affrontiamo tutte le materie scolastiche curricolari (geografia, storia, matematica etc) in modo che l’orto diventi una vera aula a cielo aperto – spiega Annalisa D’Onorio, responsabile del progetto – Chiediamo agli insegnanti (formati da professionisti Slow Food e supportati dai volontari locali dell’associazione) di cambiare la loro didattica, la loro metodologia in funzione di questo approccio”
Attualmente  in Italia gli “ Orti in condotta “ orti sono poco più di 500,  rigosamente bio.

Perché sottolineo come aspetto positivo il “rigorosamente bio”?

Uno studio dell’Università di Washington ha rilevato che nelle orine di bambini che consumano frutta e verdura convenzionale sono presenti residui di pesticidi organofosforati (sostanze con effetti nocivi sul sistema nervoso), assenti in quelle dei bambini che consumano gli stessi prodotti di origine biologica.




Lo studio conclude indicando che il modo più semplice per ridurre le sostanze chimiche a carico dei bambini è far consumare loro prodotti biologici”.
Una ricerca congiunta del Department of Environmental and Occupational Health (Emory University, Georgia, USA), del Department of Environmental and Occupational Health Sciences, dell’University of Washington (Washington, USA) e del National Center for Environmental Health, Centers for Disease Control and Prevention (Georgia, USA) pubblicata nel 2006 fornisce “una dimostrazione convincente della capacità di una dieta biologica di ridurre l’esposizione dei bambini ai pesticidi e ai rischi sanitari correlati. Questa riduzione è drammatica e immediata per gli insetticidi organofosforati malathion e chlorpyrifos. La ricerca conferma che l’assunzione alimentare è la maggior fonte di esposizione ai pesticidi per i bambini
”.
Uno studio clinico condotta del Centro di alimentazione infantile per la prevenzione delle malattie dell’adulto dell’ospedale pediatrico Macedonio Melloni di Milano sullo svezzamento con prodotti biologici, conclude che “si sono dimostrati sicuri, efficaci e ben tollerati. Il divezzamento biologico ha portato ad una crescita staturo-ponderale ottimale nel primo anno di vita, con una compliance completa e senza effetti collaterali. I vantaggi che si possono ottenere nei bambini con un utilizzo regolare e costante nel tempo dei prodotti biologici sono sicuramente enormi”.
La ricerca condotta dall’Istituto Nazionale per la Dieta Mediterranea e la Nutrigenomica dell’Università Tor Vergata, pubblicata su European Review Medical Pharmacological Science, dichiara che i risultati delle indagini “indicano un diverso effetto sull’organismo dei prodotti di origine biologica rispetto ai convenzionali; apportando una maggiore quantità di principi antiossidanti e migliorando lo stato infiammatorio dei consumatori, una dieta basata esclusivamente su prodotti biologici, inserita in uno stile di vita salutare, può garantire un’efficace azione antiossidante, utile per favorire una buona attività metabolica e rallentare i processi infiammatori e cronico-degenerativi”.

Ritorniamo all’...orto scolastico.

E’ decisamente un percorso impegnativo, ma che dà i suoi frutti.  

La coltivazione dell’orto porta a una maggiore conoscenza e sensibilità sui temi di sostenibilità e alimentazione; non solo, insegna anche l’ecologia, la salute  e la solidarietà
E cioè, non sprecare il cibo da una parte, proteggere la natura e il territorio dall’altra. 
Poi, lavorare la terra insieme creando un senso d’appartenenza e di comunità.


La sintesi educativa che auspico dappertutto è la realizzazione in
ogni scuola sia dell’ orto sia della a mensa biologica , magari con gli stessi prodotti  dai suoi allievi coltivati e raccolti.

Lo fa da anni l’I.C. statale G.Binotti di Pergola (Urbino).
  Un orto certificato biologico i cui prodotti passano direttamente alla mensa scolastica (o al vicino mulino bio, dato che vi si coltivano anche cereali autoctoni). «Non c’è una ora di orto: l’impegno è variabile a seconda della richiesta della terra.   
  E dall’esperienza dell’orto in classe è già uscito un libro di racconti scritti dai bambini - «L’insalata era giù l’orto» e due video che hanno partecipato e vinto vari concorsi e festival.

Le buone pratiche non mancano, dunque, né per le scuole né per le amministrazioni comunali. 
Bergamo il progetto sviluppato dall’Orto Botanico Lorenzo Rota in collaborazione con l’ufficio scolastico territoriale coinvolge 27 scuole e 90 classi, e punta molto sull’orto come luogo d’inclusione scolastica e culturale.
Bari gli orti urbani nelle scuole tentano di coinvolgere il resto della cittadinanza, affinché in orari extrascolastici quegli spazi verdi possano continuare a esser gestiti, magari da disoccupati che possano così godere di contributi comunali.
E in Sardegna, chiusi i progetti che puntavano sul biologico, gli orti adesso hanno a che fare anche con il recupero dell’abbandono scolastico.

Che dire?  C’è molto da imparare e da applicare.
A quando nell’Ovest Vicentino?
A quando ad Arzignano ?
 Nella ex Scuola Giuriolo , plesso Motterle , anno 2010 , la prof.ssa di tecnologia Stefania Garzotto ha coordinato  il progetto Bioalimenta, aiutata dal collega di matematica Claudio Muraro: un orto poi distrutto  ... per far posto alle scale di sicurezza esterne 

     
Plastico delle fasi di lavoro 


Donata Albiero 

Per approfondire 

Per un Manuale di Pedagogia della Natura e Didattica della Terra 
di Francesca Sgobio 

«Creare delle esperienze gioiose per i bambini è una caratteristica importante della nostra pedagogia; confidiamo che farlo quando gli studenti sono in giovane età permetterà loro di affrontare meglio i problemi nel mondo quando saranno più grandi.»
(Fritjof Capra – Ecoalfabeto. L’orto dei bambini)

sabato 5 novembre 2016

COSTRUIAMO PONTI NON BARRICATE

A Recoaro l’umanità non è ancora morta        



    Un Veneto solidale      https://youtu.be/V0hCdkub3yU

Ho riassunto nel video qui sopra   i momenti culminanti della manifestazione avvenuta il 3 novembre a Recoaro in favore dei profughi 


A quanti vedono un pericolo anche in donne e bambini migranti e richiedenti asilo, ai politici furbi che soffiano sul fuoco, ai politici ipocriti e codardi che tacciono (quindi acconsentono), 
a chi comprende e non condanna le barricate , a quelli che mi dicono “portateli a casa tua, i profughi” rispondo che l’accoglienza dei richiedenti asilo è un dovere giuridico che discende dalla Costituzione (artt. 2, 3, 10) e dalle Convenzioni internazionali; come poi accogliere lo stabiliscono le leggi;  le risorse spese per l’accoglienza dei profughi sono fondi pubblici a destinazione vincolata, di origine europea e non si possono spendere per altre finalità; la lotta alla povertà (di italiani e stranieri regolarmente soggiornanti) si combatte con risorse pubbliche  e buone politiche sociali (diritto alla casa, tutela sanitaria, sostegno alle famiglie numerose, reddito minimo garantito, ecc.) 

La politica ha il dovere di coltivare la cultura dell’accoglienza e di non fomentare conflitti sociali pericolosi.

A tal proposito , il   modello giusto e virtuoso di accoglienza diffusa e sostenibile esiste già ed è lo SPRAR gestito da molti Comuni italiani: la buona programmazione crea ricchezza e sicurezza nei territori, l’emergenza aggrava la marginalità sociale e acuisce i conflitti;

Tutto il resto è un gioco sporco e pericoloso, che pagheranno solo i più poveri e indifesi: italiani e stranieri, in questo caso senza discriminazioni a pagare insieme i danni della cattiva politica.


Donata Albiero 


PS A proposito del movimento di RECOARO , Prima Noi:
 "Fermare l'invasione è possibile, se siamo uniti e determinati come i cittadini di Gorino" risponde un gruppo di mamme e di educatrici : 
" Prima io!  Prima io!"': quando i nostri bimbi e le nostre bimbe alzando le braccia e a volte anche la voce intonano questo ritornello, noi genitori, educatori, adulti, come rispondiamo?
 In genere invitiamo i piccoli ad avere pazienza, rispettando chi è più piccolo o chi in quel momento ha più bisogno. 
Cerchiamo di trasmettere ai nostri figli e alle nostre figlie i valori della CONDIVISIONE, della PAZIENZA e perché no anche dell' UMILTÀ insegnando loro a interagire non solo con le proprie EMOZIONI, ma anche con quelle degli altri e delle altre.
Come docenti e educatori  non possiamo quindi accettare che quel PRIMA NOI sia sdoganato nel normale linguaggio dei nostri giorni: vogliamo che RISPETTO, TOLLERANZA, ACCOGLIENZA siano i denominatori comuni che uniscano le persone al di là del loro credo politico e religioso.
Nascere in un luogo di pace o di guerra, di benessere o povertà è solo una questione di FORTUNA.
Vogliamo che i nostri figli e le nostre figlie RINGRAZINO per questa fortuna, e non che imparino a sbattere con arroganza ed egoismo la porta in faccia a chi è stato meno fortunato.
Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro benessere è strettamente collegato a situazioni di sfruttamento ambientale e umano sparse in tutto il pianeta.
Dobbiamo insegnare agli adulti e alle adulte di domani a COMBATTERE queste forme di sfruttamento e non a chiudere la porta alle vittime innocenti che porta con sé.
Vogliamo credere che un mondo di CONDIVISIONE E GIUSTIZIA SOCIALE sia POSSIBILE.
E questo mondo inizia proprio dalle nostre case...dalle nostre porte"