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sabato 6 maggio 2017

SCUOLA RISCHIATUTTO ?

 SCUOLA  RISCHIATUTTO ?
A proposito dei Test Invalsi...
                                                    https://youtu.be/B8hpTpP0cSA
A primavera puntuali sono arrivate le rondini, anche se poche.
Altrettanto puntuali, sono arrivate e continuano le proteste contro le prove Invalsi, ovvero il test a crocette per 2,2 milioni di alunni
Sindacati della scuola, comitati di genitori, organizzazioni studentesche, intellettuali e pedagoghi lamentano gli effetti perniciosi dei test standardizzati che l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo propone agli studenti di varie età, dalle elementari alle superiori, con gli scioperi programmati dai Cobas e un presidio al Miur organizzato dalla Flc Cgil di Roma.
“Gli argomenti della contestazione spaziano dalla critica esterna, sulla natura intrinseca dell’esercizio, a quella interna, sulle sue modalità di attuazione. C’è chi oppone un rifiuto radicale all’idea stessa di misurare e valutare i risultati della scuola, perché la ritiene il preludio di una aborrita concorrenza tra le varie scuole; c’è chi, pur concordando con l’utilità di una valutazione, ritiene che i test Invalsi non siano lo strumento adatto a valutare la nostra scuola e offrano un’immagine riduttiva, immiserita dalla pretesa quantificatrice, della multidimensionalità dell’apprendimento che essa offre” (Il sole 24 ore).
Che dire?
Sono per la valutazione della scuola, lo sono sempre stata, convinta che essa possa essere utile e, in un certo senso, necessaria.
Penso infatti che sia necessario disporre di dati che permettano di fare una valutazione della qualità dell’insegnamento e della scuola italiana come sistema.
Io stessa come docente (per 10 anni) e come dirigente (per 31 anni) mi sono interrogata per anni sui risultati del mio insegnamento e della mia conduzione della scuola. Per me era importante sapere se il mio lavoro fosse servito a qualcosa e se, o come, avesse influenzato la vita dei miei alunni.
Quando sono state istituite le prove INVALSI ho pensato al ruolo positivo che una valutazione di sistema e una autovalutazione di istituto avrebbero avuto nel miglioramento scolastico se accompagnate a finalità di ricerca e formazione. Le prove ed i risultati potevano servire a comprendere i livelli raggiunti, non solo ma anche a definire meglio gli obiettivi perseguibili e desiderabili. Questa fase di analisi sarebbe diventata uno strumento molto importante nelle mani dei docenti durante tutto l'anno  per un'impostazione realistica e ragionevole della didattica.

Lavorando sempre in scuole dell’obbligo e con minori in dispersione scolastica (CTP/EDA), davamo per scontato che le prove nazionali Invalsi nella scuola di base, non volessero avere un carattere ostativo ma fossero semplicemente un mezzo per acquisire coscienza del livello cognitivo relativo di una determinata classe, di un determinato alunno, di una determinata scuola in alcune discipline. Relativo rispetto alle realtà territoriali circostanti sempre più vaste…
Punto.
Perciò, non mi sono mai sottratta personalmente alla valutazione interna o esterna che fosse e ho cercato di condividere le mie convinzioni con i docenti, nei collegi, nei consigli di classe, nei percorsi di formazione ad hoc .

Nel corso degli anni però (soprattutto dal 2000 anno di inizio della ‘autonomia scolastica’ al 2012 ultimo anno di servizio) mi sono accorta che il mio concetto di valutazione era altro ed è altro da quello governativo, vedasi la promulgazione della legge 107/15 che ho combattuto raccogliendo anche le firme nei gazebi.   
I test Invalsi sono stati accompagnati da una serie di misure (tagli di ore, tagli ai finanziamenti, aumento del numero degli alunni per classe, accorpamenti di classi, tagli al sostegno ecc.) che hanno reso sempre più difficile il lavoro degli insegnanti, peggiorando sensibilmente gli standard qualitativi della scuola italiana.
Come se non bastasse, coloro che ci hanno governato e ci governano hanno convogliato sotto voce “valutazione” un’idea punitiva e sanzionatoria rispetto al sistema scolastico, consegnando alla scuola – anno dopo anno – dispositivi di legge, progetti, sperimentazioni, provvedimenti che con la valutazione intesa come strumento finalizzato ad individuare e correggere le criticità non hanno nulla a che fare.

Nella scuola media in cui ho operato negli ultimi dieci anni tutti noi  professionisti eravamo coscienti che Non erano  certo solo  le risposte dei quiz Invalsi a valutare correttamente l’apprendimento dei nostri scolari  ma la valutazione formativa e in essa la ridiscussione dell’uso dei voti, la valutazione dei  processi, dell’organizzazione, delle didattiche, dei contesti, per capire e intervenire, finalizzando ogni atto  al miglioramento e allo sviluppo, non certo al giudizio e alla sanzione/premio. Di qui il crescente disagio degli insegnanti, sfociata per molti in avversione, per altri in rassegnazione, anno dopo anno, per i risultati conseguiti dalle prove che andavano spesso nel senso opposto di quanto da noi sostenuto: un uso ragionato e interno dei dati valutativi, non finalizzato alla “competizione” tra le scuole.  

I boicottaggi adottati fino all’ultimo momento da parte dei docenti nella speranza di poter non somministrare le prove non erano affatto per timore della valutazione al loro operato  ma per una scuola che rischiava di trasformarsi in “ Rischiatutto” per gli allievi.
 
Come sostiene con passione la maestra Claudia Fanti in un suo post  “ Conosco tante maestre talmente preparate da non fare una piega dinanzi a test di qualsiasi tipo.
Passerà, passerà tutto e resterà la sostanza. Quale? Quella dei bambini sempre alla ricerca dell'isola che ancora non c'è! Occhi sgranati sul mondo, perché rivolti a qualsivoglia "materia", con affetto crescente per adulti che sanno ascoltare le domande senza farsi depositari di verità! In un mondo complesso come il nostro, il senso si dà soltanto se come nei lontani e dimenticati anni '60, si insegnano il rispetto e la buona curiosità per vite straniere e pelli colorate, e in più di allora per idiomi e usanze che si intrecciano, per l'ambiente che soffre a causa di" stupri", violenze inaudite e corrotte, per l'unica possibilità di sopravvivenza che abbiamo come esseri umani e cioè la cooperazione e il dialogo profondo, filosofico, sui destini di ognuno e sul destino collettivo. Non basta più certo far analisi di testi, saper contare o blaterare qualche parola d'inglese, per vivere e vivere bene! …”

Ripeto, con le parole autorevoli del pedagogista Daniele Novara 
“ La scuola non è Rischiatutto! 
…Occorre chiedere una scuola che offra agli insegnanti una formazione regolare e sistematica, una scuola aperta alle metodologie attive e maieutiche, una scuola che valorizzi il gruppo classe e sappia sviluppare le risorse degli alunni piuttosto che fare la guerra ai loro inevitabili errori.

Una scuola di qualità non ha bisogno delle prove Invalsi. Abbandoniamole senza rimpianti: non garantiscono in nessun modo una vera valutazione ma fotografano semplicemente l’alunno sulla base di una risposta esatta, uno dei metodi più discutibili per verificare l’apprendimento.

Usiamo i fondi pubblici per migliorare il sistema scolastico

Good bye Invalsi! 
E’ la battaglia che conduco da cittadina attiva nel comitato LIP di Vicenza a favore della scuola per la Costituzione


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