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martedì 23 maggio 2017

CYBERBULLISMO E RESPONSABILITA'


Attaccare i social network è troppo facile 


 Basta con il cyberbullismo    
                                                       https://youtu.be/w_UMPZOKFw4


Dopo una lunga gestazionela legge nazionale sul cyberbullismo è stata approvata alla Camera all’unanimità il 17 maggio 2017. Il percorso era iniziato nel 2013 con la prima vittima accertata di cyberbullismo: nella notte tra il 4 e il 5 gennaio Carolina, 14 anni, si era lanciata  dal balcone di casa. Nella sua lettera d’addio, che negli anni è diventata il simbolo della lotta all’indifferenza contro il bullismo, Carolina aveva scritto che «le parole fanno più male delle botte».

Con la legge per la prima volta viene data una precisa definizione del fenomeno: ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori; nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo.

La legge è positiva nelle intenzioni: a favore dei ragazzi, della formazione continua necessaria rivolta a loro e a tutti gli educatori che li accompagnano, nella direzione educativa e non punitiva.
Anche il bullo è una vittima e deve essere aiutato a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni.  
Serve naturalmente una scuola preparata, informata per un uso corretto dei social network (fa da tramite il referente scolastico per il bullismo).

Ora la legge c’è e va attuata.

Ma …tra il dire  e il  fare …

Già, perché, in estrema sintesi, occorre da un lato che il mondo adulto ritorni a esercitare la propria responsabilità educativa e, dall’altro, che i giovani crescano rieducati all’empatia e conoscendo bene i rischi della Rete.

Mi chiedo perplessa: basta una legge punitiva sui socialnetwork per vincere il fenomeno odioso che sta investendo sempre più i minori?
Di chi sono le responsabilità effettive?

Trovo, quasi a conferma dei miei dubbi, una nota provocatoria in un blog intitolato “Generazione   
" Volete ancora fare una legge contro il cyberbullismo perchè i socialnetwork sono i colpevoli?
"...Il sessismo, l’odio razziale, la discriminazione ponderale, l’omo- lesbo- transfobia sono queste le cause, sono questi i nemici da combattere, non sono nati dai socialnetwork, erano già tra noi prima di facebook, sono le armi che quotidianamente forniamo ai ragazzi e alle ragazze. Le armi con cui si fanno del male gliele abbiamo date noi, gliele serve su un piatto d’argento questa cultura, se non puntiamo il dito verso i veri responsabili è inutile, e pure molto ipocrita, piangere dopo.”

(http://donataalbiero.blogspot.it/2017/03/violenza-e-bullismo-figli-di-una.html


Rimane, sancita dalla legge ma lo è indipendentemente da essa , quella che considero  la sfida più grande al  fenomeno del cyber-bullismo tra i più giovani, cioè la prevenzione e  un’alleanza educativa al rispetto dell’altro che parte dalla famiglia, passa dalla scuola, fino a toccare anche tutti gli altri ambienti sociali che i nostri ragazzi si trovano a frequentare. Perché seppur mediato da uno schermo (con tutte le conseguenze e le amplificazioni che questo può portare), dietro a queste situazioni si celano persone, che feriscono e che vengono ferite.

Parola d’ordine diventa educazione digitale.



Ai nostri figli, dovrebbe essere insegnato quali e quanti possano essere i pericoli della nuova società digitale. 
Ognuno di noi deve acquisire la consapevolezza che, per pubblicare un video, postare un contenuto o scrivere un giudizio, è necessaria la stessa prudenza e lo stesso senso di responsabilità che ci guidano nella vita reale, poiché la vita dei social non è una realtà virtuale.
Nello stesso tempo, si rende sempre più necessaria anche una rieducazione morale e dei sentimenti, poiché la violenza che viene a volte trasmessa attraverso i social è nient’altro che  la violenza  caratterizzante  sempre di più le nuove generazioni, che usano la Rete per potenziare, amplificare e diffondere il loro messaggio.

Uno strumento a scuola e in famiglia?

Mi piace il Manifesto della comunicazione non ostile nelle scuole, un documento   promosso da Parole O Stili la comunità composta da oltre 300 professionisti della parola e dell’istruzione, tra giornalisti, manager, politici, docenti e comunicatori.




Il progetto è nato per contrastare l’ostilità dei linguaggi nei media, in particolare in Rete.
Ambisce ad essere “un’occasione per confrontarsi sullo stile con cui stare in rete, e magari diffondere il virus positivo dello ‘scelgo le parole con cura’.”
Si vuole in definitiva ridare fiducia alle parole, sul principio secondo cui le relazioni sono basate sul rispetto, anche tra le persone con cui condividiamo il luogo virtuale.

 Il percorso indubbiamente complesso va nella direzione della promozione del rispetto della dignità dell’altro come valore irrinunciabile per l’essere umano.

E’ compito dei genitori e della scuola, palestra fondamentale di apprendimento delle regole della convivenza, rispetto reciproco, armonia e lealtà, bloccare certi comportamenti e dirigerli verso modi di essere socialmente adeguati, senza nascondersi dietro ad atteggiamenti tolleranti o permissivi e soprattutto, quando possibile, operando insieme nel rispetto dei ruoli e delle competenze 


Donata Albiero






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