Visualizzazioni totali

sabato 21 febbraio 2015

UN CONTRATTO SOCIALE A SCUOLA

Educare alla responsabilità   

Confronto tra studenti e genitori        http://youtu.be/gN4ZiKVtje0




 L’educazione ai piccoli e ai giovani   deve tenere conto dei diversi ambiti in cui si estrinseca quotidianamente la  vita degli stessi: la  scuola,  la famiglia,  il mondo del lavoro, i luoghi, le modalità del tempo libero e della vita religiosa.
 

     Ogni Istituzione  è chiamata a svolgere la propria parte, senza deleghe o confusione di ruoli: la famiglia, la comunità civile, sociale e religiosa, le associazioni, tutti i soggetti che esercitano una funzione formativa nei confronti  dei  minori.  

I bambini e i ragazzi  con cui si confrontano, scontrano, incontrano le nostre scuole  non sono   immaginari,  descritti dai manuali o dai rotocalchi;  sono   soggetti in carne ed ossa che
sperimentano le fatiche e le fragilità proprie del mondo di oggi. 
Hanno difficoltà a concentrarsi, a reggere lunghi impegni, a sintonizzarsi con il linguaggio degli adulti, a trovare slancio  degli adulti, a trovare motivazione nel seguire proposte culturali di spessore,  spesso lontane dalla loro sensibilità e, per motivarli, occorre dare ragioni di senso ad una fatica che va finalizzata .
     
 La scuola deve essere attenta e concentrata «sullo studente-persona». 

SCUOLA AMICA 
http://donataalbiero.blogspot.it/2012/08/bambini-ragazzi-giovani-soggetti-attivi.html

Ma su di essa non si può riversare tutta la responsabilità educativa. 

L’intera comunità è chiamata a «un patto educativo comune», con un grande obiettivo: trasmettere valori ai nostri ragazzi, partendo dal fatto di viverli in prima persona.

Va da sé che quanto più la scuola, nel suo complesso, è capace di configurarsi come agenzia educante, in grado di relazionarsi positivamente con le famiglie, con gli  altri enti  formativi, tanto più l’azione educativa  risulta efficace, in quanto  si  fonda su  valori condivisi. 

Un clima ricco di stimoli può costituire un agente moltiplicatore di rinforzo delle positive dinamiche che favoriscono i processi di apprendimento.
La comunità scolastica, pertanto, non chiudendosi in un compiaciuto isolamento, è chiamata a interagire  con la più ampia comunità civile  di cui è parte.   

Di tali concetti  mi sono fatta portavoce nelle scuole  da me dirette, con i collegi dei docenti che  hanno costruito , in più  decenni,  significative attività  per  segnare  il percorso di maturazione degli alunni e negli ultimi anni le loro competenze .

Tutto ruotava allora ma deve anche oggi, ruotare   intorno ad alcuni concetti
chiave: atto educativo di corresponsabilità”, “regolamento”,
“assemblee studenti”,"cittadinanza
 attiva”.

    Si  tratta, infatti,  di dare senso, positività ai rapporti che i ragazzi intrecciano, ogni giorno, con la realtà circostante; di includere  le figure di riferimento degli adulti che costellano la giornata: il docente, il dirigente, nei loro difficili ruoli di autorità, di trasmissione delle conoscenze e di  punto di riferimento umano nello stesso momento;  i genitori, che li affiancano;  le varie figure adulte che vanno a costituire l’immaginario dei ragazzi , dai custodi, ai  segretari, volti noti  di  ogni giorno.                               

Vivere nella scuola corresponsabilmente  significa valorizzare  gli alunni ,  migliorare e far migliorare  i loro rapporti con  i coetanei;  farli riflettere sui  litigi, renderli consapevoli dell’importanza del   confronto con l’altro, del senso della amicizia e appartenenza ad un gruppo, ad una classe, alla scuola,  microcosmo che diventa  simbolo di quel macrocosmo che è la società.  
     
      In  tale ottica, l “educazione alla convivenza civile”, deve sganciarsi  dal suo essere un puro concetto  e  investire  tutta la sfera di crescita degli alunni 

Formare il  “cittadino”,   inteso come colui che concorre alla costruzione della realtà, della  comunità in cui co-esiste, è uno degli impegni prioritari:  far capire ai ragazzi cosa significa essere cittadini  nel vissuto scolastico prima di tutto,  cosa significa la coesione sociale a scuola nel rispetto delle regole.

  I docenti, con cui mi sono confrontata sempre  organizzando corsi specifici di formazione aggiornamento,  non tutti ma sicuramente i più accorti e sensibili,  sapevano  che il senso civico, la legalità non sono nozioni da insegnarsi “ex cathedra” ma rappresentano  uno stile di vita trasmesso agli studenti attraverso l’esempio prima di  tutto.



 I giovani  hanno bisogno di testimoni coraggiosi, di docenti appassionati che mostrino ad essi concretamente cosa significhi  “avere a cuore l’altro”,  “impegnarsi ogni giorno”, “non arrendersi di fronte alle difficoltà”, “preoccuparsi del bene comune”. 

    La scuola, ieri come oggi,  deve sempre puntare  a  degli  studenti  non con una testa ‘ben piena’  ma con una testa ‘ben fatta’, capaci di spendersi per la legalità, la giustizia, in grado di  confrontarsi  senza barriere ideologiche .

  Non sempre i risultati sono all’ altezza delle  aspettative   ma la scommessa   riposta sui  giovani  non viene meno .

In questi tempi di smarrimento, occorre  avere il coraggio della speranza e la capacità di guardare  avanti con fiducia. 
                                     
Si tratta di un compito, di una responsabilità.       

Donata Albiero



Approfondimento

* Compiti si o compiti no
http://donataalbiero.blogspot.it/2015/03/in-crisi-i-compiti-casa.html

* Insegnare la responsabilità ai minori  significa essere  i loro 'capitani' , dare con il quotidiano esempio di impegno nella solidarietà
  Sognando       http://donataalbiero.blogspot.it/2015/01/action-2015-sognando.html

* il patto educativo si sviluppa  quando ci si identifica TUTTI nei valori di una scuola
            http://donataalbiero.blogspot.it/2014/12/una-scuola-arzignanese-nel-mito-di.html

1 commento:

  1. Grazie Donata per le tue riflessioni sempre puntuali.
    La scuola ha bisogno di una narrazione che inventi emotivamente una realtà contrapposta al cinismo consumistico debordante dalle televisioni e dai social network.
    Confrontiamoci con il pseudoprotagonismo dei selfy , epigrafi statiche di una vita senza contenuti;cogliamolo come anelito alla comunicazione . Creiamo insieme favolisticamente i contenuti e il racconto di ogni esistenza. Inventiamo la vita dove essa viene negata, inventiamo il presente come futuro. Apriamoci al grande gioco che smaschera l'ipocrisia delle parole vuote e delle lingue biforcute. E' ora di cominciare a sognare la vita.
    Calderon docet.

    RispondiElimina