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domenica 24 novembre 2019

CAMBIO DI PARADIGMA CULTURALE PER CONTRASTARE LA VIOLENZA SULLE DONNE


EDUCARE I MASCHI


Il video della polizia


VIOLENZA SULLE DONNE

Una vittima ogni 15 minuti , 88 al giorno.  Carnefici italiani  nel 74% dei casi
I dati della polizia: "Il 36% subisce maltrattamenti, il 27% stalking, il 9% violenza sessuale e il 16% percosse"

(Aggiornamento dati nel  2021                                                                                                            Ogni giorno, in Italia, ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell'ex partner. Questi i dati allarmanti diffusi in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne) .

Le immagini di donne piangenti con volto tumefatto e gli slogan che ogni anno vediamo nella 
Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre non bastano a risolvere quello che considero oggi più che mai un problema culturale.

E illusorio immaginare di far diminuire le violenze se nessuno ci insegna che una donna non può essere trattata come un oggetto, e che la sua autonomia e la sua dignità sono inviolabili. 

Non è quindi , a mio parere, questione di emergenza , come i mass media ricordano ( solo in prossimità della data da celebrare) che, pure, purtroppo esiste, quanto di cammino educativo.

Scardinare stereotipi di genere alla base del fenomeno della violenza, per far prevalere la cultura del rispetto e del reciproco riconoscimento tra uomini e donne è un lavoro di associazioni, educatori, centri, madre e padri, tutti insieme per le donne e gli uomini del domani . 
La questione rimane riguarda comunque soprattutto  l'educazione del MASCHIO .    


                                                                                                                                              
Era il 2012 quando scrissi un post :
No More! No violenza sulle donne” 
Ricordavo che il percorso più importante da fare,  era,  ed è ,oggi , quello sulle nuove generazioni a scuola. E' in ballo infatti la costruzione di un nuovo modo di relazionare gli uomini e le donne   

Concetto ripetuto nel 2013 

Era il 2016 quando ho auspicato che la scuola fosse la nuova frontiera contro la mancanza di valori Scuola, maschi e femmine nuove  

Parola chiave per la scuola? 
Educazione di genere, l’educazione al rispetto delle differenze onde prevenire violenza o discriminazione.

 

A motivare la mia posizione altri due post 

  " No gender a scuola"       

 “Il fantasma gender a scuola: attrezziamoci come docenti

 

Il tempo passa e siamo nel 2019

 E la politica che fa?  

 Ringrazio Natalia Maramotti, avvocata e attivista per i diritti delle donne che scrive in questi giorni
“Novantaquattro vittime in 10 mesi, 94 morti di troppo; a quando una capillare azione culturale di prevenzione senza farsi intimorire dalle sentinelle in piedi, dai fondamentalisti cattolici, dalle scomuniche che deriverebbero da una strumentale, quanto incolta, ripresa del fantasma dell’ideologia “gender”?

 Se si vuole sradicare la cultura maschilista nella società, la politica deve agire prima di tutto al suo interno. Le sinistre d’Europa che si propongono di valorizzare il femminile nella politica, non devono conseguire l’obiettivo solo attraverso l’inserimento nelle proprie file di un congruo numero di donne, ma dare spazio al diverso sguardo sul mondo che il femminile incarna. 

Bisogna che non si agisca solo in chiave retorica, con battute buone per i comizi, ma si apra a una soggettività femminile autoriale ed autorevole, capace di proposte innovative e critiche”.

Aggiungo io.
Se la violenza sulle donne si riduce alla conta delle uccise, alle immagini di occhi neri e corpi nudi rannicchiati in un angolo buio, e intanto i progetti e i soldi per l’educazione di genere nelle scuole restano nei cassetti, si continua a perpetuare il nostro sistema secolare di diseguaglianze.

Anche la cultura ha bisogno di fatti, non solo parole

Donata Albiero



Approfondimenti
IL FANTASMA GENDER A SCUOLA: ATTREZZIAMOCI COME DOCENTI

SCUOLA, MASCHI NUOVI E FEMMINE NUOVE

" NO GENDER" A SCUOLA E PATTO DI CORRESPONSABILITA’

COME INSEGNARE A NON UCCIDERE LE FEMMINE   2013

NO MORE! NO VIOLENZA SULLE DONNE  


martedì 19 novembre 2019

INFANZIA RUBATA E DIRITTI NEGATI




NON RESTARE IN SILENZIO




20 novembre 2019: una data, un evento celebrativo per ricordare trent'anni di Diritti dei bambini e le enormi, troppe, sfide ancora aperte nel mondo.
Una giornata per riflettere
e ricordarci che la lotta per tutelare i più piccoli non può mai considerarsi conclusa.
Non finché questi diritti saranno disattesi anche verso un solo bambino.
 Guardo i miei nipotini: Ettore 10 mesi, Iris poco più di un anno, Ernesto 4 anni, Luna 6 anni,
l’amore e i diritti che vivono pienamente anche se inconsapevolmente.  
Penso, è automatico, che i diritti dei bambini sono la nostra visione sul futuro.
Violarli significa cancellare i ‘colori dal mondo’ e smettere di credere in un mondo migliore. 
  “I bambini - trovo scritto in un appunto conservato - sono sorrisi di tempera su fogli appesi alle pareti. Sono scorribande in bici lungo i vialetti del parco, mentre le risate riempiono il vuoto che spesso l’adulto scava dentro di sé. Preservare il diritto di essere bambino vuol dire proteggere piccole mani imbrattate di mille colori che disegnano avventure incredibili. Viaggi in mondi fantastici popolati di persone senza pregiudizi né odio”.


(Foto di Nino Fezza)
 Sono coinvolta da questa descrizione ‘raffigurativa’, perché sono mondi che noi grandi abbiamo dimenticato, ma che esistono ancora: dobbiamo solo crederci.
Continuo a pensare ai miei quattro nipotini e ai loro diritti che come adulti cerchiamo di
rispettare.
 Ragiono.
Tutti i bambini hanno gli stessi diritti, non importa chi siano, dove vivano, che
lingua parlino, quale sia la loro religione, cosa pensino, se siano maschio o femmina,
se abbiano o meno una disabilità, chi siano le loro famiglie e quello che le loro famiglie
credano o facciano. 
 “Ogni bambino ha il diritto di sopravvivere e prosperare, di essere educato, di essere
libero da violenze e abusi, di partecipare e di essere ascoltato”
Parole, concetti incontestabili ma  la realtà come è?
C’è sempre un ma...    
 Sono milioni i bambini in Italia e nel mondo la cui infanzia è negata, milioni, ben 690 milioni.
 Ci sono milioni di bambini che vivono in situazioni di privazione e sofferenza: bambini che ancora non sanno e non possono essere artefici del proprio tempo.
Nei paesi del Sud del mondo, nei paesi colpiti da conflitti e catastrofi naturali, bambini e
bambine sono la categoria più vulnerabile delle società.    
I tassi di mortalità infantile sono altissimi a causa di malattie legate alla carenza di igiene
e alla malnutrizione, altrimenti facilmente curabili; infanzia negata significa, qui, anche lavoro
minorile, matrimoni precoci, violenza e mancanza di accesso ai diritti fondamentali dei
bambini come cibo, acqua e istruzione.

 Zone grigie dell’infanzia e numeri impietosi.     

 Le violazioni più gravi vengono commesse nei contesti di conflitto. , sono 420 milioni i bambini che oggi vivono in zone di guerra. In particolare, l’Asia è il continente dove il maggior numero di bambini – circa 195 milioni – vive in aree di conflitto, seguita dall’Africa – 152 milioni. Un dato preoccupante riguarda il Medio Oriente: il 40 % dei bambini conosce la guerra fin dalla nascita.
 Mi sento impotente, fragile,
incapace di dare, di offrire soluzioni che sono politiche, sociali,
culturali.
Ma un imperativo mi impone di NON RESTARE IN SILENZIO.  

(Foto Nino Fezza)
E spero che non rimangano in silenzio i cittadini come me (madri, padri, fratelli, sorelle, figli , figlie) i docenti nel loro quotidiano impegno educativo, i giornalisti, i mass media, le istituzioni.

Concludo allora semplicemente con le parole di Nino Fezza (cinereport) che della difesa dei diritti dei bambini corona le sue azioni.

“Un mondo di bambini...
bambini sui barconi da soli, messi lì dalle loro madri che sperano di salvarli da una vita
di disperazione, di fame, di miseria.
Bambini nati e cresciuti in un campo profughi.
Bambini Rohingya costretti d assistere a indescrivibili atrocità.
Bambini Palestinesi e Israeliani costretti ad un odio senza fine.
Bambini Yemeniti e Siriani sotto continui bombardamenti.
Bambini africani condannati alla fame fin dalla nascita.
Bambini separati forzatamente dai loro genitori negli Stati Uniti.
Bambini rom condannati ad essere cacciati e additati ovunque.
Bambini, loro sono solo bambini.
Bambini, loro non hanno colpe.”
 

Bambini, potrebbero essere i nostri figli...
potrebbero essere i miei nipotini.

Donata Albiero

  P.S.
Vorrei soffermarmi su un diritto misconosciuto che riguarda direttamente i nostri bambini ('prima gli italiani'), quelli che vivono nel nostro territorio e per fare del campanilismo nel Veneto martoriato anche dalla contaminazione di acqua e  cibo per le sostanze chimiche  perfluoroalchiliche -PFAS. 
E'  il diritto del minore a "non essere inquinato".
L'esposizione a contaminanti ambientali può iniziare già in epoca prenatale, quando embrione e feto possono subire le conseguenze di esposizione materna.  
 Gli  effetti di tale esposizione possono manifestarsi sia in tempi brevi, causando disturbi nello sviluppo, neoplasie, malformazioni, che dopo molti anni, in età adulta. 
Va inoltre tenuto conto della possibilità che sostanze inquinanti esercitino un’azione dannosa sulle cellule germinali, e quindi che, agendo prima del concepimento, condizionino negativamente lo sviluppo delle generazioni future.

Non continuiamo a rimanere in silenzio!  


Una lettera aperta alle bambine e bambini di tutto il mondo di Henrietta Fore, Direttore generale
Unicef  


PARLIAMO DI DIRITTI (Post di approfondimento)


















domenica 3 novembre 2019

LA SCUOLA NON IN FESTA PER IL 4 NOVEMBRE



   FESTA DEL'UNITA' NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE 


QUALE FESTA?

Non c’è nulla da festeggiare il 4 novembre a SCUOLA, nemmeno quest’anno.

L’ho già detto e lo ripeto.  

Plaudo, pertanto, alla scelta di alcuni insegnanti di un liceo di Venezia di non alimentare la retorica militarista di tale giorno.  La scuola ha il dovere storico e morale di ricordare che il 4 novembre non vi è nulla da festeggiare. È in realtà un giorno di lutto, come spiega Matteo Saudino (insegnante di filosofia a Torino), "poiché in quella data termina una delle guerre più violente della storia, costata la vita a oltre 13 milioni di uomini..., una scellerata macelleria sociale dal cui sangue sbocciarono i frutti velenosi del fascismo e del nazismo..."

Non commento le assurde accuse di “non meritare di insegnare in una scuola italiana”, rivolte dall’assessora veneta all’Istruzione, la leghista Eleonora Donazzan ad essi. Un personaggio politico che ho contestato tante volte in nelle sue inopportune interferenze nel campo scolastico   
Constato invece, e me ne rammarico, sempre più la subdola invadenza del mondo delle istituzioni militari nella scuola senza…reazioni da parte di quest’ultima.
Di fatto, dal Lupetto Vittorio, la mascotte dell’Esercito per i più piccoli, alle linee di tiro nelle caserme aperte anche ai bambini, dai simulatori di software militari all’addestramento sportivo: oltre che nella realtà digitale, nel mondo accademico e nell’informazione, le Forze Armate sono entrate purtroppo nei progetti (DIS)EDUCATIVI delle istituzioni scolastiche  
E’ tempo di reagire.
La scuola italiana, come comunità educante, deve rivendicare con orgoglio le radici pacifiste della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza alla violenza nazifascista 

«La scuola ripudia la guerra»

 E’ questo il nome di una campagna sulla smilitarizzazione delle scuole che Pax Christi porta avanti dal 2013, che ho più volte evidenziato nei post di Generazione Speranza, da me scritti in questi ultimi anni.

 La proposta è contenuta in un manifesto con alcune linee guida pacifiste da inserire nel Piano di Offerta formativa delle scuole, tra le quali, appunto, la non organizzazione a conferenze con le forze armate, oltre che promozione di attività per sensibilizzare alla non-violenza

“Riteniamo sia grave responsabilità la contaminazione dell’attività didattica con la promozione di una cultura di guerra in cui il soldato è proposto come colui che diffonde la pace e sacrifica la sua vita, sorvolando sul fatto che lo fa armi in pugno, imparando ad eliminare l’altro…

La scuola deve ripudiare la guerra.

A oltre cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a 20 anni dai bombardamenti su Belgrado che prolungarono la guerra nei Balcani e diedero avvio alla stagione delle guerre travestite da ingannevoli alti proclami ("umanitaria", "per la democrazia" e simili), a 18 anni dall'inizio della "guerra al terrore" che ha distrutto l'Afghanistan e l'Iraq e reso il mondo molto più insicuro e disumano: basta guerre, basta armi, basta sofferenze e lutti.
E' l'ora di una svolta, in nome dell'umanità e della pace.
Ripropongo la campagna "Un'altra difesa è possibile" che può ancora rappresentare questa svolta.

Il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo la pace salva le vite. Salvare le vite è il primo dovere
 Solo realizzando una pace stabile e duratura, fatta di giustizia sociale, solidarietà, diritti civili, sviluppo economico equo, ecologia e dignità gli uomini e le donne potranno realizzarsi come esseri liberi e felici.
Donata Albiero                        3 novembre 2019

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