Sono state centinaia le iniziative,
migliaia le prese di posizioni, centinaia di migliaia le firme per le petizioni
online a sostegno della professoressa di Palermo, l’insegnante Rosa Maria Dell’Aria,
sospesa dall’insegnamento
per non aver vigilato sul video dei suoi
studenti in cui il decreto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno
Matteo Salvini era paragonato alle leggi razziali nazifasciste.
Non si contano più i sit
in, gli appelli, gli interventi di intellettuali, le prese di posizioni delle
varie scuole, dei docenti, degli studenti. Oltre 50 associazioni universitarie si sono rivolte al
presidente della Repubblica e al premier Conte. Il 21 maggio nelle scuole in tutta Italia(anche a Vicenza) i docenti hanno letto gli art 21 e 33 della Costituzione.
Ho firmato anch’io ovviamente.
Quello che le è successo ci riguarda tutte e tutti, come cittadini prima ancora che come docenti, perché mette in discussione la libertà di opinione e la libertà di insegnamento, pilastri del dettato costituzionale.
Scelgo di esprimere il mio
modesto parere solo ora, a bocce ferme, onde si possa riflettere più
pacatamente. Per quarantuno anni consecutivi ho
lavorato nella scuola, di cui 31 come dirigente scolastica, sperimentando,
giorno dopo giorno, soprattutto nell’ultimo decennio, la difficoltà per i docenti di fare della scuola, della classe un luogo
capace di dare ascolto, dignità, opportunità di confronto, di dare senso
all’azione educativa soprattutto recuperando la distanza fra scuola e società,
per rendere gli studenti capaci di comprendere
i fatti del mondo in cui vivono, attraverso la pratica della ricerca.
L’obiettivo è sempre stato ed è uno solo: la formazione di menti libere da
pregiudizi, flessibili e creative, capaci di connettere pensiero e
azione.
Nella mia vita non ho predicato ma
agito, sempre, come cittadina attiva e per una scuola che sapesse formare i
ragazzi allo spirito critico e libero. “Non
sudditi ma cittadini” è stato e continua ad essere il mio slogan
preferito.
Condivido perciò la mobilitazione pro
professoressa sospesa e i ragazzi della scuola perché, come scrive il Movimento
di Cooperazione Educativo
“Questo provvedimento disciplinare non solo è un attacco al lavoro di ogni insegnante, ma è un attacco alla stessa democrazia. È il tentativo di creare anche dentro la scuola un clima di diffidenza, paura. È il tentativo di “aggredire” la partecipazione democratica, l’espressione libera, il diritto di critica, proprio nel luogo dove invece gli insegnanti sono chiamati dalla Costituzione ad educare bambine/i, ragazze/i alla cittadinanza attiva”.
“Questo provvedimento disciplinare non solo è un attacco al lavoro di ogni insegnante, ma è un attacco alla stessa democrazia. È il tentativo di creare anche dentro la scuola un clima di diffidenza, paura. È il tentativo di “aggredire” la partecipazione democratica, l’espressione libera, il diritto di critica, proprio nel luogo dove invece gli insegnanti sono chiamati dalla Costituzione ad educare bambine/i, ragazze/i alla cittadinanza attiva”.
E, aggiungo io, gli insegnanti
“devono” educare alla libertà e alla critica.
Ammetto, sono preoccupata per quanto
è accaduto. È senza dubbio un fatto importante,
significativo e positivo che, da quando si è diffusa questa incredibile
notizia, si sia sviluppata una mobilitazione generale; ma, forse, non appare più di tanto che si è trattato anche di censura del lavoro (libero) di un
gruppo di alunni.
Anche questi ultimi sono oggetto di un bersaglio
odioso.
Ha
ragione Chiara Franzil, quando scrive:
“È
sempre facile puntare il dito contro i ragazzi.
Qualsiasi cosa facciano, per l’opinione pubblica sbagliano. Se hanno delle idee
sono offensivi, se non le hanno sono anestetizzati; se combattono per qualcosa
vogliono solo bighellonare, se non lo fanno sprecano il loro tempo; se si
interessano di politica si rivelano, a discrezione, o ignoranti o manipolati,
se ne stanno alla larga sono disillusi e indifferenti. Eppure i ragazzi sono
nel mondo, quotidianamente lo incontrano e provano a interpretarlo usando tutti
gli strumenti – valoriali, culturali, tecnici – a loro disposizione. Se sono
fortunati, trovano sulla propria strada qualcuno che si prende la briga di
accompagnarli in questo faticoso lavoro di costruzione di significati. A volte,
quel qualcuno è una insegnante”.
Chi
ha a cuore la formazione dei ragazzi fornisce elementi per stimolare un
pensiero critico e non per omologarsi al pensiero dominante. La posta
in gioco in questa vicenda non è se sia giusto o meno l'accostamento dei
provvedimenti attuali a quelli del ventennio, ma se sia giusto o meno che degli adolescenti
esprimano un loro pensiero.
Ridurre
la discussione al rispetto di leggi emanate in uno stato democratico è banale.
Chi
di noi non critica una legge? Poter manifestare il
proprio disaccordo è alla base della vera democrazia.
Per quanto mi riguarda ho lottato sempre,
all’interno della scuola e da cittadina attiva fuori contro l’utilizzo della
stessa per favorire e produrre adesione acritica, conformismo, passività; per
attaccare e indebolire i legami sociali, l’alleanza educativa tra i diversi
attori che la vivono.
E qui si tratta di un attacco feroce alla scuola pubblica.
Questa
povera nostra scuola pubblica continua ormai da tempo, ad essere oggetto di
tentativi politici di snaturare il proprio ruolo Talvolta si è
intervenuti in modo manifesto e trasparente, e talvolta lo si è fatto in modo
subdolo: scuole aziende in competizione l’una contro l’altra, dirigenti scolastici
nel ruolo di “sceriffi”, il degrado provocato alla scuola pubblica attraverso
tagli continui alle risorse, finanziarie e umane.
Oggi, infine, assistiamo a un esercizio del controllo divenuto poliziesco e repressivo, suscitando negli studenti il timore di interpretare liberamente la realtà nella quale vivono.
Oggi, infine, assistiamo a un esercizio del controllo divenuto poliziesco e repressivo, suscitando negli studenti il timore di interpretare liberamente la realtà nella quale vivono.
Quanti
sit in, quante firme in piazza ho raccolto in difesa della Costituzione e della libertà
dell’insegnamento, come aderente al comitato LIP, contro i finanziamenti
privati alla scuola pubblica, la mercificazione e l’aziendalizzazione della
stessa.
La CENSURA operata alla prof.ssa di Palermo spiega tutto, POLITICAMENTE, purtroppo.
Romano
Luperini, uno dei massimi esponenti della
critica letteraria italiana, scrive a proposito della vicenda:
“Questo
atto di forza vuole intimidire non solo una categoria (gli insegnanti) ma tutti
i cittadini. E che si sia partito dai docenti non è casuale: sono loro che
devono insegnare il rispetto dei diritti, la democrazia, la tolleranza, i
principi della Costituzione antifascista. La scuola da sempre è un
terreno di resistenza. Per questo è stata colpita per prima.
Questa
prova di forza è solo un inizio, un ballon d’essai per vedere quanto avanti ci
si può spingere sin da oggi nella fascistizzazione dello stato. Per questo
esige una risposta pronta e decisa. Già gli insegnanti e gli studenti di
Palermo, che sono subito scesi in sciopero, hanno reagito con decisione.
Nessuno
sottovaluti quanto è successo.
Di qui in avanti nessuno è più sicuro e, come è successo alla insegnante di
Palermo, chiunque può trovarsi la Digos in casa o in classe.
Si sta procedendo alacremente verso uno stato di polizia, e bisogna resistere, resistere subito con gli strumenti della democrazia ma con il massimo di determinazione”.
Si sta procedendo alacremente verso uno stato di polizia, e bisogna resistere, resistere subito con gli strumenti della democrazia ma con il massimo di determinazione”.
Dobbiamo, come
CITTADINI, essere a fianco di docenti e studenti e alzare altissima la voce
contro quello che sta serpeggiando nella scuola: timore e sconcerto.
Sì, gli
insegnanti nelle scuole hanno paura.
Potranno continuare a insegnare come finora hanno fatto decidendo liberamente di che cosa discutere al di fuori degli argomenti strettamente scolastici oppure dovranno limitarsi, cancellare i progetti, censurare sé stessi e i propri alunni?
In altre parole, la Costituzione tutela la loro autonomia di insegnamento oltre che la libertà di pensiero: ma dovranno aspettarsi polemiche e polveroni politici e mediatici per ogni progetto presentato? Non è che ci troviamo di fronte a uno stato che sempre di più vuole influenzare il libero pensiero nelle scuole?
Potranno continuare a insegnare come finora hanno fatto decidendo liberamente di che cosa discutere al di fuori degli argomenti strettamente scolastici oppure dovranno limitarsi, cancellare i progetti, censurare sé stessi e i propri alunni?
In altre parole, la Costituzione tutela la loro autonomia di insegnamento oltre che la libertà di pensiero: ma dovranno aspettarsi polemiche e polveroni politici e mediatici per ogni progetto presentato? Non è che ci troviamo di fronte a uno stato che sempre di più vuole influenzare il libero pensiero nelle scuole?
Altro
che fare politica a scuola, i partiti non facciano politica sulla scuola con
strumentalizzazioni e sterili polemiche.
Piacciono
solo i cittadini
indottrinati? Obbedienti?
La scuola lavora e deve lavorare affinché gli studenti abbiano un pensiero critico, sviluppino ragionamenti indipendenti e imparino a pensare con la propria testa.
La scuola lavora e deve lavorare affinché gli studenti abbiano un pensiero critico, sviluppino ragionamenti indipendenti e imparino a pensare con la propria testa.
La Scuola è luogo di libertà, di civismo, di educazione alla
tolleranza e ai saperi che educano al libero pensiero.
Non
sarà che il
far uscire dalle nostre aule cittadini consapevoli, capaci di interpretare
criticamente la complessità dell’esistente è una minaccia intollerabile, per
chi ci vuole e ci ha voluto sudditi, non cittadini?
E allora, non si molli.
Don Milani oggi è più che mai attuale.
Don Milani oggi è più che mai attuale.
Lo abbiamo ripetuto agli studenti nei corsi
sui Pfas organizzati come Movimento di cittadini attivi del
Veneto.
Continuiamo
ad avere il coraggio di dire ai giovani sempre che non sono sudditi ma
cittadini.
Donata
Albiero 23 maggio 2019