Convegno sul futuro della scuola d'infanzia pubblica
Scuole infanzia scatta l'orgoglio https://youtu.be/AQWucKOq37s
L'appello di Ferdinando Imposimato https://youtu.be/UoXamr2OU9c
Scuole infanzia scatta l'orgoglio https://youtu.be/AQWucKOq37s
L'appello di Ferdinando Imposimato https://youtu.be/UoXamr2OU9c
Un confronto acceso tra docenti operatori esperti politici e sindacalisti
E’ stato un piacere per me avere l’opportunità
nel convegno nazionale “SCUOLA DELL’INFANZIA : IERI , OGGI MA DOMANI?” tenutosi
a Venezia il 29 gennaio 2016 di portare
la mia testimonianza di vita vissuta
dalla parte della scuola dell’infanzia pubblica (statale). Era un debito di
riconoscenza professionale che dovevo a questa scuola, come dirigente
scolastica.
Il titolo del convegno era eloquente. Quale futuro a tale scuola ci riserva la legge
107/2015?
Avevo
già scritto un post critico sul “Sistema integrato da
0 a sei anni”, argomento della giornataAmavo sempre ripetere allora che tale scuola (le fondamenta del sistema scolastico) era talmente complessa per le
variabili di cui doveva tener
presente nell’essere organo dello Stato, non certo servizio assistenziale alle
famiglie, che chi l’avesse diretta sarebbe stato in grado di coordinare, senza
problemi, altri ordini di scuola portando l’esperienza acquisita.
Io l’ho verificato di persona quando sono poi mi sono trasferita ad Arzignano, dirigente di scuola media e di CTP.
“Un circolo non è un assemblato di plessi scolastici indipendenti e separati, non è una sommatoria di organici, attrezzature,
Io l’ho verificato di persona quando sono poi mi sono trasferita ad Arzignano, dirigente di scuola media e di CTP.
Non
era facile riassumere la ricchezza e la qualità delle esperienze sul campo, il modello pedagogico e organizzativo di
riferimento.
Ho
cercato di fare da cantastorie,
raccontando un mondo di relazioni professionali
e umane, sintetizzate nella copertina di un opuscolo dedicato al primo
circolo di Montecchio Maggiore nel 2002
“La scuola del
benessere -
L’esperienza di dieci anni in campo educativo” “Un circolo non è un assemblato di plessi scolastici indipendenti e separati, non è una sommatoria di organici, attrezzature,
spazi e risorse; un circolo ha la sua storia culturale sociale,
il suo vissuto professionale, la sua identità precisa che è fatta di clima, di
esperienze, di lavoro unitario e collegiale dei professionisti, di impegno
educativo e didattico nei confronti degli alunni “
Non si accusi la scuola pubblica di essere autoreferenziale.
Montecchio Maggiore: fu amore a
prima vista il mio incontro con quattro scuole
d’infanzia statali; insieme realizzammo le
più importanti sperimentazioni
nazionali e europee (un decennio fino agli anni 2000 )
Ponevamo al centro
della nostra attenzione esclusivamente il bambino e la sua crescita, ogni bambino /alunno affidato alla nostra scuola.
Ci tenevamo a salvaguardare la specificità
della scuola dell’infanzia e a
fugare ogni proponimento di genitori che intendevano questo ambito scolastico
come un luogo di parcheggio dei propri figli.
La cultura organizzativa avveniva rigorosamente
attraverso tre fattori di qualità: la collegialità delle scelte, la verificabilità dei risultati, la
formalizzazione, come memoria collettiva
delle esperienze riutilizzabili. Si
intrecciavano le varie innovazioni e sperimentazioni non come
sommatoria di iniziative ma come unico
progetto formativo sul BENESSERE che
ha dato una identità precisa alle scuole d’infanzia statali di Montecchio
Maggiore.
Penso ai vari
progetti a valenza nazionale quando non europea: Educazione affettiva sessuale, Ascanio, Hocus e Lotus , Arcobaleno , Valutazione
della qualità delle prestazioni
individuali professionali, Monitoraggio
ministeriale dell’autonomia scolastica
Penso a come avveniva l’analisi dei risultati: per verificare la qualità
scolastica si univano e intrecciavano l’autovalutazione (interna) e la valutazione
(esterna) Non si accusi la scuola pubblica di essere autoreferenziale.
Fu degli anni ’90 la conoscenza del grande ispettore Sergio Neri che tanto sapeva spendersi per valorizzare la
scuola dell’infanzia e tanto aveva a cuore la formazione degli insegnanti . Ci allargò
gli orizzonti . Ci insegnò con amore a coniugare l’idea di bambino con quella di
cittadino, ad aprire la scuola
dell’infanzia al ... mondo.
Non è
stato un caso se in quegli anni intrecciammo rapporti, scambi di disegni e di
esperienze con scuole dell’infanzia di Passau, con la scuola speciale di Bad
Reichenhall (ospitante bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni) per un confronto di realtà
scolastiche diverse, con particolare attenzione alle modalità di intervento
nelle situazioni di svantaggio e di disabilità.
Furono le
prime pillole educative sulla cittadinanza attiva
Vissuti indimenticabili che mi arricchirono e che nell’ultimo decennio
della mia dirigenza alla scuola media Giuriolo di Arzignano trasferii ad altri
ragazzi, ad altri docenti, stimolando percorsi di cittadinanza attiva che si
conclusero con la premiazione della scuola da parte del prefetto di VI e con
l’attestazione dell’UNICEF di Scuola Amica dei bambini e ragazzi.
La storia
non si azzera.
Certo, la qualità non nasce a caso.
La formazione di
tutti i docenti della scuola (io inclusa con loro) era un fatto vitale e
quotidiano; eravamo alla ricerca costante del sapere, saper fare, saper essere. Fu la formazione continua la base di ogni cambiamento, di ogni innovazione e della
conduzione dei nostri laboratori (psicomotricità, lettura, manualità, teatro). Partivamo a scuola dagli studi teorici sulle teorie
“Non uno di meno” era il nostro motto, contro ogni pregiudizio, stereotipo, forma latente di razzismo.
In ciò, la nostra scuola non è mai arretrata, si è ben identificata: organo dello Stato, rispondente prima ai principi sanciti dalla Costituzione per l’azione educativa e poi alla comunità.
Quali conclusioni trarre?
Quali che siano le nostre prospettive, facciamo tesoro di quanto conquistato.
La
scuola d’infanzia è un diritto, gestita, sulla base di
programmi nazionali e in continuità con la primaria e la secondaria di primo
grado, nell’ambito della scuola di base.
Non posso pertanto accettare la delega in bianco per l’istituzione di un “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni” presente nella legge 107/15 se essa determina lo slegamento della Scuola dell’Infanzia dal successivo percorso formativo ed educativo dello studente nelle Scuole Primaria e Secondaria.
Non posso accettare che le attività promosse dalla scuola dell’Infanzia siano finalizzate alla «conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori». Si tratterebbe di mero assistenzialismo.
Non posso accettare che a finanziare questo segmento importante della formazione infantile siano chiamati a cooperare le Regioni, gli Enti locali e le famiglie. Non
Non si tratterebbe più di Scuola Statale che oggi offre un servizio gratuito, altamente formativo.
Non posso accettare che si dimentichi la memoria storica della scuola dell’infanzia statale italiana che finora è stata il nostro fiore all’occhiello, merito dei professionisti che vi hanno lavorato, docenti oggi, trattati come “Figli di un dio minore” (Marina Castelli) rispetto ai colleghi degli altri ordini di scuola.
Lo ribadiamo anche come comitato LIP (Legge di iniziativa popolare) di cui io faccio parte a Vicenza.
Continuerò a battermi, come cittadina attiva per la scuola pubblica, quella per cui mi sono spesa per 40 anni marciando con gli studenti anche a Barbiana, in ricordo di don Milani, per difendere il diritto allo studio e la costituzione, la laicità della scuola di Stato, dove tutti sono uguali e nessuno è straniero, dove il percorso educativo e scolastico è uguale per tutti dai 3 ai 14 anni.
Non dobbiamo arretrare.
“Se e noi arretriamo consegneremo alle nuove generazioni, a quelli che verranno dopo di noi un mondo peggiore (Marina Boscaino)”
Approfondimenti
TI VOGLIO CANTARE CARA SCUOLA MANZONI
http://donataalbiero.blogspot.it/2014/04/ti-voglio-cantare-cara-scuola-manzoni.html
dell’apprendimento che abbracciavano Piaget, Bruner, Gardner, per la teoria della comunicazione Rogers, per
la pedagogia Frabboni ; seguivamo la metodologia didattica di scuola attiva, laboratoriale e di
ricerca traendo spunto da Montessori, Agazzi ; ci affidavamo per i laboratori creativi a Roberto Pittarello dopo aver studiato Munari ;
per la psicomotricità a Sonia Compostella che collaborava con Bernard Aucouturier ideatore della Pratica
Psicomotoria ; ci guidava il format narrativo ed emozionale di Veglia; ci ispirava il concetto di valutazione della scuola di David Hopkins.
Senza
la passione delle insegnanti, a
Montecchio l’istituzione della prima infanzia non si sarebbe guadagnata la considerazione esterna di vera scuola dotata di una dignità propria Grazie al patrimonio di tale scuola dell’infanzia pubblica a Montecchio
, che ha posto l’accento sulla sua dignità di vera scuola gratuita e per tutti
(art 3 costituzione) , totalmente integrata all’interno del sistema
scolastico statale nazionale 3-14-anni , con standard di qualità elevati, sono diventata convinta sostenitrice delle generalizzazione e
obbligatorietà della scuola d’infanzia PUBBLICA almeno nell’ultimo anno (5 anni) .
Che dire della
situazione di oggi?
Ciò
che facevamo allora risplende in tutta la sua attualità.
Era una scuola dialettica, la nostra, che
interloquiva con la società“Non uno di meno” era il nostro motto, contro ogni pregiudizio, stereotipo, forma latente di razzismo.
In ciò, la nostra scuola non è mai arretrata, si è ben identificata: organo dello Stato, rispondente prima ai principi sanciti dalla Costituzione per l’azione educativa e poi alla comunità.
Quali conclusioni trarre?
Quali che siano le nostre prospettive, facciamo tesoro di quanto conquistato.
Non posso pertanto accettare la delega in bianco per l’istituzione di un “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni” presente nella legge 107/15 se essa determina lo slegamento della Scuola dell’Infanzia dal successivo percorso formativo ed educativo dello studente nelle Scuole Primaria e Secondaria.
Non posso accettare che le attività promosse dalla scuola dell’Infanzia siano finalizzate alla «conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori». Si tratterebbe di mero assistenzialismo.
Non posso accettare che a finanziare questo segmento importante della formazione infantile siano chiamati a cooperare le Regioni, gli Enti locali e le famiglie. Non
Non si tratterebbe più di Scuola Statale che oggi offre un servizio gratuito, altamente formativo.
Non posso accettare che si dimentichi la memoria storica della scuola dell’infanzia statale italiana che finora è stata il nostro fiore all’occhiello, merito dei professionisti che vi hanno lavorato, docenti oggi, trattati come “Figli di un dio minore” (Marina Castelli) rispetto ai colleghi degli altri ordini di scuola.
Lo ribadiamo anche come comitato LIP (Legge di iniziativa popolare) di cui io faccio parte a Vicenza.
Continuerò a battermi, come cittadina attiva per la scuola pubblica, quella per cui mi sono spesa per 40 anni marciando con gli studenti anche a Barbiana, in ricordo di don Milani, per difendere il diritto allo studio e la costituzione, la laicità della scuola di Stato, dove tutti sono uguali e nessuno è straniero, dove il percorso educativo e scolastico è uguale per tutti dai 3 ai 14 anni.
Non dobbiamo arretrare.
“Se e noi arretriamo consegneremo alle nuove generazioni, a quelli che verranno dopo di noi un mondo peggiore (Marina Boscaino)”
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TI VOGLIO CANTARE CARA SCUOLA MANZONI
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