LA SCUOLA NON E' UN LUOGO DI SELEZIONE MA DI RISCATTO
Con
siffatta premessa, come ex dirigente scolastica mi ritrovo con quanto ha
scritto, nella sua pagina di facebook, il collega Raimondo Rosario Giunta ora
in pensione. Anch’io “ho presieduto
sempre i consigli di classe nelle operazioni di scrutinio, quadrimestrali e
finali; avevo un'idea chiara sia del profitto scolastico, ma anche
dell'ambiente di provenienza dei miei alunni. Di tantissimi sapevo cosa
facessero i genitori, dove abitassero e che problemi avessero” Come lui,
incontro, ora ex-alunni che mi fermano e mi informo sul loro presente e su
quello dei compagni di classe. Emerge
una amara e scontata realtà: “(…) quelli
che si sono sistemati meglio non sono quelli che andavano bene a scuola, che
non facevano assenze, che partecipavano alle attività scolastiche. Proprio per
nulla. Quelli che si sono sistemati comodamente e in sede sono quelli che
avevano famiglie solide dietro le spalle e ben ammanigliate; quelli che
comunque andassero gli affari scolastici e per quanto durassero i loro studi
avevano già il posto e/o il lavoro riservato. E spesso e ancora oggi mi chiedo
se gli affanni che mi procurava il lavoro non siano stati provati inutilmente o
siano serviti solo a quelli che ne potevano fare a meno”.
Non c’è alcun dubbio. La meritocrazia è la legge del più forte a scuola. Possono parlare di merito a cuor leggero quelli nati nel posto giusto, nella famiglia giusta e quanti non conoscono il percorso di milioni di giovani che sono passati e passano dalla scuola. Delle centinaia di migliaia di bambini che vivono in povertà e il cui destino è segnato quale sarà il loro merito? Quale sarà il loro demerito? Chi lo stabilisce? Con quali criteri?
Scrive
lo scrittore professore Enrico Galiano
“Penso ai bambini e alle bambine dell’infanzia, o della primaria, che fin da piccoli mettono piede in un posto che fa capo al Ministero del Merito: e quindi vengono abituati fin da piccoli al concetto di premi e punizioni, se fai il bravo ti meriti questo e se non fai il bravo ti meriti quest’altro. Penso ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che alle medie sono buttati nello tsunami della preadolescenza e hanno bisogno di tutto, di affetto, di ascolto, di calma, di bellezza, ma non certo di un Ministero del Merito. Lo vogliamo capire che la scuola non è un posto dove si vanno a selezionare i migliori, che pensarla così è il modo più antidemocratico che esista?La scuola, per quello che ci ho capito io, non è il posto dove si premiano i migliori: è quello dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno studente e studentessa.E nella logica del premio e del castigo, della competizione, del vince chi se lo merita, lasciatevelo dire, viene fuori solo il peggio di loro”.
Il contrario di quanto dettarono e furono di mia ispirazione i GRANDI MAESTRI del passato sia nel percorso universitario sia nella pratica educativa ( Montessori, Freinet, Lodi, Manzi, Ciari, Milani, Alfieri, Ridolfi). Quest’anno poi ricorre il centenario della nascita di Mario Lodi e l'anno prossimo sarà quello di don Milani. Il grande pedagogista Francesco Tonucci ricorda “Mi sembra che questi due grandi maestri dovrebbero essere punti di riferimento per la scuola (.:.) “La scuola di Mario Lodi e di don Milani ha l'obiettivo e l'obbligo di promuovere tutti, specialmente gli ultimi, non perché sono bravi gli studenti, ma perché è brava la scuola a portare tutti a realizzare le proprie potenzialità. Altrimenti, è come un ospedale che cura i sani”.
E
allora?
La
scuola italiana “La nostra scuola oggi,
quella che vivono i nostri bambini, è quasi sempre illegale, nel senso che non
corrisponde a quello che chiedono la Costituzione, la Convenzione e gli
Orientamenti scolastici ministeriali. Dobbiamo essere consapevoli che quando ci
riferiamo a Lodi o a don Milani, non parliamo di rivoluzionari guerriglieri che
hanno fatto una scuola strana e azzardosa, ma di persone e maestri che
interpretavano correttamente la costituzione. E' da qui che dobbiamo ripartire ed è alla luce di questo che potremo
parlare di merito”(Tonucci).
Rincaro la dose e ritorno al titolo di questo post “Contro la meritocrazia per la giustizia a scuola “… perché e mi riallaccio ancora alle parole di Rosario Giunta, la giustizia a scuola è oggi l’unica giustificazione della sua esistenza. La scuola pubblica deve formare cittadini uguali, con uguali chances di partecipare alla vita pubblica, economica e sociale. Il problema della giustizia a scuola è quello dell’accesso libero e paritario al sapere e alla conoscenza da parte di tutti i giovani.
Donata Albiero