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domenica 1 ottobre 2017

RILANCIAMO LO SCRIVERE A MANO IN CORSIVO


CORSIVO   ULTIMO ANTIDOTO AI TABLET

Il Corsivo Naturale                      https://youtu.be/oC7OGgPrPG4   


La capacità degli esseri umani di scrivere a mano in corsivo, sta scomparendo, non proprio nell’indifferenza generale, ma quasi. Tablet, computer, telefonini: hanno cambiato il nostro modo di scrivere, di percepire, di apprendere. In negativo, soprattutto se si guarda ai bambini e ai ragazzi.
In Finlandia, lo Stato ha deciso che non è più necessario insegnare la calligrafia agli studenti: in un mondo nel quale tutti scriveranno sempre di più su tastiere elettroniche è tempo perso.
Così anche in Indiana, negli Stati Uniti, la scrittura è diventata una materia facoltativa.  

I difensori di penna e foglio di carta, tra i quali mi inserisco, sono sempre meno. 
Gli scienziati che studiano l’evoluzione del cervello umano sono molto più preoccupati, come gli insegnanti e i genitori avveduti, per la progressiva perdita della capacità dei ragazzi di scrivere a mano. La scrittura non è innata, non è genetica, va insegnata.
Circa un terzo del nostro cervello si mette all’opera quando scriviamo a mano, molto di più di quando scriviamo sull’iPad. E’ forse per questo che ricordiamo meglio le cose scritte a penna: ogni ricerca ha confermato il legame tra la scrittura e la capacità di apprendere.

Le scuole italiane, purtroppo, si sono arrese, o cominciano a farlo.

Eppure, secondo diversi studi, la mancanza dell'uso del corsivo può avere effetti negativi sullo sviluppo del cervello.

 “Oggi non si gioca più in strada, non ci si arrampica sugli alberi, non ci si allaccia le scarpe, non si corre e salta, non si infila un ago. Si premono tasti, o si tocca uno schermo, tutte cose che richiedono l’uso di altri muscoli rispetto a quelli per tenere in mano una penna, e che non consolidano la coordinazione necessaria a scrivere in corsivo”(Stephanie Muller, pedagogista)

“In termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano. La scrittura manuale legata accende massicciamente   aree del cervello coinvolte anche nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria” (Virginia Bermnger, Università di Washington)
 Tali studi evidenziano che l'importanza del corsivo va oltre la sua utilità pratica, risultando cruciale nello sviluppo e nella crescita dei bambini.

E negli Stati Uniti si è aperto un vero e proprio dibattito sul corsivo e sulla sua importanza. Tanto che nove Stati, fra cui California e Massachusetts, lo hanno reinserito come materia di studio a scuola. 

Secondo Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva, la perdita del corsivo potrebbe essere alla base di molti disturbi dell'apprendimento "Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. E il corsivo così come lega le lettere lega i pensieri".

L’appello della pedagogista Giuliana Ammannati è deciso: “Bisogna tornare a scommettere sul corsivo. Insieme al gioco, il gesto grafico è uno strumento di formazione della personalità e in quanto comportamento espressivo, oltre che di una valenza pedagogica, l’attività grafica è portatrice di una valenza diagnostica pronta per essere utilizzata dal pedagogista clinico.”

 Fa riflettere che il più grande innovatore del mondo digitale all'università avesse scelto di seguire proprio un corso di bella calligrafia. Questo pioniere era Steve Jobs che nelle aule del Reed College, prima di fondare la Apple, imparò a scrivere in corsivo, con eleganza, senza errori né sbavature. 

E allora?
Io sono per l’insegnamento del corsivo da sempre e invito le scuole primarie a farlo scrivere, oggi come e forse piu’ di ieri.                                                   Il corsivo è la forma di scrittura a mano più evoluta, quella in cui le forme sono eseguite con il minor numero di tratti e sollevamenti di penna, consentendo al pensiero di fluire sul foglio. La scrittura a mano è intimamente legata alla espressione della persona e può affiancarsi naturalmente all'uso di strumenti elettronici, ampliando così i linguaggi e i mezzi espressivi

Mi permetto una digressione riguardante il metodo.           
 Senza voler insegnare niente a nessuno, porto la mia esperienza diretta, sia pure di molti anni fa: non presenterei come maestra i caratteri grafici nell’ ordine di stampato maiuscolo, stampato minuscolo (script), corsivo maiuscolo e corsivo minuscolo, come imparai io quando ero piccola (più di mezzo lustro fa).  
Semplificherei.                                
 Ricordo che il modello di scrittura corsiva che ho utilizzato io come maestra a scuola, in una prima elementare, tra l’altro alla mia prima esperienza lavorativa, lo chiamavo “facilitato“(credo che coincidesse con quello chiamato dagli esperti ”italico”).  Si articolava in forme le più semplici possibili: era  la legatura che differenziava  il minuscolo slegato (o stampatello minuscolo) dal minuscolo legato o corsivo, mentre le tradizionali maiuscole del corsivo inglese - così difficili da apprendere e da leggere – venivano  rimpiazzate dalle forme dello stampatello maiuscolo. In questo modo rendevo tutto più facile e intuitivo e  insegnavo ai bambini solo due alfabeti: uno maiuscolo e l’altro minuscolo (anziché i quattro tradizionali: stampatello maiuscolo, stampatello minuscolo, corsivo maiuscolo, corsivo minuscolo).                                                              Adottando questo modello era, ed è, infatti possibile presentare un unico alfabeto minuscolo che diventava corsivo grazie all’aggiunta di tratti che legavano le lettere tra loro, risparmiando mesi di lavoro (Il gioco che faceva divertire tanto i piccoli a scuola era quello di legare le letterine senza mai staccare la penna dal foglio). 

Ritornando a ciò che mi interessa, lo scrivere in corsivo, porto la voce autorevole di Franco Frabboni, ordinario di Pedagogia all'ateneo di Bologna e presidente della Società Italiana di Scrittura:  

«La grafia, il corsivo sono veicoli e fonti di emozioni. Tradiscono la personalità, lo stato d'animo... L'abbandono della scrittura a mano porta a una scarnificazione del messaggio, lo vedo spesso nelle tesi dei miei studenti, povere, troppo brevi, dove la sintesi non è un pregio ma una incapacità di sviluppare il pensiero. Quasi sempre nelle mie lezioni faccio fare esercizi di scrittura, invito gli studenti a scrivere di sé, a raccontarsi, a confrontarsi con la propria biografia. E noto difficoltà crescenti».

«Tornare all'insegnamento della scrittura in corsivo è una battaglia fondamentale. Anche perché l'altra faccia di questa metamorfosi è la perdita della lettura. Sono due vasi comunicanti. Se non si impara il corsivo, i suoi tempi, la sua musicalità, come si farà a concentrarsi sulle parole di un libro? È chiaro che il computer è oggi una nostra appendice, un pezzo del nostro pensiero. Ma è un pensiero binario mentre la scrittura a mano è ricca, diversa, individuale, ci rende uno differente dall'altro. Bisognerebbe educare i bambini fin dall'infanzia ad annotare i propri pensieri, a capire che la scrittura è una voce di dentro, un esercizio irrinunciabile, mentre il computer è un mezzo, utilissimo per molti aspetti, ma pur sempre uno strumento di cui servirsi in base alle esigenze e non a cui asservirsi».

Ecco, confido nella scuola, per non perdere definitivamente il corsivo.  

A quanti interessati alla problematica consiglio la lettura di un manuale  Il corsivo encefalogramma dell’anima, Editore La Memoria del Mondo, 2017,  curato da Irene Bertoglio (grafologa, perito grafico giudiziario) e Giuseppe Rescaldina (noto psicologo, già autore di pubblicazioni scientifiche ) spiega il valore psicologico del "corsivo", anche attraverso analisi scientifiche.
                                                                                    
Ne vale la pena.


Donata Albiero                       

4 commenti:

  1. Grazie per questo bell'articolo che mi trova perfettamente d'accordo. Lo scarico e lo giro al gruppo di insegnanti che ho il piacere di coordinare e lo userò come base di riflessione e di approfondimento per le nostre discussioni pedagogico-didattiche.

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    1. cara Gabriella mi fa piacere che si rifletta su questa tematica troppo spesso lasciata in disparte. Dirò di più : io sono anche per esercizi gioco di BELLA SCRITTURA

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  2. Io, pur avendo una caligrafia quasi perfetta ,essendo rumena,l'obbligo era per poter facilitare la correzione da parte dei professori, dei compiti. Però per me è stato sempre un rallentamento per esprimere i miei pensieri. L'onda dei miei pensieri è più veloce della mecanica del mio corpo quindi da questo anche la dislessia nel leggere. Per creare non serve una scrittura ma la voglia di fare ancora di più se la tecnologia ti aiuta. Guarda caso i giovani di oggi sono più abili con la tecnologia, senza tanto addestramento , e sono più capaci a vedere cose di con lui che è stato imposto la caligrafia, che per me non ha nessuna utilità in futuro così come le lingue morte. Confondono solo. La semplicità è logica che crea sanità mentale. Grazie.

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