Scuole aperte anche d'estate
Un vecchio dibattito si ripropone ogni
anno con la fine dell’anno scolastico, stavolta ancor più aspro dopo che è
stato annunciato alla Stampa dalla ministra all’istruzione Fedeli a giugno 2017
il nuovo piano “Scuole aperte anche d'estate” sul
quale i tecnici stanno lavorando, che punta a rivoluzionare l'intero sistema
scolastico.
“Il
tema non è dei più appassionanti, almeno per chi non ha figli e vede ogni anno,
verso maggio e giugno, giornali e tv attraversati dalla solita, sterile, polemica sull’opportunità
di lasciare aperte o meno le scuole d’estate. Per chi i figli
ce li ha, tuttavia, l’argomento è di sicuro tra i più sentiti, visto che nel
nostro Paese quanto a calendario scolastico siamo fermi, credo, a una
cinquantina di anni fa: le scuole chiudono intorno al dieci giugno e riaprono a
settembre inoltrato, scaricando sulle spalle delle famiglie ben tre mesi di vacanze che vanno
organizzate con le forze a disposizione, che sono spesso –
specie per le famiglie non benestanti o con nonni e parenti lontani o non più
vivi – molto poche e da centellinare con cura (visto che, tra l’altro, si
continua a lavorare fino al dieci agosto per avere una ventina di giorni di
ferie o poco più).”
Premetto che difendo la scuola pubblica, l’ho sempre difesa. Sono ben consapevole dello stato
di degrado che essa presenta, spesso priva di spazi e strutture alternative ai
soli posti aula; sono altrettanto ben consapevole del ruolo istituzionale che
essa ricopre, di formazione educazione istruzione degli allievi, non certo di servizio assistenziale e sociale.
Sostengo le lotte democratiche e pacifiche dei
collettivi studenteschi, le ho sempre sostenute, contro l'indifferenza con cui i vari Governi, ma soprattutto
l’ultimo, stanno facendo sgretolare le scuole pubbliche, nel silenzio,
nella ignoranza dei
problemi, nella superficialità distratta dei provvedimenti di emergenza
...
Lotto per la scuola pubblica della Costituzione, ho sempre lottato, ritenendo che essa debba restare uno spazio comune, libero,
autonomo dove far crescere bimbi che dovranno essere persone consapevoli,
dotate di strumenti tali da consentire loro di saper e poter scegliere, di avere uno
sguardo critico e autonomo.
Considero la legge 107, l’ho considerato
fin dalla sua approvazione (ho raccolto le firme in piazza per la sua
abrogazione), una beffa al Paese perché riduce
la scuola a essere classista,
verticale, autoritaria, aziendalista .
Conosco, dunque, bene a cosa è stata ridotta la scuola, devastata
dall'incuria, dalle clientele e dalle ideologie. Non sono una sprovveduta e sono scettica
di fronte agli annunci del ministro di turno per la scuola aperta d’estate;
ogni volta, mi chiedo se sia solo 'opportunismo politico’ che, se applicato, senza un vero Progetto dello
Stato, sfigurerebbe la scuola italiana, trasformandola in parcheggio estivo in
funzione di supplenza e di babisitteraggio
pubblico.
Però, chiarite
le premesse e l’alta considerazione che ho per la scuola pubblica e i
professionisti che vi operano, io non sono contraria alla scuola APERTA tutto l’anno, anche
d’estate.
La ragione è
semplice.
La scuola, io non la vedo, né l’ho mai vista quando ho operato in essa, come un
insieme di uffici, di personale; è arte, politica, cultura, è
compagnia, è lavoro, è gioia, è futuro.
La scuola dovrebbe
essere la meta dell’agenda di ogni Governo, di ogni Regione, di ogni
Comune.
E qui
sta il punto
La
scuola deve condividere i suoi spazi e diventare veramente bene
comune tenendo aperte le aule
anche oltre il calendario e l’orario
scolastico
Nel caso specifico dei
ragazzi, vedo la scuola
un luogo laico dove le famiglie che ne hanno necessità trovino i servizi estivi ideati dai comuni (meglio
se in accordo con le esigenze formative delle scuole), con personale
specializzato esterno, rivolti alle
diverse fasce d'età, dove si promuovano esperienze educative e di
socializzazione all'interno di contesti stimolanti, creativi e rilassanti;
servizi di supporto alle famiglie, che rispondono a precisi requisiti e
standard qualitativi, per chi resta in città (per favore non demonizziamo le
esigenze sacrosante delle famiglie) .
Naturalmente, tutti i progetti
educativi dovranno mirare a soddisfare il bisogno primario dei minori di divertirsi, muoversi, conoscere nuovi
amici, inventare, costruire, partecipare
attivamente e da protagonisti alle diverse attività proposte, con
un'attenzione particolare rivolta al rispetto reciproco e alla natura.
Basterà essere chiari sul tipo di servizio (centro estivo) e su come verrà svolto.
Le opportunità per bambine e bambini si potranno basare su un sistema integrato di iniziative estive, alcune curate direttamente dall'Istituzione nelle proprie sedi e con proprio personale (senza essere però obbligata a farlo), altre o in toto organizzate dal Comune con personale ad hoc, rispetto ai quali l'Istituzione eserciti un ruolo di governo dell’offerta complessiva, favorendo le condizioni di accessibilità e di pari opportunità dell'utenza.
Il vero problema è però il centro estivo generalizzato, modulato e
flessibile, con delle linee guida
chiare che stabiliscano le regole su chi e come occuparsi degli studenti, della
cui istituzione e dei corrispondenti oneri dovrebbero farsi carico lo Stato e gli
Enti Locali. Ma alla fin
fine, basterebbe che lo Stato finanziasse i comuni con un
apposito capitolo, lasciando ad ogni comunità decidere di quali centri estivi
abbia bisogno, in che fasce orarie e in che ambienti svolgerli… anche in una
scuola, quando necessario
Che ve ne pare?
Donata Albiero
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