PER UNA NUOVA RESPONSABILITA’
EDUCATIVA
Il cambiamento climatico spiegato ai bambini https://youtu.be/Hkk9zKiR1_o
La
crisi climatica ha messo in primo piano l’ineluttabilità dell’interdipendenza globale
nel mondo contemporaneo: le scelte economiche ed energetiche di un paese, così
come i problemi ambientali, sono interconnessi a quelli di altre parti del
Pianeta.
“Dobbiamo
partire da qui per capire di quali strumenti abbiano bisogno i ragazzi ma anche
gli adulti per orientarsi nel mondo locale e globale, visto che hanno
esperienze dirette del mondo intero perché lo conoscono di persona (viaggi,
scambi …), perché il mondo sul web si è rimpicciolito, perché ce l’hanno sotto
casa, visto l’aumento di popoli e culture diverse che abitano i nostri
territori” (Legambiente).
La dimensione globale è presente ogni giorno
nei nostri territori, come flusso continuo di informazioni, stili di vita
omologati, come fenomeni che trovano in essi il luogo dove scoppiano le
contraddizioni di alcuni processi planetari (la immigrazione e i cambiamenti climatici ad es) , che non conoscono confini geografici o
amministrativi.
Saranno i poveri del
mondo a pagare il prezzo più salato del cambiamento
del clima (si stima 175
milioni di bambini a rischio nei prossimi 10 anni solo in Asia e in Africa) se
non si interviene.
La sfida è enorme, richiede una risposta urgente da tutte le generazioni;
i bambini, i ragazzi, i giovani che erediteranno la terra sono le ultime
persone che dovrebbero essere escluse e vanno investite con la
partecipazione.
Purtroppo, in Italia nessun partito politico (se non alcune esigue minoranze) menziona il cambiamento climatico nei suoi
programmi.
Eppure, la questione preoccupa gli italiani.
Una indagine Gfk-Wwf, del marzo 2016 svela
che oltre 85% pronto a nuovi stili di vita. Insieme ai dati
già citati, l’indagine GfK ha poi rilevato che alla domanda su chi sia più
impegnato attualmente contro il cambiamento climatico, non c’è da sorprendersi
che la maggioranza (61%) risponda “le associazioni ambientaliste”.
Al secondo
posto, ma con poco più della metà dei consensi (36%) l’Unione Europea, mentre
il Governo italiano e le grandi imprese sono considerati molto meno credibili
(intorno al 15%), poco più delle imprese petrolifere multinazionali (13%).
Costringere, sorvegliare, punire non basta
per stimolare comportamenti virtuosi da parte degli italiani.
Non c’è che una ricetta.
Investiamo nella Scuola.
A dire il vero, nel 2009 c’è stato un progetto coordinato tra Ministero dell’Ambiente e
Ministero dell’Istruzione, con tanto di faldone di ‘linee guida’, per
introdurre l’insegnamento nelle scuole. Da allora, contenuti di base come
trattamento dei rifiuti ed energia sono entrati nei testi e nei programmi degli
insegnamenti di Scienze e Geografia. Ma si tratta di ‘conoscenze’ tecniche,
inserite all’interno di altre materie, informazioni quindi, non
un percorso continuativo, né vera e propria ‘formazione ’ ad un corretto
rapporto con l'Ambiente.
L’ho già denunciato in altri post e lo ribadisco qui, ora.
Non
continuiamo solo con i progetti extrascolastici (li conosco bene), affidati
alla iniziativa di docenti più o meno sensibili o e\o promossi dai vari
dirigenti che ci credono.
Nonostante gli annunci ministeriali,
l’Educazione Ambientale nella Scuola italiana è ridotta, anche nella cosiddetta
Buona (!?) Scuola, a flash (anche l’EXPO lo è stato), spot, il minimo sindacale di una doverosa informazione
ambientale per i giovani.
Non sono incisivi per cambiare stili di
vita.
C’è un rapporto tra la vita reale dei
cittadini e le conseguenze del disastro ambientale locale e globale.
Localmente (Ovest del Vicentino) subiamo
il peggioramento rapido della salute del cittadino provocato dall’agricoltura chimica (pesticidi, diserbanti), dal cibo spazzatura, dall’aumento costante dei rifiuti, dall’inquinamento dei corsi
d’acqua (PFAS nel Veneto), dall’aria che respiriamo.
Globalmente, l’uso della energia fossile
è direttamente e\o indirettamente responsabile dei conflitti, sempre più
numerosi, del terrorismo, del riscaldamento del globo e delle grandi
migrazioni.
Sono aspetti che ormai toccano la
nostra vita quotidiana nei confronti dei quali non è più sufficiente la
semplice conoscenza ma necessitano di un processo
formativo permanente in cui la scuola deve essere chiamata in causa, per
dare ai giovani capacità critica e possibilità di opporsi al degrado generale, di partecipare, in primo luogo con la modifica
degli stili di vita, a una necessaria inversione di tendenza.
La
formazione scolastica sui temi dell'ambiente deve diventare perciò
una
prosecuzione ideale dell’educazione civica , contribuendo a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio, ponendosi come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva, allargando i propri orizzonti, entrando in relazione con l'altro, comprendendo di appartenere ad un "mondo comune" .
prosecuzione ideale dell’educazione civica , contribuendo a sviluppare nei giovani il senso di partecipazione alla comunità insediata sul territorio, ponendosi come possibile vettore di un'idea di cittadinanza positiva, allargando i propri orizzonti, entrando in relazione con l'altro, comprendendo di appartenere ad un "mondo comune" .
Oggi sappiamo che questo mondo non dispone di risorse infinite, e perciò
il senso di appartenenza comune induce anche la consapevolezza del limite
dello sviluppo, al concetto positivo della
decrescita.
Ripeto, la nuova educazione civico-ambientale deve insegnare a prendersi cura del nostro territorio e del
nostro mondo, per renderlo più accogliente e solidale, più "umano"
per l'oggi e per il domani, più equo per le future generazioni.
Adottiamo insieme la cultura del benessere investendo beni comuni, servizi,
spazi sociali, scuole, lottando contro gli sprechi e gli abusi, monitorando con
serietà il percorso e gli esiti, con il concorso e l’intervento attivo degli
studenti e delle famiglie.
La speranza è che, insieme, cittadini associazioni,
scuole, comuni (vedasi
Il Patto dei Sindaci http://www.ilcambiamento.it/articoli/il-patto-dei-sindaci-per-una-vera-rivoluzione-energetica-dal-basso )
possiamo costruire il ponte fra il mondo che abbiamo e il mondo che auspichiamo, basato su un’economia della sobrietà e della valorizzazione dell’essenziale, delle relazioni e della cooperazione.
Il Patto dei Sindaci http://www.ilcambiamento.it/articoli/il-patto-dei-sindaci-per-una-vera-rivoluzione-energetica-dal-basso )
possiamo costruire il ponte fra il mondo che abbiamo e il mondo che auspichiamo, basato su un’economia della sobrietà e della valorizzazione dell’essenziale, delle relazioni e della cooperazione.
Donata Albiero
P.S.
NON E' UNA BUONA SCUOLA SENZA L'EDUCAZIONE ALL'AMBIENTE
http://donataalbiero.blogspot.it/2016/09/non-e-una-buona-scuola-senza.html
IMPATTO DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
http://www.eea.europa.eu/publications/climate-change-impacts-and-vulnerability-2016
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