Dopo il caso sollevato poco tempo fa da Forza Nuova che accusava l´Istituto comprensivo 2 di Arzignano di insegnare durante il corso sull’affettività la perversione, dubbi subito fugati a favore della scuola ovviamente, l’occasione mi serve, come già ho fatto con la tematica del tempo scolastico, per affrontare, a bocce ferme, la questione ‘SESSUALITA’ A SCUOLA’ ed esprimere il mio parere professionale , confortata dall’esperienza condotta nella guida di un istituto scelto dal Ministero della P.I. per il progetto pilota europeo sulla educazione sessuale a scuola . Correvano gli anni dal 1995 al 2001
Purtroppo , sono ancora poche le scuole che propongono ai propri studenti lezioni di educazione sessuale e, quando lo fanno, spesso errano nei contenuti e errano nei metodi.
Già, perché più che a spiegare il rischio, il pericolo, il danno, la patologia, più che impartire nozioni fredde di scienze e di anatomia occorre sviluppare atteggiamenti positivi e costruttivi della salute sessuale intesa come valorizzazione della personalità, della comunicazione, dell’amore, del piacere, integrato quest’ultimo in un progetto più ampio di vita.
Spesso mancano anche le figure adatte. Non basta essere medici, ginecologi , sessuologhi; si deve essere capaci di rapportarsi educativamente a un uditorio di bambini di ragazzi di giovani studenti, emozionandoli e rendendoli partecipi
Se poi si crede che esista una età particolare in cui è opportuno ‘parlare di sesso’ rispetto a un’altra niente di più sbagliato. L’importante è tener conto delle esigenze che per ogni fascia di età sono diverse.
Partì così il progetto formativo di ricerca intitolato ”L’educazione alla sessualità e l'apprendimento socio – affettivo” che investiva in continuità studenti della scuola d’infanzia (allora si chiamava ancora scuola materna), scuola primaria (ovvero scuola elementare), scuola media, e scuola superiore.
Il protocollo di ricerca, SIGLATO dalla scuola con il Dipartimento di Psicologia di Torino dell' Università degli Studi di Torino con la collaborazione del Centro Clinico Crocetta retto dal prof Fabio Veglia, aveva lo scopo di verificare le conoscenze, la qualità delle risposte emozionali e i cambiamenti degli atteggiamenti rispetto alla sessualità , prima e dopo un intervento di educazione sessuale. Venivano confrontati un gruppo di studenti 'trattati' secondo il metodo tradizionale (operatori ASL), un gruppo di studenti 'trattati' secondo il modello Veglia ed, infine, un gruppo non trattato. "Si trattava di studenti da una età dai 5 ai 18 anni
Anni dopo, nel
2005, quando ero già ad Arzignano a dirigere la scuola media Giuriolo, usciva
il libro di Fabio VEGLIA con i risultati:
Manuale di educazione sessuale –Erickson
Manuale di educazione sessuale –Erickson
vol 1 aspetti teorici
vol 2 percorsi scolastici
Prima del manuale , nel 2003, veniva pubblicato il libro “C'era una volta la prima volta - Come raccontare il sesso e l’amore a scuola, in famiglia , a letto insieme”, sempre dalle Edizioni Erickson, scritto da Fabio Veglia e Rossella Pellegrini: forniva un modello operativo completo per accompagnare persone di tutte le condizioni e le età della vita nel cammino, qualche volta impervio, della loro sessualità.
A parte i lusinghieri
ringraziamenti nella pubblicazione riportati alla nostra scuola, qui mi
interessa la metodologia adottata.
"Questa ricerca –scriveva allora Veglia- nasce dal presupposto che per 'vivere bene la propria sessualità' sia necessario possedere non solo nozioni (la conoscenza fredda) ma anche la capacità di esplorare atteggiamenti, bisogni e modalità relazionali propri e altrui, ovvero competenze indispensabili per effettuare scelte in piena autonomia. L'ipotesi è che per insegnare tali capacità e competenze sia più efficace utilizzare il modello 'interattivo narrativo' di Fabio Veglia , piuttosto che le logiche educative tradizionali"
La ricerca,
dunque, è stata finalizzata alla validazione di una metodologia che vedeva negli insegnanti le figure professionali principali per
l'educazione alla sessualità nelle scuole, capovolgendo la prassi consolidata
di chiamare gli 'esperti' esterni nelle scuole (psicologi, sessuologi, medici,
ginecologi)."Questa ricerca –scriveva allora Veglia- nasce dal presupposto che per 'vivere bene la propria sessualità' sia necessario possedere non solo nozioni (la conoscenza fredda) ma anche la capacità di esplorare atteggiamenti, bisogni e modalità relazionali propri e altrui, ovvero competenze indispensabili per effettuare scelte in piena autonomia. L'ipotesi è che per insegnare tali capacità e competenze sia più efficace utilizzare il modello 'interattivo narrativo' di Fabio Veglia , piuttosto che le logiche educative tradizionali"
classi terze scuola elementare
'grandi' scuola materna
La pubblicazione
della scuola “La storia del ciccetto e della ciccetta“, curata dai docenti
coinvolti nel metodo narrativo, testimonia il valore dell ‘essere gli
insegnanti stessi, se motivati a farlo, i formatori dei bambini ragazzi in classe,
naturalmente insegnanti ben preparati, così come è avvenuto a Montecchio utilizzando specifici fondi europei .
Anche i genitori se ben informati diventano dei preziosi alleati e collaboratori attenti in una azione congiunta con i figli, per una educazione affettiva e sentimentale positiva e serena.
Il metodo
narrativo poi permette di esplicare le
emozioni che stanno alla base della sessualità,
che il bambino , il ragazzo, in altro modo , non riuscirebbero a esplicare. naturalmente insegnanti ben preparati, così come è avvenuto a Montecchio utilizzando specifici fondi europei .
Anche i genitori se ben informati diventano dei preziosi alleati e collaboratori attenti in una azione congiunta con i figli, per una educazione affettiva e sentimentale positiva e serena.
Nel convegno Nazionale tenutosi a Bassano nel 2001 si sono esplicati i risultati .
Le stesse rappresentazioni grafiche della storia del cicetto e della cicetta hanno fatto riscontrare disponibilità, serenità nella rappresentazione (nessuno si è rifiutato). Si è visto anzi come, pur non avendo mai mostrato ai bambini immagini relative alla tematica ( la sperimentazione lo richiedeva) essi abbiano saputo ugualmente darsi una valida rappresentazione grafica e quindi mentale degli eventi.
Le famiglie hanno risposto all'iniziativa in diversa misura, sia manifestando entusiasmo, interesse, chiedendo chiarimenti, partecipando al dialogo intenzionalmente promosso attraverso i bambini (raccontate a papà e mamma cosa abbiamo detto, chiedete se anche loro conoscono questa storia come la conosciamo noi…) sia, in pochi casi per la verità, delegando alla scuola. Il dialogo veniva periodicamente verificato ( bambini avete posto al papà e alla mamma le domande? Cosa hanno risposto? Vi hanno raccontato altre cose? Avete altre domande da fare?.
L'iniziale ed essenziale storia del cicetto e della cicetta, la storia successiva di Sofia ( per prevenire gli abusi) sono state quindi progressivamente arricchite di contenuti e di emozioni, desiderabili quando correlate all'innamorarsi, al concepire i bambini, al farli nascere e indesiderate quando correlate a nascite mancate o a comportamenti devianti di abuso.
Valutata nella sua totalità , l'esperienza è stata certamente bella, valida, coinvolgente, utile e ben proponibile a bambini dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia.
E' risultata bella e coinvolgente anche per l'insegnante che l'ha messa in atto. Si auspica ora che possa trovare ampia adesione e applicazione nelle scuole dell'infanzia."
classi quinte elementare
" Non abbiamo avvertito - scrive infatti- sia in noi che negli alunni, forti segnali di rifiuto o di malessere, dissonanze o evitamenti atipici.; certamente, qualche piccolo è arrossito, qualcun altro ha espresso il suo imbarazzo con una risatina, qualcun altro si è distratto volutamente. La maggior parte di loro, pur definendosi emozionato oppure confuso, ha, crediamo, accolto le nostre parole, i nostri gesti, le nostre carezze, perché abbiamo cercato, pur con i nostri limiti, di rispettare la loro intimità, svelata in parte nei loro racconti, nella loro richiesta di rassicurazione e di protezione".
Un genitore di un alunno del primo circolo di Montecchio Maggiore , intervenuto a Bassano il 19 maggio 2001, momento conclusivo del progetto ENHPS, ha così relazionato ai presenti al Convegno per conto delle famiglie: " A nome dei genitori dei bambini che hanno vissuto l'esperienza del 'fare educazione sessuale' a scuola, desidero comunicare a tutti l'entusiasmo, la meraviglia, la spontaneità delle narrazioni, sia pure frammentarie , dei nostri figli. Eravamo consapevoli della proposta che sarebbe stata fatta ai nostri figli, ma nel contempo 'titubanti', data la delicatezza della tematica. Ci siamo sentiti coinvolti nelle emozioni e nei contenuti da comunicare ai nostri figli in 'continuità' ed a conferma dell'esperienza scolastica. Le domande birichine sono puntualmente arrivate… Abbiamo cercato di rispondere in modo familiare ma vero, abbandonando le spiegazioni magiche o i diversivi.
Abbiamo conosciuto aspetti dei nostri figli che ci erano sconosciuti. I figli ci hanno svelato una piccola quota di intimo che è in loro e questo ci ha coinvolto. Non possiamo più delegare ma diventiamo parte in causa nell'educazione sessuale dei nostri figli…" Atti del Convegno
Ecco
Noi professionisti, nel primo circolo di Montecchio
, abbiamo vissuto l’educazione sessuale come una scommessa sul futuro, un
discorso amoroso in forma di racconto da proporre ai bambini, una proposta di
dialogo, un sogno di fiducia tra bambini e genitori . E l’abbiamo perciò sostenuto con affetto e coraggio.
E' questa la SCUOLA che io voglio, la scuola delle EMOZIONI , delle RELAZIONI.
E' la scuola che un bambino , un ragazzo non dimentica , che porta nel cuore per tutta la vita.
Grazie a
Isabelle Barras e a Ciro Basile per i loro preziosi consigli. Grazie a
Marinella Mazzone e a Giovanni Turcotti, a Roberto Stura, a Giuliana Bertola e
a Franca Viola, a Maria Grazia Tomaciello, a Marco Appoggi, a Serena Tedeschi,
ad Ada Tomba, ad Antonio Parise, a Donata Albiero per aver creduto nella nostra
idea e per averla sostenuta con affetto, con coraggio e con generoso impegno
politico e amministrativo.
Grazie agli
insegnanti delle scuole per l'infanzia, delle scuole elementari, delle scuole
medie inferiori e superiori che in tanti paesi e città d'Italia hanno
partecipato con passione a questo progetto di rinnovamento culturale.
Grazie ai
genitori che hanno sopportato e compreso le nostre provocazioni cercando
insieme a noi un racconto nuovo per parlare con i loro figli del sesso e
dell'amore.
Grazie ai
bambini, alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che abbiamo incontrato in
tutta l'Italia. Grazie davvero per aver scritto con noi questo libro.
" E' QUESTA LA SCUOLA CHE IO VOGLIO, LA SCUOLA DELLE EMOZIONI , DELLE RELAZIONI.
RispondiEliminaE' la scuola che un bambino , un ragazzo non dimentica , che porta nel cuore per tutta la vita." Condivido pienamente. Insegno in una secondaria superiore. Ritengo che la strada sia lunga perchè i tabù sono tanti e l'educazione sessuale è spesso improvvisata e inadeguata. Complimenti per il lavoro svolto.
Grazie. All'inizio come direttrice didattica ho fatto molta fatica a convincere un gruppo di insegnanti a mettersi in gioco con la formazione per diventare essi i formatori nelle sezioni e nelle classi della loro scuola. Nel gruppo per dare l'esempio mi sono messa dentro anch'io. Ricordo i rossori e lo sguardo abbassato per imbarazzo, per timidezza, per vergogna quando il nostro supervisore ci provocava con le parole anche in dialetto usate correntemente dai minori tra loro e nel linguaggio comune. Partiva dal presupposto che non bisognava demonizzare il linguaggio corrente ma introdursi in esso. Parlare dell'amore, del sesso come affetto , sentimento, affettività ,senza cadere nella 'retorica' della religione. Fatica, impegno costanza fino al termine del percorso pluriannuale . Ma ti assicuro che queste cinque docenti poi ...hanno fatto i miracoli , hanno conquistato i bambini , i ragazzini, le famiglie nel percorso . Sicuramente un bagaglio culturale che continua anche ora ma ci vogliono soldi per la formazione , entusiasmo ,convinzione e soprattutto capire che l'educazione affettiva sentimentale arricchisce la persona. E poi ...solo i docenti possono introdursi nelle situazioni vissute da ogni bambino loro affidato e trovare le parole giuste per relazionarsi . Quando sono passata preside in una scuola media ho dovuto ricominciare da zero e non avendo insegnanti disponibili e nemmeno un progetto europeo cui attingere sono ricorsa a una esperta ma scelta da me, pagandola come scuola , perché doveva avere le competenze relazionali , agire trattando le emozioni dei ragazzi , entrando nel loro mondo difficile della preadolescenza. Non mi interessavano i medici , i ginecologi ottenuti gratuitamente dall'ULSS. Poi sono riuscita a ottenere il contributo della amministrazione comunale finalizzato a tal scopo e quando questo è finito sono ricorsa per i finanziamenti al comitato dei genitori . Ma la persona incaricata e i contenuti sempre sono stati scelti in autonomia dalla scuola e non dalle famiglie .
Elimina