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giovedì 6 febbraio 2014

L'INGANNO DELLA SETTIMANA CORTA

Scuola oggi, scuola del futuro?  

 http://youtu.be/M8dV0DYeQ7w  Vado a scuola - film 
                                Tanti modi diversi di andare a scuola



 I giochi sono fatti. 

I consigli di istituto hanno deliberato  e le  iscrizioni alle scuole per l’anno scolastico 2014/2015  sono operative. Ho aspettato che Arzignano, intendo  le scuole (istituti comprensivi e secondarie di secondo grado) nella loro autonomia  decidessero per quanto riguarda il tempo scolastico da offrire nel Piano della  
Offerta formativa anno scolastico 2014 /2015, prima di intervenire .


La mia riflessione è del tutto personale ma non certo sprovveduta; 31 anni di dirigenza scolastica non sono pochi e certamente  sufficienti  per conoscere i meccanismi ‘ umani’ e ‘tecnici’ che sottendono alle votazioni negli organi collegiali .                                         Non so se nei consigli di istituto di Arzignano, nell’esprimere la scelta  del tempo scolastico, i  docenti, gli studenti (nelle secondarie di secondo grado), i genitori  hanno espresso il loro voto a titolo personale o come delegati ( in quanto rappresentanti della categoria di appartenenza) come auspico che sia stato. 
In ogni caso, vorrei che quanto scrivo fosse letto con serenità e  valutato per quello che intende essere: un appello ponendomi esclusivamente  dalla parte dei bambini, dei ragazzi e dei giovani.  
So che molte scuole superiori e istituti comprensivi, in Italia, hanno deciso per la riduzione dell'orario scolastico su cinque giorni, dal lunedì al venerdì. 
 Arzignano non è stata da meno .  
Scrive Fabio Luppino, provocatoriamente, in un articolo di gennaio 2014  “E' un vecchio pallino dei ceti più abbienti: avere i figli a casa il sabato, che bello. Magari gli altri giorni hai anche qualcuno che li va a prendere a scuola e che li pungola a fare i compiti o li dà ripetizioni. La settimana corta porterebbe i ragazzi dei licei a stare a scuola fino alle due e quelli dei professionali e tecnici fin oltre le tre. Siccome, anche in forza di precedenti tagli, molti ragazzi hanno la scuola distante da casa, l'agognato ritorno tra le mura domestiche in alcuni casi non si avrà prima delle quattro... A quell'ora e dopo il viaggio di ritorno a cui devi aggiungere l'alzataccia mattutina, la voglia di studiare dei ragazzi sarà senz'altro a mille. Tutte cose ovvie e ragionevoli che però, sulle prime, non vengono considerate proprio dai genitori tanto presi dal week end con i  figlioli… A quanto risulta proprio i figlioli-studenti nella maggior parte dei casi si sono schierati contro questa misura. Ma i presidi la propongono e la ripropongono con una certa insistenza quasi ad insinuare il dubbio che la spinta venga  dall'alto” .

Continuo nell’analisi delle varie realtà .                                                                  
In un ex circolo didattico di Arzignano da anni  vigeva  (pare che tutti fossero e siano tuttora contenti: genitori, insegnanti, amministrazione) la settimana corta. Io ero l’unica dirigente che gestiva le tre scuole medie (Zanella, Motterle, Beltrame di Montorso) fino a due anni fa. Ebbene, mi sono sempre opposta, per quanto di mia competenza, discutendo nei collegi dei docenti prima, andando poi, nel consiglio di istituto a portare la proposta educativa del collegio, a che i ragazzini delle medie, in una  età difficilissima quale quella della pubertà, facessero la settimana corta, ovvero  lezione per  sei ore al giorno consecutive o per 5 ore al giorno con due rientri sempre, con il sabato libero.
Francamente, non mi convince il discorso  della ‘famiglia unità il sabato ( e … magari , disunita negli altri giorni perché difficilmente i ragazzi riusciranno a pranzare con i genitori).   

Li conosco bene i ragazzi  di questa età.

Ad ogni modo, ora, nelle secondarie di primo grado (medie), l’opzione più utilizzata, almeno in provincia di VI , e’ la settimana corta in cui le 30 ore si distribuiscono in  5 giorni con  sei ore giornaliere al mattino. 
Mi pare  anche ad Arzignano. 
Vi chiedo in tutta coscienza, cari genitori e  cari docenti li vedete i vostri figli, i vostri studenti di scuola media,
sui banchi dalle 8 alle 14.00 ininterrottamente? Quali soluzioni saranno utilizzate  a scuola  per non farli ‘scoppiare’? Si allungherà l’intervallo a metà mattinata? O si creeranno  due mini pause  nel corso della giornata?  Sia come sia saranno dieci venti minuti in meno quotidiani  sottratti alle lezioni.                   
 E poi se l’alunno si ammala non avete tenuto conto che l’orario concentrato in 5 giorni significa più ore di lezioni saltate e maggiori difficoltà nel recupero?    
 E veniamo al sabato a casa: i nostri adolescenti saranno a casa a studiare o considereranno la vacanza prolungata dal venerdì sera alla domenica sera?    Mi  chiedo ancora: i tempi dell’attenzione sono stati valutati bene? Poiché…      - stando agli studi scientifici - l’ attenzione dura al massimo 45 minuti, poi il cervello rallenta, quali rimedi adotterà la scuola?  Secondo Massimo Santinello, docente di psicologia dell’università di Padova, poi, oggi, la durata della attenzione nei ragazzi è sempre più ridotta.  Ha senso che noi, nelle scuole,  allunghiamo le ore di lezioni in una giornata?  Che ne facciamo dei ragazzi fragili , dei ragazzini in difficoltà di apprendimento , degli studenti  che hanno necessità di più tempo disteso per apprendere ? Rinviamo  la questione affidando alle famiglie  i compiti a casa al sabato ?
Suvvia!
Che tristezza … pensare   al giorno libero unico dei docenti al sabato,  pensare all’aspetto organizzativo delle supplenze più gestibile ,  pensare a un giorno in meno da accompagnare o inviare i figli a scuola , pensare e  considerare uno ‘spreco  energetico’  l’apertura al sabato  

Ma in Italia c’è da aspettarsi di tutto. Se poi penso alle scuole che, tolte le ore di lezione , vengono chiuse e  non vengono utilizzate durante la giornata  la mia tristezza e il mio senso di impotenza aumentano.
La scuola è di ogni cittadino, dei bambini e dei ragazzi, degli insegnanti e delle famiglie, di chi la tiene pulita, di chi ha studiato, di chi studia ancora e di chi ha smesso e vuole ricominciare, di chi la amministra: di tutta la città.
La scuola è il bene comune di tutti, è il primo bene di chi governa la città.


La scuola aperta è il centro della vita dei quartieri, un luogo continuo di ascolto e discussione sui problemi della città e di coinvolgimento di tutte le generazioni.


Le scuole devono restare aperte tutto il giorno, oltre le lezioni curricolari, per offrire momenti di recupero e di potenziamento delle discipline, per proporre attività ludiche, sportive, di intrattenimento e di sperimentazione con la musica, l’arte, il teatro.
Devono  essere aperte tutto l’anno (con possibilità di assumere personale 'specializzato'  ricevendo finanziamenti adeguati se la gestione fosse dell' istituto,  o  gestione diretta dei comuni), per aiutare i genitori che lavorano durante l'estate , per non lasciare nelle strade o davanti alle tv  i bambini  soli, ma  con progetti educativi di qualità  ( di divertimento , di movimento , di partecipazione attiva , di protagonismo)
Non devono essere vissute solo da studenti e insegnanti, ma offrire occasioni di scambio tra generazioni e culture, luoghi dove il privato sociale può portare competenze e proposte, dove le famiglie e tutti i cittadini possono trovare progetti pensati per loro, e contemporaneamente svilupparne di propri.

Proviamo come cittadini attivi a esigere un servizio adeguato per i nostri figli e non solo adeguato alle nostre esigenze di dirigenti docenti genitori, amministratori  ?
Io non rinuncio  a sperare
Donata                                                                          06/ 02/ 2014

Che ne è della nostra scuola ? Ulteriori riflessioni

QUANDO IL TEMPO ERA DISTESO
http://donataalbiero.blogspot.it/2014/10/quando-il-tempo-scuola-era-disteso.html
* Studenti in piazza, impariamo da loro
http://donataalbiero.blogspot.it/2012/10/studenti-in-piazza-impariamo-da-loro.html
*  Difendiamo la scuola pubblica 

13 commenti:

  1. L'amarezza sulla scelta della settimana corta e' tanta e mi ha accompagnato per due lunghe giornate dopo gli utimi fatti accaduti nella mia scuola. Ho sentito di tutto e non credevo alle mie orecchie: la settimana corta come panacea degli sbriciolati legami familiari, il sabato quale momento di ritrovo per fare shopping (pratica educativa per ristabilire l'incontro tra i componenti del nucleo familiare), insomma l'apologia del sabato da vivere gioiosamente tutti a casa, al fine di adeguarsi ai modelli culturali imposti dalla societa'. Tanto ormai la settimana corta c'e' dappertutto e ci dobbiamo adeguare. E chi adduceva queste tristi argomentazioni? Alcuni colleghi!!!! Ho per la prima volta capito che la demolizione della scuola sta venendo dal suo interno. Tanti Bruto e Cassio la stanno tradendo. Ma a che cosa ci si deve adeguare??? All'ignoranza dilagante??? E i ragazzi? Chi ha chiesto il loro parere???Nessuno!!! E chi ha informato le famiglie su vantaggi e svantaggi??? Nessuno!!!
    Allora doppio inganno!!!
    Prima erano la scuola e la cultura ad essere al centro della vita dell'uomo. Ora, forse, non ci credono nemmeno piu' alcuni docenti.
    Quanta amarezza!!!

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    1. Sottoscrivo tutto! io ho fatto un'indagine nelle mie classi e alla maggioranza dei ragazzi la settimana corta non piace perché rende necessario, da parte loro, il sacrificare tutta una serie di attività sportive o di altro tipo. Purtroppo ora vige la mentalità dei tagli e il risparmio si fa proprio laddove bisognerebbe investire. Tristezza!

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    2. Sottoscrivo, insegno in un professionale, 32 ore ora organizzate in 4 lunedì e sabato, 6 gli altri giorni. Posto che, facendo l'orario, la maggior parte dei docenti non vuole l'ultima ora perchè è faticosa, per docenti e studenti, mi chiedo che senso ha togliere le quatto ore del sabato e farle diventare 2 seste una settima e una ottava ora??? L'onestà intellettuale direbbe che quelle sarebbero ore quasi buttate: ma chi di noi docenti sopporterebbe un corso con lezioni da 6 a 8 ore al giorno? E' una ovvietà che la capacità attentiva e l'apprendimento in generale richiedono momenti brevi e spalmati nel tempo. La storia del week end è una buona balla, magari le commesse dei supermercati potessero contare almeno sulla Domenica! assurde contraddizioni schizofreniche. Se penso poi ai bimbi più piccoli ... folle che non abbiano più spazi di tempo libero non strutturato da adulti, per inventarsi qualcosa ... quante competenze perse. La scuola non è un servizio sociale per accudire in base alle esigenze dei genitori (per chi ha bisogno ci si organizza in altre forme): lasciate un po' di libertà ai figli per la loro fantasia, per la manualità troppe ore organizzate a scuola o comunque progettate da adulti rischiano di farli rinc.......

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  2. Chi ama i propri figli trova il tempo di stare con loro, a parlare o a giocare ,sempre, senza aspettare la fine della settimana. Rimpiango ancora i tempi in cui passavo pomeriggi o serate in compagnia dei miei figli. Ora sono diventati adulti e non vivono più con me.
    L'inventore della settimana lunghissima è stato Don Milani: ve lo siete dimenticato? si teneva i bambini e i ragazzi anche la domenica per evitare che i genitori li mandassero a lavorare nei campi. Adesso alcuni genitori e alcuni insegnanti preferiscono che i ragazzi passino le lunghe ore del sabato davanti ai videogiochi fino a rimbambirsi, laddove potrebbero spendere più utilmente e più umanamente il loro tempo in compagnia dei compagni di scuola e partecipando alle lezioni in classe. Dei tempi di attenzione (chissà perché a scuola nessuno si interessa alle neuroscienze!) non parlo perché ne ha già parlato Donata. Avevo, al liceo, un professore di filosofia che iniziava a parlare appena entrato in classe e cessava quando suonava la campanella; la mia fantasia non ha mai volato tanto come in quelle ore, accompagnata dal flusso inutile di quelle parole , indimenticabile rumore di fondo. Spendere tanti soldi per tenere le scuole chiuse per metà settimana è la cosa più idiota che si sia mai fatta.
    Giovanni Fazio

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  3. Condivido in toto tutte le perplessità riguardo la tanta decantata settimana corta. Sono un'insegnante della scuola Primaria e da quasi 18 anni nella mia istituzione si è scelta questa opzione che, a dire il vero, se vogliamo essere proprio onesti, onesti, non ha alla base nessuna motivazione pedagogico-didattica...ma ho paura che purtroppo, ormai, nella scuola, tali motivazioni interessano a pochi. Mi fa ancora più piacere il fatto che tali perplessità siano state esplicitate da una dirigente, perchè, è triste dirlo, ma è la verità, spesso sono proprio i dirigenti ed il personale della segreteria a fare pressioni, insieme alla famosa categoria di docenti che vogliono il sabato libero e a quei genitori di cui si parla nella riflessione.

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  4. Ogni situazione ha i suoi pro e i suoi contro. Ogni scuola, ogni classe ha le sue peculiarità. Così come ogni famiglia.

    Mio figlio frequenta la Terza primaria tempo pieno, sabato a casa.
    Sabato e Domenica non c'è possibilità di godere del tempo "aperto" a vivere momenti rilassati facendo gite, andando ai musei.... perchè, visto che ci sono da "incastrare impegni" come il catechismo, la messa, un'ora di piscina, se non si "lavora incessantemente" il tempo restante per lo studio ed il compito non ce la si fa! E' possibile che già a 8 anni non siamo liberi di goderci il fine settimana?

    E gli altri giorni della settimana ? E' possibile che mio figlio debba uscire da scuola alle 16:15 e se vuole evitare un fine settimana come quello descritto sopra, debba fare i compiti, studiare e non poter avere impegni sportivi?, non poter avere vita extra-banco/scrivania?

    Questo è la nostra situazione!

    Avevamo scelto il tempo pieno pensando di poter godere del fine settimana, ed invece ci troviamo ai lavori forzati! Avevamo scelto il tempo pieno pensando che mio figlio potesse godere dell'essere in comunità con coetanei, invece si continua a far lezione frontale-tradizionale, sempre seduti ai banchi. Con un orario scolastico come quello delle medie.

    Con tutto rispetto per il lavoro, le scelte delle insegnanti.

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    1. Perdonami Daria, ma se oltre la scuola, come dici, metti catechismo, messa, piscina, etc., è ovvio che tempo per fare altro non c'è. Non capisco con che logica dici "avevamo scelto il tempo pieno pensando di poter godere del fine settimana ed invece ci troviamo ai lavori forzati". Io ho due figli che fanno il tempo pieno alle elementari. La scelta del tempo pieno si è resa necessaria per gli impegni lavorativi di mia moglie e miei, con la consapevolezza che i compiti si sarebbero concentrati nel fine settimana - negli altri giorni, tornati a casa alle 16.45 dopo essere partiti alle 7.30, sarebbe stata una inutile crudeltà farglieli fare. Se credi che uscire alle 16.15 sia troppo, allora potevi iscriverlo al tempo normale e averlo a casa per le 12.30. Mauro.

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    2. Liutprando, io capisco in toto Daria. Io ho due bimbe, tempo pieno sabato a casa, 8 e 7 anni. Scusa... Mia figlia ha uno sport che segue un pomeriggio e uno sport di squadra. Due "pomeriggi" impegnati. A scuola l'attività fisica che fanno è poca e spesso risicata o sostituita da altre materie. Se un bimbo volesse studiare uno strumento musicale o seguire un corso di pittura (tutto bagaglio culturale, n.b.) non può... Non ha tempo perché in terza elementare, deve studiare. Oppure può, ma i genitori impazziscono. Io speravo che con il tempo pieno le ore di studio a casa fossero limitate. Io lavoro, ma non credo sia giusto che i nostri figli crescano con un solo ed unico obbiettivo: la scuola. C'è tutto un mondo intorno, io l'ho avuto e mi dispiace vedere le mie figlie private. Ci sono gite, passeggiate in città e mille attività da fare in casa con papà e mamma. E noi li facciamo, ma ritagliando il tempo tra un compito ed un altro...

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    3. Liutprando hai ragione a dire che non mi capisci, si vede che non sono riuscita a rendere idea della specificità della mia realtà.

      La scelta del tempo pieno è stata fatta perchè credo che possa offrire potenzialità educative, di relazione, di cooperazione negoziazione nell'apprendimento ai bambini. Questa è la motivazione principale della scelta del tempo pieno, oltre alle considerazioni sull'avere il sabato e domenica per essere in famiglia....
      Il tempo modulo, ti consente di avere meno tempo a scuola ma viene dedicato per lo studio individuale.

      Non ritengo che il tempo pieno sia troppo, ritengo che l'impegno per la scuola, richiesto fuori dalla scuola (compito, studio), non tenga conto delle possibilità e delle esigenze di un bambino che è corpo, energia, passione, voglia di fare, di giocare, scoprire, leggere.. (ma quante ore deve stare seduto ad un banco a scuola e a casa alla scrivania nell'arco della giornata ? Ci si rende conto che si deve rinunciare ad "imparare", fare esperienza di altro, come le arti, la musica, la danza, le visite ai musei, ai planetari, i parchi, la natura, le attività motorie di gioco, sportive, di relazione, i giochi....la noia, l'invenzione!

      Grazie Giovanna! Hai compreso in pieno quello che intendevo dire e che ripropongo per confermare a Liutprando che è questa anche la mia posizione :
      "non credo sia giusto che i nostri figli crescano con un solo ed unico obbiettivo: la scuola. C'è tutto un mondo intorno, io l'ho avuto e mi dispiace vedere le mie figlie private. Ci sono gite, passeggiate in città e mille attività da fare in casa con papà e mamma."

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  5. Salve Donata, sono capitato per caso sul tuo interessante blog. Volevo solo segnalarti che ormai ad Arzignano e dintorni l'unica scuola che ancora non ha adottato il sabato libero è il liceo "Da Vinci", dove io lavoro. Non so tuttavia fin quando potremo resistere in questa battaglia, viste le pressioni delle famiglie (che comunque sono molto divise sull'argomento) e soprattutto delle ditte di trasporto (talora spalleggiate dagli enti locali), che vorrebbero risparmiare eliminando il sabato le corse delle corriere (il nostro bacino di utenza è molto vasto e arriva anche nel veronese). Saluti. Mauro

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  6. Carissimo, so della scelta del Liceo di Arzignano e conosco molto bene la tua dirigente scolastica (abbiamo lavorato insieme con entusiasmo come direttrici didattiche tanti anni fa ).
    Eleonora mi ha anche scritto due giorni fa spiegandomi appunto la vostra situazione di isolamento.
    Che dirvi ? Resistete, resistete, resistete . Potrete sempre dire , con serenità e professionalità di avere optato per una scelta didattica esclusivamente a favore dei vostri allievi .
    La scuola non può cedere alle esigenze esterne se esse ledono i principi educativi , mai . Non ha importanza nemmeno se a volere determinate scelte organizzative siano proprio le famiglie dei vostri allievi ; voi avete il dovere sempre di motivare le vostre ragioni quali educatori .
    E’ inquietante invece quando il tempo scolastico della settimana corta viene sostenuta all’interno della scuola mascherata dal rispetto presunto delle scelte di vita delle famiglie

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  7. Cara Donata,
    è stata una bellissima scoperta il tuo blog!
    Io ed un'altra mamma di bimbi delle elementari (terza quarta e quinta) siamo state costrette, in provincia di Catania, a ricorrere alle vie giudiziarie. Una vera battaglia ancora in corso .... sigh! nell'isolamento generale: di genitori completamente insensibili all'argomento e di insegnanti, ds e personale ATA accaniti a favore della settimana corta, anche per bimbi delle elementari .......... Come non voler arrestare una tale degenerazione dei percorsi formativi per i nostri figli che sacrificano completamente ed inesorabilmente i loro naturali e legittimi tempi di apprendimento, di relax, di sport e ricreazione sull'altare dei vari egoismi degli adulti?
    Stiamo ancora combattendo ma molto sole e stanche, sostenendo costi ingenti, attendendo tempi giudiziari lunghi (in una vicenda anche densa di perversioni e corruzioni!!!!) e nella consapevolezza che passano gli anni e, intanto, i nostri figli "subiscono" scelte insane ad opera di istituzioni che ormai hanno fatto "cartello", impedendoci di poter scegliere modelli diversi ....
    Sarebbe bello farne una battaglia comune tra i tanti operatori del settore "intellettualmente onesti" che, come ho ben qui scoperto, eppure esistono!
    Grazie.
    Fausta

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  8. Trovo molti commenti a caldo che si riferiscono alle scelte che venivano operate nelle scuole arzignanesi non senza l’interessamento dei dirigenti delle stesse nel 2014.
    Nessuno di questi riguarda però gli aspetti sanitari e psicofisici derivanti dalla adozione della settimana corta.
    Chiunque si occupi della fisiologia dell’apprendimento sa che in una lezione frontale il tempo di attenzione non supera i 20 minuti. Man mano che si va avanti nella giornata scolastica la capacità di attenzione si abbassa inesorabilmente riducendosi a zero nelle ultime ore.
    Bivacchi di ragazzi appoggiati malamente sui banchi subiscono la vessazione di ore di troppo nella giornata scolastica.
    Dal punto di vista sanitario lo stress relativo all’eccessivo tempo di lavoro intellettuale, interrogazioni, costrizione fisica nei banchi comporta una permanente produzione di cortisolo con conseguente caduta delle difese immunitarie e indebolimento delle strutture ossee.
    Sotto il profilo alimentare è inutile commentare l’assurdità della sostituzione di un pasto regolare con merendine, panini e altro materiale in vendita nelle bacheche scolastiche (un piccolo affare per la scuola e per qualcun altro).
    Al ritorno a casa, la maggioranza dei ragazzi non trova nessuno ad accoglierli, ché è difficile trovare qualcuno alle tre del pomeriggio. Trovano solo un frigo che li conforta del piacere di essere tornati in famiglia.
    Stanchezza e frustrazione fanno il resto.
    C’è una notevole dose di ipocrisia nelle motivazioni che hanno portato le scuole all’adozione della settimana corta. E’ una scelta che non è stata tarata sulle necessità di apprendimento dei ragazzi ma sul risparmio (trasporti, riscaldamento, energia elettrica, personale). Chiudere la scuola il sabato, quando gli uffici comunali sono chiusi ed è faticoso fronteggiare eventuali emergenze, è un gran sollievo per i dirigenti.
    La politica scolastica mira al risparmio, non alla cura dell’istruzione e della formazione dei ragazzi.
    Avremmo bisogno di scuole a tempo pieno con classi non stressanti e quindi con non più di 20 alunni, con laboratori e attività sportive, ricreative strutturate, musica e altro inframmezzati alle lezioni; una scuola che non ha bisogno di dare compiti per casa perché esaurisce nella giornata tutto il suo programma didattico, comprese le esercitazioni, una scuola provvista di mensa biologica con cuoco e cucina, dove i ragazzi imparano a cucinare e a servire a tavola (ne abbiamo viste molte in Germania), una scuola dove lo studente oltre che istruito viene formato ad essere un cittadino che vive ed opera in una comunità didattica di cui è partecipe.
    E per favore, non ditemi che non ci sono i soldi per fare tutto ciò! Sareste ancora più ipocriti.

    Giovanni Fazio

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