“I genocidi non appartengono al passato. La storia palestinese lo dimostra”. E questo il titolo di un interessante articolo del 2020 apparso in The Vision.
Lo rispolvero proprio mentre mi accingo a leggere, di Lia Levi il libro “Il Giorno della Memoria spiegato ai miei nipoti”, per capire se lo posso regalare alla mia nipotina Luna di 9 anni il 27 gennaio 2023, in cui ricorre la Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime dell'Olocausto.
E ancora "C’è bisogno di qualcuno che in
un preciso momento ti dica: Alt! Fermati un attimo per sentire e pensare.
Certo, non solo un giorno obbligato, quindi sì al giorno della memoria, ma
anche sì alla memoria tutti i giorni".
Giusto. Ma a questo punto mi blocco.
Le commemorazioni istituzionali della giornata della memoria si ritrovano da anni a seguire gli stessi rituali, una ripetizione sistematica di date ed eventi del passato che però non servono davvero a influenzare in positivo il presente, finendo anzi col far passare in sordina alcuni olocausti contemporanei.
Proiezioni di documentari sulla Shoah, testimonianze dei sopravvissuti
all’orrore, viaggi organizzati in visita ai campi di concentramento sono di
fondamentale importanza per mantenere viva la memoria storica e sensibilizzare
le nuove generazioni. Tuttavia, quando si urla a gran voce che gli orrori del
passato non devono ripetersi, nessuno sembra far caso alla politica di apartheid e
alle ripetute violazioni dei diritti umani dello Stato di Israele, e in questo
modo la memoria viene svilita riducendosi apparentemente a un mero esercizio
retorico.
Cercherò di SPIEGARLO alla mia nipotina.
Donata Albiero