Quando il rientro a scuola è ancora un rebus
Un intervento a Vicenza
“Il
livello più basso che una comunità può giungere a toccare è quando la
formazione delle giovani generazioni non è più una priorità” scrive Giovanni
Fioravanti. Come dargli torto?
E’ quanto
sta accadendo ora, vicino a noi, forse neppure avendone consapevolezza. Dai
figli cresciuti davanti al televisore siamo giunti ai bambini e ai ragazzi
istruiti “vis a vis” con il monitor di un pc, del tablet e dello smartphone.
In tempo di covid tutto è stato accettato come una ineluttabile necessità. Ora però che l’emergenza sta passando, permettendoci di prendere le distanze dalla paura, sarebbe buona cosa soffermarci a riflettere su cosa sia la scuola pubblica, la scuola della costituzione.
Priorità scuola, insomma. La prima preoccupazione dovrebbe
essere per le
bambine e i bambini, i ragazzi
e le ragazze della nostra comunità, dimenticati in questi mesi di
isolamento e quanto serve loro e al Paese:
investimenti, assunzioni, diminuzioni del numero di alunni per classe, messa a
norma degli edifici, spazi adeguati; in altri termini, risanamento ambientale,
umanizzazione e democratizzazione del sistema.
Ma penso che non
ci sia una idea di scuola ai piani alti del Ministero.
“Niente fondi aggiuntivi, vaghezza sulla prevenzione e sulla
sicurezza sanitaria, nessun personale aggiuntivo; smembramento e rimescolamento
delle classi, rottura delle discipline e riaccorpamento a caso con una
spruzzatina di educazione civica. Le ore di 60 minuti Ora durano di meno, E poi
sussidiarietà a gogò e patti di corresponsabilità educativa con la famiglia.
Familismo invece che libertà d’insegnamento. Sulle singole scuole e sui
territori ricadono oneri e responsabilità: che se la sbrighino loro!”
In compenso, c’è una parola d’ordine che alimenta il dibattito:
banchi nuovi, monouso, a rotelline, panacea di tutti i mali.
Sono basita.
Lo sa pure un bambino che senza un'idea di scuola anche i
banchi più belli e colorati non servono a niente
E allora, manca poco più di un mese dalla
riapertura scuola e tremo alla “prospettiva che il prossimo anno scolastico
dei nostri giovani si riduca a uno zabaglione di insegnamento in presenza e di
insegnamento a distanza, a una
scuola che abdica alle sue funzioni oggi fondanti di socializzazione,
inclusione, confronto e partecipazione per ridursi a un unico compito, il più
tradizionale ed antico, quello trasmissivo, quello della lezione frontale che
resta tale anche se lanciata da una piattaforma web o se utilizza i materiali
messi a disposizione dalla rete e da Rai scuola” (Fioravanti) .
Le soluzioni non sono nelle parole
dell’adulto, come non sono nello schermo di un device; ognuno se le
costruisce, ciascuno se le conquista a modo suo se intorno c’è una vita che si
agita, capace di proporre relazioni, scambi, conflitti e mediazioni.
E allora lo sforzo in questo momento è l’uscire
fuori, riscoprendo il territorio, con una alleanza tra famiglie,
amministrazione scolastica e amministrazione comunale per utilizzare tutte le
risorse di spazi e di persone che si possono reperire e attivare.
Il territorio... una grande aula in cui promuovere
esperienze e incontri sotto la regia dei docenti.