«Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione».
Albert Einstein
Un bilancio dell’esperienza conclusosi in anticipo, a fine
febbraio 2020 a causa della pandemia provocata dal Coronavirus (Covid-19), è
quanto mai opportuno per non abbassare
la guardia, per non
spegnere riflettori su una questione ambientale e sanitaria legata ai PFAS
(sostanze perfluoro alchiliche), che abbiamo sviscerato a scuola e
che ora, a causa del nuovo flagello epidemiologico in corso e la sua
particolare gravità, rischia, purtroppo, di essere insabbiata o quanto meno minimizzata.
Inevitabilmente
le riflessioni, generate dal nostro progetto nelle scuole, consentono di
affrontare con una maggiore consapevolezza anche l'attuale pandemia da coronavirus e il suo carattere sistemico. Una
delle cause, infatti, a livello globale, è sicuramente l’alterato
equilibrio nel rapporto tra uomo e natura.
Il
Coronavirus ha fornito una nuova chiave di lettura della nostra fragilità
globalizzata; tuttavia, non dimentichiamolo che in Veneto c’è una “altra” emergenza ambientale,
sminuita
nella sua portata se non, volutamente nascosta, altrettanto pericolosa, i cui effetti micidiali per
le fasce a rischio si manifesteranno a distanza di anni. Stiamo parlando della presenza di Pfas nelle acque sotterranee,
superficiali e in alcuni acquedotti civili che esse hanno contaminato, e
tuttora continuano a contaminare, penetrando nel sangue, negli organi vitali e
nei meccanismi epigenetici di almeno 350.000 persone.
Uno
scandalo di cui non si parla abbastanza, a differenza dell’attenzione e
dell’allarme suscitati dal Coronavirus per i suoi effetti, drammaticamente visibili nell’immediato..
«Facciamo fatica a cogliere la dimensione dei
fenomeni, c’è una diversa percezione del pericolo, ma i veleni
invisibili (Pfas e altri interferenti endocrini) meritano la stessa
attenzione che stiamo dedicando al coronavirus» (Patrizia Gentilini, oncologa, medico Isde).
Noi,
del Gruppo educativo/operativo Zero Pfas, siamo entrati dal 2018 nelle
scuole, per ricostruire, insieme agli studenti, diretti interessati, la storia
di un nemico subdolo perché occulto: i PFAS.
«Conoscere per capire e agire» – è la base da cui siamo
partiti per capire le cause di una tragedia collettiva, ma anche per tracciare
nuovi percorsi verso un futuro migliore, generato da una nuova consapevolezza
condivisa.
La
scuola è stata una delle piste,
forse la più importante, per il
nostro ambizioso obiettivo di svegliare
le coscienze dei futuri cittadini, i nostri studenti.
Scuole di quattro province si sono interfacciate con noi:
IIS
Marzotto Luzzati (VI)/
IIS Duca D’Aosta (PD)
/ITIS Rossi (VI)
/IIS Masotto (VI)
IIS Duca D’Aosta (PD)
/ITIS Rossi (VI)
/IIS Masotto (VI)
Liceo
Roveggio (VR)/
IIS J. da Montagnana (PD)/
IIS L. Dal Cero (VR)
IIS J. da Montagnana (PD)/
IIS L. Dal Cero (VR)
IIS
Algarotti (VENEZIA)/
–
Trecentocinquantacinque adulti incontrati
in quattro serate informative;
–
Duemilanovecento studenti dai
14 ai 19 anni, “raggiunti” in venti giornate, attraverso:
corsi strutturati (4 per 203 ragazzi), assemblee studentesche (12 per 2.924 ragazzi), di cui 8 con relazione medica per 983 ragazzi e 4 con la proiezione del film documentario The Devil We Know per 1.738 alunni;
corsi strutturati (4 per 203 ragazzi), assemblee studentesche (12 per 2.924 ragazzi), di cui 8 con relazione medica per 983 ragazzi e 4 con la proiezione del film documentario The Devil We Know per 1.738 alunni;
I
2900 ragazzi incontrati hanno confermato (nei pre teste indagini on line
effettuati all'inizio dei corsi e delle assemblee) una “scarsa conoscenza del
problema” e un “disinteresse” diffuso in quanto lo stesso problema era
percepito, dai più, “lontano da loro e dai loro Comuni”. Di qui il nostro
compito: riportare i ragazzi alla
realtà del problema promuovendo nella scuola, una nuova consapevolezza e il
sorgere di una della “cittadinanza attiva”.
E' stata messa a nudo la realtà: le malattie e i danni epigenetici (che si trasmettono
alle generazioni successive), prodotti dai tossici che quotidianamente vengono
a contatto con il nostro organismo, sono strettamente correlati a
un modello di società che altera costantemente il nostro rapporto con la
natura.
QUALI PROSPETTIVE PER IL NOSTRO
PROGETTO
L’intero
percorso del progetto educativo si snoda sulla messa in discussione di alcuni
valori o disvalori della società industrialista e mercantilistica, responsabile
di un degrado inaccettabile che investe la stessa origine della vita.
Emerge
dai fatti e dagli effetti nefasti della contaminazione ambientale, la necessità
di un cambio di PARADIGMA, come espresso efficacemente dal movimento ecologista
degli studenti.
Non
ci stanchiamo di ripeterlo: l‘azione dei
PFAS non è secondaria a quella della pandemia vissuta in questi terribili
mesi.
La
differenza tra la contaminazione PFAS e il COVID 19 è che la prima agisce
silenziosamente
e
con tempi più lunghi: i suoi
effetti si evidenzieranno quando ormai sarà troppo tardi.
Il
richiamo alla “realtà”, alla dignità della persona, al suo diritto di star
bene, da parte di un gruppo generoso di esperti, testimoni coraggiosi e
cittadini attivi, entrati nelle scuole, ha rappresentato, all’interno del
quadro desolante della società, la forza di una voce libera e autonoma,
espressione di una cultura alternativa
prodotta da una comunità di cittadini in lotta.
Nel
link, qui sotto, il rapporto integrale del nostro operato, scuola per scuola,
test, opinioni e ricca galleria fotografica
4 maggio 2020 | «QUANDO RICOMINCIA LA
SCUOLA?» –PFAS TRA STRAORDINARI OCCHI, CERVELLI, CUORI DI STUDENTI, FUTURI
SCIENZIATI, GEOLOGI, AMMINISTRATORI, ARTISTI, MEDICI, IMPRENDITORI,
AGRICOLTORI, INSEGNANTI, POLITICI, PADRI, MADRI IN UNA TERRA CHE È STATA GRAVEMENTE
FERITA NEL SUO STESSO SANGUE
Confidiamo
che il
progetto prosegua nelle scuole
Donata
Albiero