“Povertà
educativa: il VENETO è maglia nera. La Giunta
regionale finanzi ed avvii interventi in grado di fronteggiare il fenomeno”.
E’ la mozione presentata dalla
consigliera regionale del Veneto Cristina Guarda.
Ciò è a seguito del nuovo rapporto di Save the children dell’11 maggio
2018 che
fa luce sulla povertà educativa in Italia e sui fattori che stimolano la
resilienza nei bambini e adolescenti che vivono nei contesti più disagiati.
Lo studio dimostra quanto gli educatori conoscono bene: i fattori che aiutano
i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono
l’aver frequentato un asilo nido (+39% di probabilità), una
scuola ricca di attività extracurriculari(+127%), dotata di infrastrutture adeguate (+167%) o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti
e studenti (+100%).
Di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riducono tra il 30% e il 70% se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale.
Di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riducono tra il 30% e il 70% se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale.
Mentre rimando allo studio della pubblicazione “Nuotare contro corrente” che contiene appunto il
rapporto, invitando le scuole (collegi dei docenti in primis) a riflettere dal punto di vista educativo,
qui mi preme sottolineare alcuni aspetti che mi coinvolgono direttamente, anche
in ragione del mio curricolo professionale speso nella scuola.
I dati emersi dal rapporto di
Save the children sono , come ben spiega anche Cristina Guarda nella sua recente mozione una “ denuncia potente sull’insufficienza
di servizi formativi indispensabili per consentire ai nostri ragazzi di
apprendere, sperimentare e coltivare le proprie competenze e aspirazioni.
La Regione deve impegnarsi a finanziare ed avviare interventi per ribaltare
questo trend allarmante”
Negli
ultimi anni di dirigenza scolastica nel vicentino, mi riferisco dal 2008 al 2012 (Arzignano: scuola media Giuriolo, inglobante 3 plessi
scolastici e un CTP , cioè scuola per
Adulti con inseriti sezioni di terza media per alunni minorenni di 16/17 anni,
casi per lo più difficili, problematici, a rischio di devianza), quando ormai le riforme scolastiche segnavano solo tagli agli
organici con conseguente
eliminazione della mensa scolastica e dei rientri pomeridiani (sia tempo integrato e/o tempo pieno) , consolidamento di “classi pollaio” pur se in presenza di diversi alunni problematici, disabili, stranieri, in affido , quando la comunità esterna pareva impotente ed esigeva dalla SCUOLA la SOLUZIONE di ogni problema non solo educativo ma sociale, economico, politico, discussi molto con i docenti sul Ruolo della
scuola connesso a quello delle altre agenzie educative.
eliminazione della mensa scolastica e dei rientri pomeridiani (sia tempo integrato e/o tempo pieno) , consolidamento di “classi pollaio” pur se in presenza di diversi alunni problematici, disabili, stranieri, in affido , quando la comunità esterna pareva impotente ed esigeva dalla SCUOLA la SOLUZIONE di ogni problema non solo educativo ma sociale, economico, politico, discussi molto con i docenti sul Ruolo della
scuola connesso a quello delle altre agenzie educative.
Le
convinzioni di allora, testimoniate in numerosi interventi pubblici e in
pubblicazioni della stessa scuola, sono le stesse che porto avanti nel
volontariato e nella cittadinanza attiva oggi, in parte riportate dal rapporto
di Save the children
La scuola non può essere unica responsabile della formazione dello studente perché non è la sola realtà che lo studente vive.
Non può essere la
risposta universale a problemi che hanno natura esterna.
Anche
i fenomeni di disagio/disaffezione alla scuola, dovuti sia a ragioni economiche
e sociali o di scarsa motivazione/coinvolgimento dello studente nel proprio
processo formativo vanno affrontati nel terreno in cui nascono e non
semplicemente in quello in cui si manifestano.
Solo strategie di cooperazione tra scuola, famiglia e società possono dare ragionevoli aspettative di superamento di questo ordine di problemi.
Solo strategie di cooperazione tra scuola, famiglia e società possono dare ragionevoli aspettative di superamento di questo ordine di problemi.
Per
questo motivo, presi carta e penna e scrissi una lettera aperta il 20 febbraio
2010 alla Amministrazione Comunale di Arzignano che sintetizzo:
"Malgrado la mole di iniziative e di progetti della scuola sulla corresponsabilità, sul rispetto delle regole, sulla solidarietà, si pone l'esigenza di esperire modalità e attori per garantire il recupero dei casi difficili ‘extra moenia’.
"Malgrado la mole di iniziative e di progetti della scuola sulla corresponsabilità, sul rispetto delle regole, sulla solidarietà, si pone l'esigenza di esperire modalità e attori per garantire il recupero dei casi difficili ‘extra moenia’.
Non possiamo lasciar soli gli insegnanti in questo
difficile compito di recupero cui ogni giorno si dedicano impegnando cultura,
energia, intelligenza; tale faticoso lavoro sarebbe destinato al fallimento e
non produrrebbe che frustrazione nei docenti.
È necessario uno sforzo comune di tutti gli Enti
territoriali che affianchino la Scuola: Comuni, U.L.S.S, Associazioni,
Cooperative, Parrocchie e Oratori, al di fuori delle ore scolastiche, per
recuperare alla dignità di cittadino chi marcia verso la emarginazíone e la
devianza (Patto territoriale) .
È un compito difficile' ma necessario' che riguarda gli
alunni stranieri e italiani per i quali la
semplice repressione non è altro che un acceleratore verso la loro definitiva
uscita dal consorzio civile.
Camminiamo, dunque ‘insieme’ nell'impegno comune di
realizzare un percorso costruttivo e partecipato”.
Quali
proposte?
Restituiamo spazi pubblici e inventiamone
di nuovi da far utilizzare ai bambini e ragazzi, magari recuperando quelli
abbandonati e degradati; apriamo i centri estivi , costruiamo
aule a cielo aperto , spalanchiamo con progetti ad
hoc
le biblioteche comunali, regaliamo
i doposcuola o meglio laboratori extra
scolastici ai meno abbienti, investiamo sulla cultura
a 360°(credetemi ‘fa soldi’)
E
voi, Politici
svegliatevi : avete la responsabilità sociale di
sviluppare una nuova cultura politica basata sul riconoscimento di
due valori chiave: la dignità umana, l'uguaglianza. E pertanto, non
ignorate, nei vostri programmi partitici e nelle amministrazioni locali i bambini perché tanto non votano.
Investite in nuove strutture
per bambini: asili nido, scuole d’infanzia là dove mancano, invece di essere
sempre propensi, lo vediamo nel Veneto, a grandi opere che ritengo inutili, costose,
il cui prezzo poi ricade sui cittadini (TAV, PEDEMONTANA, MOSE…).
Date
il via, diamo il via veramente alla Comunità educante, come modello di
intervento che, a partire dall’obiettivo di restituire visibilità e centralità all’infanzia e all’adolescenza, restituisca anche
dignità, protagonismi e diritti alle persone, rimettendole al centro
dell’interesse pubblico, indipendentemente
dal censo, dalle provenienze etniche, religiose e culturali, dagli orientamenti
sessuali e dalla appartenenza di genere.
“Consentire a bambini, ragazze, giovani di prendere in mano un po’ di più il proprio destino, il proprio tempo, i territori in cui vivono e scoprire il piacere di apprendere e soprattutto di imparare facendo, cioè gli orizzonti della scuola diffusa, significa creare scuole, quartieri e comunità diverse, contribuire a costruire un mondo nuovo” (Gianluca Carmosino)
“Consentire a bambini, ragazze, giovani di prendere in mano un po’ di più il proprio destino, il proprio tempo, i territori in cui vivono e scoprire il piacere di apprendere e soprattutto di imparare facendo, cioè gli orizzonti della scuola diffusa, significa creare scuole, quartieri e comunità diverse, contribuire a costruire un mondo nuovo” (Gianluca Carmosino)
Intanto, per fortuna c'è già chi si muove.
Proprio in
considerazione che la povertà educativa lede il diritto dei
bambini e dei ragazzi ad avere una educazione di qualità e che la realizzazione
delle piene potenzialità dei minorenni è un “bene comune” di cui sono tutti responsabili, prenderà il via nei
prossimi mesi il progetto di contrasto alla povertà educativa "Lost
in Education",che verrà realizzato dall'UNICEF Italia come capofila,in collaborazione con Arciragazzi, in 20 scuole di 7 Regioni italiane ( manca il Veneto) .
I ragazzi sono gli attori trasformativi del progetto e, con i docenti e
accompagnati dagli operatori, diventano essi stessi “pontieri” tra scuola e
altri attori della comunità educante. Attraverso laboratori misti di studenti,
docenti, famiglie e attori della comunità ci si pone l'obiettivo di costruire ambienti sicuri in cui i ragazzi
possano sviluppare le proprie capacità e
avviare percorsi territoriali di co-progettazione verso una comunità che si
attesta come educante.
Donata
Albiero 27 maggio 2018
Approfondimento