CORSIVO ULTIMO
ANTIDOTO AI TABLET
La capacità
degli esseri umani di scrivere a mano in corsivo, sta scomparendo, non proprio
nell’indifferenza generale, ma quasi. Tablet,
computer, telefonini: hanno cambiato il nostro modo di scrivere, di percepire,
di apprendere. In negativo, soprattutto se si guarda ai bambini e ai ragazzi.
In Finlandia,
lo Stato ha deciso che non è più necessario insegnare la calligrafia agli
studenti: in un mondo nel quale tutti scriveranno sempre di più su tastiere
elettroniche è tempo perso.
Così anche in
Indiana, negli Stati Uniti, la scrittura è diventata una materia facoltativa.
I difensori di
penna e foglio di carta, tra i quali mi
inserisco, sono sempre meno.
Gli scienziati
che studiano l’evoluzione del cervello umano sono molto più preoccupati, come gli
insegnanti e i genitori avveduti,
per la progressiva perdita della capacità dei ragazzi di scrivere a mano. La
scrittura non è innata, non è genetica, va insegnata.
Circa un terzo
del nostro cervello si mette all’opera quando scriviamo a mano, molto di più di
quando scriviamo sull’iPad. E’ forse per questo che ricordiamo meglio le cose
scritte a penna: ogni ricerca ha confermato il legame tra la scrittura e la
capacità di apprendere.
Le scuole italiane,
purtroppo, si sono arrese, o cominciano a farlo.
Eppure, secondo
diversi studi, la mancanza dell'uso del corsivo può avere effetti negativi
sullo sviluppo del cervello.
“Oggi non si gioca più in strada, non ci si arrampica sugli alberi, non ci
si allaccia le scarpe, non si corre e salta, non si infila un ago. Si premono
tasti, o si tocca uno schermo, tutte cose che richiedono l’uso di altri muscoli
rispetto a quelli per tenere in mano una penna, e che non consolidano la
coordinazione necessaria a scrivere in corsivo”(Stephanie Muller,
pedagogista)
“In termini
di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra
cervello e mano. La scrittura manuale
legata accende massicciamente aree del cervello coinvolte anche
nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria” (Virginia Bermnger, Università di Washington)
Tali studi evidenziano che l'importanza del
corsivo va oltre la sua utilità pratica, risultando cruciale nello sviluppo e nella crescita dei bambini.
E negli Stati Uniti si è
aperto un vero e proprio dibattito sul corsivo e sulla sua importanza. Tanto
che nove Stati, fra cui California e Massachusetts, lo hanno reinserito come
materia di studio a scuola.
Secondo Federico Bianchi di
Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva, la perdita del corsivo
potrebbe essere alla base di molti disturbi dell'apprendimento "Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in
parole, scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere,
spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. E il corsivo
così come lega le lettere lega i pensieri".
L’appello
della pedagogista Giuliana Ammannati è deciso: “Bisogna tornare a scommettere sul corsivo. Insieme al gioco, il gesto
grafico è uno strumento di formazione della personalità e in quanto
comportamento espressivo, oltre che di una valenza pedagogica, l’attività
grafica è portatrice di una valenza diagnostica pronta per essere utilizzata
dal pedagogista clinico.”
Fa riflettere che il più grande
innovatore del mondo digitale all'università avesse scelto di seguire proprio
un corso di bella calligrafia. Questo pioniere era Steve Jobs che nelle
aule del Reed College, prima di fondare la Apple, imparò a scrivere in corsivo,
con eleganza, senza errori né sbavature.
E allora?
Io sono per l’insegnamento del corsivo da
sempre e invito le scuole primarie a farlo scrivere, oggi come e forse piu’ di
ieri. Il corsivo è la forma di scrittura a mano più evoluta,
quella in cui le forme sono eseguite con il minor numero di tratti e
sollevamenti di penna, consentendo al pensiero di fluire sul foglio. La
scrittura a mano è intimamente legata alla espressione della persona e può
affiancarsi naturalmente all'uso di strumenti elettronici, ampliando così i
linguaggi e i mezzi espressivi
Mi permetto una digressione riguardante il metodo.
Senza voler insegnare niente a nessuno, porto la mia esperienza diretta,
sia pure di molti anni fa: non presenterei come maestra i caratteri grafici nell’
ordine di stampato maiuscolo, stampato minuscolo (script), corsivo maiuscolo e
corsivo minuscolo, come imparai io quando ero piccola (più di mezzo lustro fa).
Semplificherei.
Ricordo
che il modello di scrittura
corsiva che ho utilizzato io come maestra a scuola, in una prima elementare,
tra l’altro alla mia prima esperienza lavorativa, lo chiamavo “facilitato“(credo
che coincidesse con quello chiamato dagli esperti ”italico”). Si
articolava in forme le più semplici possibili: era la legatura che differenziava il minuscolo slegato (o stampatello minuscolo)
dal minuscolo legato o corsivo, mentre le tradizionali maiuscole del corsivo
inglese - così difficili da apprendere e da leggere – venivano rimpiazzate dalle forme dello stampatello
maiuscolo. In questo modo rendevo tutto più facile e intuitivo e insegnavo ai bambini solo due alfabeti: uno
maiuscolo e l’altro minuscolo (anziché i quattro tradizionali: stampatello
maiuscolo, stampatello minuscolo, corsivo maiuscolo, corsivo minuscolo). Adottando
questo modello era, ed è, infatti possibile presentare un unico alfabeto
minuscolo che diventava corsivo grazie all’aggiunta di tratti che legavano le
lettere tra loro, risparmiando mesi
di lavoro (Il gioco che faceva
divertire tanto i piccoli a scuola era quello di legare le letterine senza mai
staccare la penna dal foglio).
Ritornando
a ciò che mi interessa, lo scrivere in
corsivo, porto la voce autorevole di Franco
Frabboni, ordinario di Pedagogia all'ateneo di Bologna e presidente della
Società Italiana di Scrittura:
«La grafia, il corsivo sono veicoli e fonti
di emozioni. Tradiscono la personalità, lo stato d'animo... L'abbandono della scrittura a mano porta a
una scarnificazione del messaggio, lo vedo spesso nelle tesi dei miei studenti,
povere, troppo brevi, dove la sintesi non è un pregio ma una incapacità di
sviluppare il pensiero. Quasi sempre nelle mie lezioni faccio fare esercizi di
scrittura, invito gli studenti a scrivere di sé, a raccontarsi, a confrontarsi
con la propria biografia. E noto difficoltà crescenti».
«Tornare
all'insegnamento della scrittura in corsivo è una battaglia fondamentale. Anche
perché l'altra faccia di questa metamorfosi è la perdita della lettura. Sono
due vasi comunicanti. Se non si impara il corsivo, i suoi tempi, la sua
musicalità, come si farà a concentrarsi sulle parole di un libro? È chiaro che
il computer è oggi una nostra appendice, un pezzo del nostro pensiero. Ma è un
pensiero binario mentre la scrittura a mano è ricca, diversa, individuale, ci
rende uno differente dall'altro. Bisognerebbe
educare i bambini fin dall'infanzia ad annotare i propri pensieri, a capire che
la scrittura è una voce di dentro, un esercizio irrinunciabile, mentre il
computer è un mezzo, utilissimo per molti aspetti, ma pur sempre uno strumento
di cui servirsi in base alle esigenze e non a cui asservirsi».
Ecco,
confido nella scuola, per non perdere definitivamente il corsivo.
A quanti interessati
alla problematica consiglio la lettura di un manuale Il corsivo encefalogramma dell’anima, Editore La Memoria del Mondo, 2017, curato da Irene Bertoglio (grafologa, perito grafico
giudiziario) e Giuseppe Rescaldina (noto psicologo, già autore di pubblicazioni
scientifiche ) spiega il valore psicologico del "corsivo", anche
attraverso analisi scientifiche.
Ne vale la pena.
Donata
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