UNA SCELTA ORWELLIANA LE TELECAMERE IN CLASSE
La
mia scuola insieme a te https://youtu.be/K_-dN5ofFLg
Sono tornate come le nuvole che vanno e
vengono, gli articoli sulla stampa mettendo a risalto le richieste accorate di genitori che hanno invocato l’installazione delle telecamere nelle scuole di fronte a casi di
maltrattamenti e di violenze perpetrate al loro interno.
La possibilità di installare telecamere
nella classi è argomento sensibile, molto dibattuto, oggetto di sondaggi,
petizioni, che si ripete da anni.
L’idea di dotare asili e scuole di sistemi di videosorveglianza è arrivata così anche in Parlamento dove il 19 ottobre il tutto è stato approvato a Montecitorio con 279 voti a favore, 22 contrari e 69 astenuti, ed ora passa al Senato. Sinistra Italiana ha votato contro. Il M5S si è astenuto.
Il Ministro dell’Istruzione si era già dichiarata favorevole. Non solo per prevenire i crescenti episodi di bullismo, ma anche per «controllare»
i docenti e «rassicurare» i genitori degli studenti.
Esultano le famiglie a questa ‘militarizzazione della scuola’ per usare una espressione forte di Giuseppe
Caliceti in un suo recente articolo nel
Manifesto intitolato “No alla scuola delle telecamere e del sospetto”
Le
telecamere a scuola eliminano la fiducia
e introducono il sospetto.
Gli strumenti per sapere cosa accade
dentro l’aula ci sono già, senza usare delle macchine spia: mantenere un
rapporto stretto con la scuola, andare a
parlare spesso con le/ gli insegnanti, dialogare (realmente) con i propri figli,
seguire il loro percorso educativo, notare gli eventuali segni d’allarme
cercando di capire a cosa attribuirli.
Poi …
ne sono convinta, è un’idea folle
la telecamera in classe perché è uno strumento che mina la libertà e la
professionalità dell’insegnante.
Temo che essa (in 30 anni di dirigenza
scolastica, ho imparato molto) deleghi il difficili compito del dialogo
permanente a uno strumento meccanico per genitori sempre più incapaci di dialogare con
i propri figli .
Poveri docenti ! Lasciati soli in tutto
e vigilati speciali.
La telesorveglianza non puo' essere mezzo e condizione per prevenire episodi di violenza e maltrattamenti nei contesti scolastici.
La
telecamera disincentiva, quando non sostituisce, il dialogo, l'ascolto, la relazione indispensabili tra scuola e famiglia.
I genitori devono essere aiutati a
imparare a partecipare alla vita della scuola, a conoscerne e a capirne
l'importanza per i loro figli, non a controllarla in base a loro paure, ansie,
emozioni.
E
la scuola deve sostenere la partecipazione, deve volerla con forza. Perché i
genitori devono essere aiutati a imparare a «vedere», leggere, capire,
direttamente nei/dai loro figli la presenza di eventuali problemi e non
guardare la loro esperienza di vita scolastica attraverso una telecamera.
Nessuna telecamera deve e può sostituire
gli occhi per osservare i nostri figli e le persone a cui li abbiamo affidati e
che si occupano di loro.
La telecamera offende gli insegnanti
, capaci di svolgere con competenza,
professionalità, passione il loro lavoro, costruendo giorno dopo giorno una
relazione educativa con i bambini, nell'ambito della quale risulta
inaccettabile l'interferenza di questo strumento.
Nei contesti educativi sancirebbe
inevitabilmente una pesante sconfitta per l'intero sistema scolastico italiano.
Un sistema sostanzialmente «sano», che come tale va considerato, trattato,
rispettato.
“Se ci fosse quel rapporto di fiducia che si proclama a voce non si vede
perché richiedere questa forma di spionaggio”, dice il grande pedagogista, Benedetto Vertecchi “I genitori di oggi, proni al consumismo più sfrenato, sono davvero in
condizioni di esprimere un giudizio su quanto avviene nelle scuole? E poi la
scuola serve per socializzare, l’occhio del grande fratello produce
desocializzazione perché il genitore che controlla pretende sempre qualcosa, ma
queste richieste eliminano l’idea di educazione collettiva che è alla base
della scuola”.
In questa direzione è compromesso il dialogo e si alimentata la logica del sospetto secondo la quale chiunque si occupi di cura, dall’educatrice che accoglie il bimbo al nido, piuttosto che della badante che veglia l’anziano in casa, sia inaffidabile e dunque potenzialmente da controllare, escludendo in tal modo il dialogo insito nella reciprocità. E allora per un insano approccio si potrebbe dire che le stesse riserve potrebbero estendersi ai genitori stessi in quanto lavoratori; per esempio l’infermiera che assiste l’ammalato in ospedale può essere una potenziale omicida? E che dire delle madri o dei padri che in un gesto disperato e forse non intenzionale, uccidono i propri figli? Le citazioni non sono casuali, ma si riferiscono ad analoghi casi di cronaca rispetto ai quali non credo si possano imputare gli stessi comportamenti all’universo dei genitori, piuttosto che a quello degli infermieri. E nessuno ha finora avanzato la proposta di introdurre nelle case le telecamere nonostante le statistiche ci confermino che è dentro le pareti domestiche che si consumano i fatti più incresciosi di violenza sulle donne e sui bambini” .
Continuiamo?
Boccia come ” follia “ tale legge il
pedagogista Daniele Novara che ho
conosciuto di persona quando circa vent’anni fa , direttrice didattica a Montecchio Maggiore,
lo avevo chiamato per incontri formativi con i genitori sulla cultura della
pace e la gestione dei conflitti scolastici «I bambini sono sicuri quando hanno
buone maestre. Bisogna ripartire dalla selezione e dalla formazione, le
telecamere sono una scorciatoia. I maltrattamenti capitano in tutto il mondo,
noi siamo i primi a pensare di risolverli con le telecamere: o siamo i più
furbi o siamo i più cretini" Comunque si guardi la legge … la
«follia» resta, anzi, Novara parla di «terrorismo» Spiega : “ Se un luogo pubblico è pieno di telecamere significa
che quello è un luogo pericoloso, dove può succedere qualcosa. Ecco, la scuola
cessa di essere un luogo educativo, da oggi la scuola è un luogo pericoloso.
Non ci trovo niente di rassicurante, vedo solo una politica che va verso il
poliziesco, questa è l’anticamera di un regime poliziesco che vuole controllare
i cittadini fin dalla nascita con l’alibi – perché sia chiaro, questo è solo un
alibi - che forse, eventualmente, potrebbero subire dei reati. ... I maltrattamenti sui bambini si evitano a monte, selezionando le
persone giuste da mandare in classe, non con le telecamere: così creiamo solo
terrorismo... Per di più io non ho mai visto fare una legge su un settore
specifico senza consultare nessun operatore del settore. Siamo tutti contrari,
ci sarà motivo…” I
genitori , poi, per Novara non devono gioire per questa legge, perché la telecamera non dà
qualità educativa. “ I bambini sono sicurissimi se hanno buona scuola, se
hanno educatori preparati e selezionati bene, non se hanno decine di telecamere
dentro la scuola. L’educazione è basata su un patto fiduciario, tutti noi
affidiamo i nostri figli agli educatori e non c’è telecamere che può sopperire
a un patto fiduciario incrinato.…. I casi di vessazione sui bambini si prevengono con un'adeguata e
rigorosa selezione del personale e una continua e sistematica formazione degli
insegnanti stessi, per aggiornare e migliorare le loro competenze
professionali, non c’è un’altra strada” .
Che dire ancora ? Penso che il «Grande Fratello» in aula non elimini la
preoccupazione delle famiglie, offende gli insegnanti bravi e non aiuta il
bambino.
Sollecito i genitori , invece delle telecamere di chiedere alla POLITICA una scuola migliore per i figli con maggiori investimenti, maggior formazione dei docenti.
Sollecito i genitori , invece delle telecamere di chiedere alla POLITICA una scuola migliore per i figli con maggiori investimenti, maggior formazione dei docenti.
La scuola delle telecamere e del
sospetto non è una buona scuola.
Donata Albiero