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martedì 1 settembre 2015

" NO GENDER" A SCUOLA E PATTO DI CORRESPONSABILITA’

Demonizzazione o rispetto dell'altro?   

Amore gay : le risposte dei bambini https://youtu.be/z_Tbmh4wsc4


Quando ero piccola e andavo alle elementari, circa 50 anni fa, sui libri di scuola,  -come ben riportato anche in un articolo apparso su Il fatto quotidiano, Eretica 2014 –

 “…si apprendeva che la famiglia era sempre composta da uomo, donna e figli. Lui tornava a casa stanco dalla guerra o dal lavoro e lei a fare la mamma e la casalinga. Se si parlava di donne a svolgere lavori retribuiti comunque ci si riferiva sempre a funzioni compatibili con il ruolo di cura, perciò sarebbero state felici di fare le maestre, le allevatrici di figli altrui. … e così, noi bimbe, crescevamo nella convinzione che da grandi avremmo dovuto essere mogli e madri, con mariti lavoratori addestrati a fare sacrifici per la patria, mantenere la famiglia e a dare ai figli giusto un bacio della buonanotte.   

La scuola non contemplava alcun modello di vita differente. Si propagandava a tutte le ore la dipendenza economica delle donne, l’impiego dei corpi femminili per la riproduzione e la cura, quello dei corpi maschili per il profitto e poi si spacciava come unica idea di mondo possibile la cultura etero/patriarcale”  
 
Erano frequenti la costante demonizzazione e delegittimazione di qualunque scelta differente. La donna che voleva studiare, lavorare e mantenersi da sola veniva descritta con disprezzo come “donna in carriera”, dunque egoista, priva di amore per la famiglia e anormale per la sua richiesta di asili, servizi e collaborazione nel ruolo genitoriale. L’uomo che disertava quello schema familiare, colui il quale voleva essere un genitore più presente veniva trattato come fosse un’anomalia femminea, destinato ad un girone rieducativo nel quale qualcuno gli avrebbe fatto intendere quanto fosse sbagliato non somigliare alle figurine stampate sui nostri antichi libri di scuola.

Dei gay neanche si accennava; figurarsi. Non esistevano, punto e basta. 
 
Per fortuna crescendo e sviluppando la mia autonomia sono venuta fuori da tale girone infernale .
Il libro “Dalla parte delle bambine” di E.Bellotti mi ha influenzata fin da giovane e con la nascita del mio primo figlio, per ribellione appesi davanti alla casa un fiocco bianco perché non volevo etichettare il figlio maschio con il colore azzurro, né successivamente la femmina con il colore rosa. 
Sempre mi sono opposta ai luoghi comuni, come quelli, ancora molto diffusi, secondo i quali se un ragazzo piange, è una “femminuccia”, e se una bambina vuole giocare a calcio, o alle costruzioni, è una “maschiaccia”.  Puffetti, costruzioni, giochi didattici senza alimentatori si sono alternati per entrambi i miei figli, mentre la BARBY non è mai entrata in casa di proposito, se non regalata da altri. 

 Come insegnante prima, come  direttrice didattica , alias preside , dirigente scolastica poi ho dato sempre molta importanza alla educazione al rispetto e con i docenti,  condividendo l’operazione  con il collegio dei docenti ( ruolo didattico), avvallandola   dal consiglio di istituto (aspetto finanziario) abbiamo costituito per anni, dei laboratori formativi di aggiornamento per analizzare i libri di testo, gli stereotipi sul maschile e sul femminile  perché  condizionano fin da piccoli, perché  i ruoli imposti divengono gabbie che limitano la libertà, alimentano o giustificano violenza, bullismo, disparità fra i generi e omofobia (post “Come insegnare a non uccidere le femmine” ) 

 La  scuola, per me, oltre a formare competenze e abilità, ha  l’obiettivo di rafforzare il proprio ruolo in termini di nuovo patto educativo, in cui la differenza di genere sia riconosciuta come risorsa e la lotta alle discriminazioni come un passaggio chiave per realizzare una piena cittadinanza per tutti, donne e uomini.
E’ un cambiamento culturale da perseguire.

  Purtroppo, dall’esterno, si sta demonizzando il tutto, complici anche i settori integralisti della CEI.   
(“Al Lupo Al Lupo. A scuola c’è la teoria gender )   
http://donataalbiero.blogspot.it/2015/06/al-lupo-al-lupo-scuola-ce-la-teoria.html )

La santa crociata è partita.  
  
Incriminato l’istituto  A.T. Beck, associazione scientifico-professionale di psicologi e psicoterapeuti che, tra le sue attività, si impegna a diffondere e tutelare le posizioni, da tempo condivise, della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi del progetto "Educare alla diversità”.

Incriminati i tre opuscoli (uno per grado di scuola) predisposti, su mandato dell’UNAR (L'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica )  per la realizzazione di specifici moduli didattici di prevenzione e contrasto della omofobia e del bullismo omofobico nelle scuole, con la prospettiva scientifica e non ideologica; sono opuscoli non mirano a sminuire l’importanza della famiglia tradizionale ma valorizzano anche la qualità affettiva ed educativa di famiglie omosessuali, delle quali la letteratura scientifica conferma l’adeguatezza (Patterson; Perrin; Tasker; Tasker & Golombok).

Addirittura, in questi mesi, sono girati nei social network messaggi allarmati che diffidano i genitori dal firmare il Patto di Corresponsabilità con la scuola perché consentirebbe ai docenti di “impartire lezioni gender”.   

 








Parliamo, allora, del Patto (scritto) di corresponsabilità tra Scuola e Famiglia.  
Ho sempre creduto a questo documento che ho adottato a scuola ancor prima che diventasse obbligatorio; in esso la scuola cerca la condivisione educativa tra tutti i soggetti che la compongono.

E’ una carta d’intenti di grande valore perché porta genitori, insegnanti, alunni verso un’alleanza i cui positivi effetti saranno goduti in primo luogo dagli alunni, bambini e ragazzi che hanno il diritto di crescere in un ambiente in cui le relazioni siano improntate alla fiducia ed alla serenità.

Ebbene, c’è chi vuol far credere che nel “Patto” (ogni scuola ne propone uno) sia nascosto qualche codicillo che imponga “lezioni gender” e che la scuola stia per inaugurarle.

Deve essere chiaro a tutti che l’esistenza delle lezioni gender è un’invenzione, uscita dalla fantasia di integralisti cattolici e militanti di estrema destra, convinti che la scuola si stia preparando a lanciare un nuovo modo di educare, che cerchi di convincere alunni ed alunne che non esista differenza tra maschio e femmina ed incoraggi pratiche sessuali nelle aule.


Purtroppo, si sta  facendo agli alunni, soprattutto ai più piccoli, il peggior servizio: al grido di “proteggiamo i nostri figli” i genitori 'indottrinati' stanno seminando sfiducia, diffidenza e paura,  stanno facendo male anche ai loro stessi figli.


Intanto il ministro dell’Istruzione Giannini torna sul tema con una nota ufficiale dal titolo “Piano dell’offerta formativa” (Prot. n. 4321 del 06.07.2015). La fantomatica “teoria del gender” pervade il documento senza mai essere nominata.     
La circolare ribadisce ciò che è già noto, e cioè: «Le famiglie hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell’Offerta Formativa e, per la scuola secondaria, sottoscrivere formalmente il Patto educativo di corresponsabilità per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie».
Ma, mi chiedo perché Giannini non ha detto a chiare lettere che la “teoria del gender” non esiste, se non nella testa bigotta di chi vorrebbe impedire che nella scuola pubblica venga introdotto il dibattito sulla sessualità portando l’Italia fuori dai secoli bui dell’Inquisizione?

 Questa è una vera e propria caccia alle streghe, una allucinazione collettiva.
Si parla di violenza nei confronti della famiglia TRADIZIONALE.

 Ma quale violenza?
Davvero si ritiene che cercare di difendere i diritti di quanti non sono omologati nella concezione sessuale degli integralisti cattolici costituisca un pericolo per le persone etero? 


La vera violenza è quella più volte manifestatasi nelle scuole dove bambini e ragazzi gay senza colpa sono stati tormentati e seviziati dai loro compagni portandoli a volte al suicidio. Negli ultimi anni gli episodi di discriminazione sessuale a scuola sono aumentati: 100 mila – secondo le ultime stime – le vittime di “bullismo omofobico” solo nel 2014. Cifre e numeri che corrispondono ad altrettante persone. E a vicende che, spesso, restano private e la cui eco si esaurisce con una pubblica condanna del bullo di turno.

La vera violenza è quindi il bullismo di genere che va cancellato attraverso una sana educazione di rispetto di tutti e non una censura assurda.

La vera violenza è quella che ha ridotto in fin di vita un giovane su un tram scambiato da una banda di bulli per omosessuale: che razza di educazione avevano avuto costoro? 

  Per 31 anni, quale dirigente scolastica, ho sempre dichiarato, in tutte le assemblee pubbliche, che l’educazione che la “mia scuola statale” impartiva doveva rispondere alla Costituzione prima ancora che alle famiglie. Precisavo, infatti, nell’esporre i progetti trasversali alle discipline, che i ruoli della  scuola e della famiglia erano diversi.
 
Ogni genitore può rivendicare il diritto di educare il figlio come vuole", anche ad  esempio, insegnargli, se lo crede, che le donne vanno picchiate;  che le tasse vanno evase;  che gli stranieri vanno cacciati , che i rom vanno bruciati o che gli omosessuali vanno dileggiati o ghettizzati.        Lo può fare  entro le mura domestiche, assumendosi la responsabilità delle conseguenze della sua educazione.      

La scuola pubblica non può sottostare assolutamente a questo tipo di logicaLa scuola pubblica, democratica, laica, inclusiva, emancipante è, per sua stessa natura, pluralista: uno spazio comune e di tutti, in cui ciascuno deve poter vedere accolta e riconosciuta la propria specificità, nel rispetto di quelle altrui e nel rispetto della legalità e dei principi condivisi.
 I principi condivisi sono quelli che deduciamo dalla Costituzione.  
 
Essere omosessuale non è un reato; praticare bullismo contro gli omosessuali sì; emarginare un omosessuale significa non tener conto del principio di uguaglianza.

Chi ha lanciato questa campagna di allarmismo ingiustificato e di intolleranza verso i diversi e di sfiducia nella scuola PUBBLICA lo fa, in realtà,  per contrastare il diritto dei gay ad avere una legge che consenta loro una unione riconosciuta di tipo familiare come avviene in tutti i paesi del mondo civile.  Altrove, non in Europa, per i gay è prevista la pena di morte, l’arresto, l’esclusione dai pubblici uffici, la derisione e la gogna.

 Sta a NOI SCEGLIERE, se vogliamo vivere in uno stato democratico o in uno stato teocratico che nega diritti fondamentali a una parte dei propri cittadini

Donata Albiero

 
Per chi voglia approfondire
 
 Generazione e Speranza
 Sesso a scuola 
http://donataalbiero.blogspot.it/2014/05/sesso-scuola.html

Come insegnare a non uccidere le femmine 
http://donataalbiero.blogspot.it/2013/09/come-insegnare-non-uccidere-le-femmine.html

Al  lupo  Al lupo . A scuola c'è la teoria GENDER
http://donataalbiero.blogspot.it/2015/06/al-lupo-al-lupo-scuola-ce-la-teoria.html )


BLOG  vari  
Informazioni sugli studi di genere e l’educazione ai sentimenti e alla sessualità
http://www.intersexioni.it/link_educazione_2015/

 Vivalascuola. Il mondo ha bisogno di differenza 2014
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/04/07/vivalascuola-169/

Ancora sulle bufale sul gender 
http://libramenteblog.blogspot.it/2015/08/ancora-sulle-bufale-sul-gender-e-la.html

3 commenti:


  1. In qualità di medico di famiglia ho conosciuto drammi familiari determinati dalla incomunicabilità tra adulti e giovani nelle famiglie ( di solito i genitori si limitano a dare delle generiche proibizioni o
    banali pseudo informazioni terrificanti sul sesso, senza entrare mai nel merito delle questioni.) Del resto non si può pretendere che ogni genitore abbia le competenze di un medico, di un sessuologo, di uno psicologo ecc. ecc. Tuttavia chi terrorizza ingenui genitori che vanno ad iscrivere i propri figli a scuola sostiene che l'educazione di genere, l'educazione all'affettività, l'educazione sessuale, la prevenzione alle tossicosi con un programma serio e documentato sugli psicofarmaci e sulle sostanze stupefacenti costituisca un pericolo gravissimo per i ragazzi che di queste cose non devono sapere niente. Pertanto le uniche informazioni, spesso errate e fuorvianti sono sono quelle che ricevono solo dai coetanei o dai social network.

    Mi è capitato di assistere una famiglia di onesti operai, bravissime persone, nella quale una figlia quindicenne, dopo essere stata iniziata all'uso degli stupefacenti da uno straniero molto più grande di lei, è stata anche messa incinta. Nella stessa famiglia il figlio più giovane ha subito violenze perché omosessuale, ma i genitori non lo sanno. Per fortuna, grazie ad operatori intelligenti e capaci la ragazza è stata salvata e adesso è una bravissima grafica, ha allevato il bambino con amore ed è stata “riaccettata” dalla famiglia di origine ( ovviamente nessuno in famiglia la considera una vittima bensì solo una colpevole deviante). Tuttavia i pregiudizi dei genitori non sono stati minimamente scalfiti: essi non immaginano nemmeno che la lunga travagliata esperienza esistenziale dei propri figli abbia avuto alla base l'assoluta carenza di informazione scientifica e psicologica, un ambiente bigotto , sessuorepressivo e colpevolizzante, una società capace sì di recuperare la ragazza madre ( nel caso specifico) e dare un possibile avvenire al bambino ma carente gravemente e colpevolmente nella prevenzione.

    Gli estremisti religiosi che diffondono la paura dell'educazione sono responsabili direttamente di quanto avviene a tanti minori a causa dell'ignoranza. E' ormai assodato che molte ragazze e ragazzi iniziano ad avere rapporti sessuali a 13 anni. Cosa facciamo? Ci voltiamo dall'altra parte aspettando che le bambine rimangano incinte?

    Giovanni Fazio

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  2. Bello l'articolo e bello il commento. Grazie ad entrambi.
    Raffaella Benetti

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