SCUOLA per ricchi
Continua la controriforma scolastica.
Ecco a voi il curricolo dello STUDENTE, l’ennesimo lascito della Buona Scuola renziana, la legge 107/2015 da me sempre combattuta.
E qui occorre aprire una parentesi su questa legge: dall’alternanza scuola-lavoro alla chiamata diretta del dirigente, dall’organico di potenziamento al bonus del merito per i docenti, tutto l’impianto della Buona scuola si è rivelato in questi anni clamorosamente sbagliato e fallimentare, classista e farraginoso. Anche il curriculum dello studente non fa eccezione: si tratta di “un mostro da un punto di vista pedagogico e normativo, come al solito mascherato da innovazione” (Internazionale.it).
Ritornando alla questione nostra, è il curricolo un documento che dovrà essere compilato attraverso una piattaforma digitale, prima dell’esame conclusivo delle scuole superiori. La commissione dovrà tenerne conto nella valutazione; poi il documento verrà allegato al diploma. Avviene in un anno a dir poco complicato per la scuola, con un continuo alternarsi di didattica in presenza e di didattica a distanza: un vero percorso ad ostacoli, anche senza questa novità, introdotta a soli due mesi di distanza dagli esami finali.
Trattasi di una iniziativa che trasforma la scuola in promotrice di una rincorsa ad accaparrarsi titoli su titoli, certificazioni su certificazioni. Un odioso snaturamento classista dell’Istruzione pubblica, tutto a vantaggio di studenti e studentesse che hanno alle spalle famiglie con possibilità economiche, insomma una certificazione della disuguaglianza.
Ha ragione il filosofo Cacciari quando commenta: “Apprezzo che almeno non sia uno strumento ipocrita”; registrerà in modo formale “se c’è una famiglia che può far studiare i figli all’estero, con corsi a destra e manca”.
Ha ragione a lanciare l ‘allarme anche la Corte Costituzionale: “Rischia di favorire i più ricchi”
Considero, dunque anch'io, il Curriculum dello Studente, per come è impostato, la ‘negazione’ del principio di uguaglianza delle opportunità che dovrebbe essere motivo ispiratore dell’istituzione scolastica nel quadro dei valori della Costituzione Italiana.
Tale principio è stato anche il caposaldo della scuola pubblica A. Giuriolo di Arzignano che ho guidato negli ultimi dieci anni della mia carriera professionale.
A partire da ora, vi saranno studenti che avranno la possibilità, in primo luogo economica, di seguire corsi privati di lingue, di musica, di informatica o altro e studenti che, per svantaggio economico, non potranno farlo. “La scuola rischia di diventare promotrice di una rincorsa da parte di studenti e famiglie ad accaparrarsi titoli su titoli, certificazioni su certificazioni, pur di arricchire il carnet finale che li vedrà “vincitori” di una corsa che altri non potranno neppure iniziare” (Manifesto)
E se, come è vero che “non c’è ingiustizia più grande di fare parti uguali tra disuguali”, il rischio è quello di una scuola che tende ad accentuare le distanze tra questi disuguali.
Rappresenta l’apice del processo di privatizzazione e aziendalizzazione che continua a colpire la scuola pubblica.
Lo storico dell’arte Tomaso Montanari scrive: “Il curriculum mette tra parentesi il diploma a cui è allegato: perché al mercato non basta il valore legale del titolo di studio, e nemmeno il voto. Il mercato vuole sapere cosa sta comprando. E così il ministero glielo dice: rendendo ben chiaro che la scuola deve servire non a formare cittadini, e prima persone umane, ma a piazzare capitale umano sul mercato del lavoro”.
E’ “l’ennesimo tassello della distorsione che fa della scuola non più un luogo di formazione del sapere critico, ma luogo in cui formare futuri lavoratori da plasmare a seconda delle esigenze del mercato del lavoro nella logica della scuola neoliberista” (Opposizione studentesca d’alternativa).
Già il periodo di didattica a distanza ha messo in luce quanto il nostro sistema scolastico sia classista, escludendo dall’istruzione e penalizzando una larga fetta degli studenti appartenenti alle classi popolari, ma il curriculum dello studente rappresenta un’accelerazione anche in questo senso: un altro schiaffo alla scuola pubblica.
Non si può stare alla finestra e rassegnarsi.
Anche questo passaggio conferma la necessità di dar vita a una riflessione profondamente critica, nella scuola e nella società, su un indirizzo di politica scolastica che rischia di fare molti danni.
Donata Albiero 24 maggio 2021