IL DIRITTO ALLO STUDIO VA GARANTITO
‘Ahi serva Italia’!
Ahi serva Italia del Mercato e del Profitto!
Non ci posso credere.
Nonostante gli appelli accorati di pedagogisti, psicologi, professionisti della
scuola, di studenti, famiglie, cittadini, è di nuovo successo. Si chiudono in tutta Italia le Scuole secondarie di secondo grado con il surrogato
temporaneo della Didattica a Distanza che, ribadisco, non è una soluzione accettabile perché esclude definitivamente
i più deboli e impoverisce miseramente ogni processo di crescita.
Non c’è limite al peggio.
Non mi so rassegnare allo sfascio
programmato della scuola pubblica, ai mesi estivi sprecati per i
banchi con le rotelline e al silenzio sulla congestione dei trasporti.
“Chiudere
una scuola significa incatenare il futuro” scrive lo psichiatra
Paolo Crepet, ma vallo a dire ai nostri politici.
Che ne possono sapere costoro che, di fronte a una reale emergenza Covid, si
scaricano le responsabilità, le decisioni da prendere, se la Scuola sia o meno
Prioritaria rispetto al Mercato e al Profitto? Che ne sanno?
Un Paese che non sa proteggere la scuola è un Paese che
ha smarrito la rotta ed è senza futuro.
(foto da web)
Sono indignata.
La chiusura delle scuole non è un atto di responsabilità, ma la fotografia
di un fallimento, dell’inadeguatezza di una gestione complessiva
dell’emergenza.
“È oramai
chiaro che la criminalizzazione dei comportamenti dei cittadini e le uscite da
avanspettacolo sono solo tristi strategie di comunicazione per nascondere le
enormi responsabilità di chi doveva, in questi mesi, costruire condizioni di
tutela sanitaria e sociale per tutti e tutte e semplicemente e tragicamente non
lo ha fatto” ha riportato il
Movimento ‘Priorità alla Scuola’ in uno dei suoi comunicati.
Il nostro è uno strano Paese.
“Strano Paese quello in cui il deficit di civismo e
l’emergenza educativa sono evidenti, allarmanti e di molto precedenti alla
pandemia, eppure appena i contagi risalgono si pensa di richiudere le scuole.
Strano Paese, l’Italia pallonara (nei due sensi possibili del termine) che
piange perché non può andare allo stadio e però "le lezioni a distanza sono
più sicure". Ancora più strano, quasi incomprensibile, se a chiedere la
retromarcia sono i rappresentanti di alcune Regioni e di certi partiti che
prima del 14 settembre reclamavano a gran voce la ripresa delle lezioni nelle
aule... Sempre sull’orlo del cortocircuito
politico e informativo, in questo strano Paese si ammette in realtà, a ragione,
che non sono le scuole i luoghi di
maggiore diffusione del Covid, ma poi si aggiunge che le scuole superiori
vanno comunque chiuse perché per raggiungerle molti studenti prendono i mezzi
pubblici, dove l’affollamento comporta un serio rischio di contagio. Insomma,
per risolvere un problema (autobus e metropolitane affollati) se ne creerebbe
un altro (chiusura delle scuole)” (Danilo Paolini) :
Strano Paese
sì ma, aggiungo io, soprattutto, ignorante e servile Paese…un Paese che
crede, con la didattica a distanza, di aver liquidato la questione Istruzione/Covid.
Eppure, la didattica
a distanza consegna un segnale chiaro e negativo: indica
che ancora una volta le politiche per la
scuola, per l’istruzione e per il contrasto alla dispersione scolastica sono
considerate come accessorio del Paese e non, invece, come presupposto al
suo sviluppo, come azioni indispensabili alla rimozione delle disuguaglianze,
all’esercizio dei diritti, alla costruzione di un’economia giusta e
responsabile.
È come se non si riconoscesse la scuola come “primo attore, pubblico e repubblicano, della nostra democrazia”, come
luogo essenziale non solo per l’educazione delle nostre
bambine e dei nostri bambini, delle nostre ragazze
e dei nostri ragazzi, ma anche come palestra civile dove educare
alunne e alunni alla cittadinanza, alla convivenza, alla relazione tra
differenti.
Critico sulla DAD (Didattica a Distanza) è il grande pedagogista Daniele Novara:
“La scuola dietro a un
monitor non consente la formazione di una vera comunità di apprendimento che
permetta il confronto in carne e ossa (l’assenza dei corpi impedisce
quell’osmosi sociale alla base di tutti gli apprendimenti scolastici)”. Riportare "i nostri studenti alla chiusura
casalinga sostanzialmente vuol dire un ritorno a una condizione di consumo
ludico tecnologico e di isolamento. Condizioni pericolose per la loro salute
mentale che rischia una grave deriva depressiva…Il rispetto per bambini e i ragazzi è il
rispetto per noi stessi e per il nostro futuro”.
Prima di chiudere la scuola bisogna, dunque, valutare ogni intervento
alternativo possibile.
Non mi rassegno, perciò, a vedere che ancora una volta la scuola considerata
come “luogo sacrificabile” per
mascherare mancanze e scelte politiche arroganti e incapaci su sanità,
trasporto pubblico e assetto urbano.
La scuola guarda nel
presente e nel futuro, è l’argine contro le disuguaglianze
Lo straordinario lavoro fatto durante i mesi estivi, tra mille difficoltà,
da chi la abita l'ha resa uno dei luoghi più sicuri, malgrado nella sfera
politica e amministrativa centrale e periferica sciagurati ritardi e colpevoli
inerzie si siano sommate in questi mesi alle conseguenze di decenni di
politiche liquidatorie.
La scuola deve essere l’ultima a essere 'serrata' . Il diritto alla partita o
all’apericena non ha rilevanza costituzionale, la scuola pubblica sì.
Purtroppo, continua a essere la prima
a chiudere, per un altro mese, fino al 3 dicembre. L’importante
salvare il Natale, la ruota dei consumi, l’economia della nostra Italia.
Mentre dei costi sociali che gravano sulle generazioni giovani e
sull’intero Paese pesantissimi e duraturi a nessuno, forse, fa un baffo.
Già “Con la cultura non si mangia “
Donata
Albiero
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