Provate a chiedere ai ragazzi di scuola media perché oggi fanno vacanza (io
l’ho fatto nei giorni scorsi): la
maggior parte di loro non ha una risposta.
Oggi, passeggiando
per le strade di Arzignano non vedo bandiere dell’Italia (quante invece in
occasione delle partite di calcio), non vedo un manifesto della amministrazione
comunale che mi ricorda la ricorrenza nazionale; c’è poca gente che cammina,
forse è al mare, al lago, in montagna, approfittando del ponte a fine settimana.
Per la maggior parte degli
italiani siamo di fronte al “chissenefrega” di quanto è
accaduto nel 1946 e del significato della
festa della Repubblica, il 2 giugno di ogni anno.
Ricordava Alez Cordazzoli, due anni fa (Il fatto quotidiano) denunciando
il fenomeno sopra descritto, quale fosse il compito degli educatori:
“Tocca a noi maestri il compito di non smarrire la storia, di rispolverare la Costituzione, di farla vivere, di raccontare ai nostri ragazzi perché e cosa si festeggia...Nel libro di storia di quinta elementare non c’è una riga del 2 giugno. Non c’è nemmeno nel libro di geografia ma questa narrazione è nel libro del maestro, fa parte di ogni insegnante che ha il dovere di non vivere fuori dalla storia ma dentro le vicende della storia.
Dobbiamo ripartire dai bambini. Tra qualche giorno quando finiranno le lezioni saluterò la mia classe quinta regalando loro la Costituzione che abbiamo vissuto in classe tutto l’anno: lo farò ricordando ancora una volta le prime parole dell’articolo uno, sperando che ognuno dei miei alunni un giorno possa essere un medico, un ingegnere, un operaio, un docente, un postino che il 2 giugno, senta la responsabilità di quell’ “L’Italia è una Repubblica”
“Tocca a noi maestri il compito di non smarrire la storia, di rispolverare la Costituzione, di farla vivere, di raccontare ai nostri ragazzi perché e cosa si festeggia...Nel libro di storia di quinta elementare non c’è una riga del 2 giugno. Non c’è nemmeno nel libro di geografia ma questa narrazione è nel libro del maestro, fa parte di ogni insegnante che ha il dovere di non vivere fuori dalla storia ma dentro le vicende della storia.
Dobbiamo ripartire dai bambini. Tra qualche giorno quando finiranno le lezioni saluterò la mia classe quinta regalando loro la Costituzione che abbiamo vissuto in classe tutto l’anno: lo farò ricordando ancora una volta le prime parole dell’articolo uno, sperando che ognuno dei miei alunni un giorno possa essere un medico, un ingegnere, un operaio, un docente, un postino che il 2 giugno, senta la responsabilità di quell’ “L’Italia è una Repubblica”
E oggi, anno 2017?
Quanti ragazzi conoscono il significato dell'emblema della Repubblica?
Quanti docenti lo hanno spiegato?
Amare la propria Patria significa prima di tutto conoscerla.
Quanti ragazzi conoscono il significato dell'emblema della Repubblica?
Quanti docenti lo hanno spiegato?
Amare la propria Patria significa prima di tutto conoscerla.
L'emblema
della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota
dentata, i rami di ulivo e di quercia.
Il ramo di
ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia
interna che della fratellanza internazionale.
Il ramo di
quercia che chiude a destra l'emblema, incarna la forza e la dignità del popolo
italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro
patrimonio arboreo.
La ruota dentata
d'acciaio, simbolo dell'attività lavorativa, traduce il primo articolo della
Carta Costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul
lavoro".
La stella è
uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata
associata alla personificazione dell'Italia, sul cui capo essa splende
raggiante. Così fu rappresentata nell'iconografia del Risorgimento e così
comparve, fino al 1890, nel grande stemma del Regno unitario.
Se io fossi ancora a scuola spingerei i docenti a ricordare il
senso della Repubblica Italiana fondata sulla costituzione e farei porre
l’accento non solo sulla sfilata istituzionale di tutte
le forze armate, le Forze di Polizia ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
e della Croce Rossa Italiana, ma anche e soprattutto sulla manifestazione
organizzata da “Un
ponte per…” insieme al Movimento Nonviolento per promuovere diritti e
dignità nel nostro Paese e oltre i confini e intitolata " Difendiamo
l’umanità, non i confini”.
E’
quella animata dalla società civile
per rendere omaggio a chi salva vite
umane in mare e a chi costruisce ogni giorno ponti di pace tra i popoli.
«C’è un’Italia aperta al mondo, che
lavora per promuovere diritti e dignità nel nostro Paese e oltre i confini. E’
quella delle associazioni e delle Organizzazioni Non Governative che si
dedicano ai salvataggi in mare e all’accoglienza di chi arriva qui per fuggire
alla guerra, alla miseria, o ai cambiamenti climatici», dice Martina
Pignatti Morano, presidente di “Un ponte per…”
Per
i pacifisti, quindi, un modo per
difendere la Patria ed il popolo senza armi è possibile. Ed è civile e
nonviolento, e pone al centro dell’attenzione le persone, l’ambiente, la vita.
«Questa è l’Italia che vogliamo onorare in occasione
della Festa delle Repubblica, in una parata in cui invitiamo a sfilare
difensori dei diritti umani, associazioni, ONG e volontari in servizio civile
che si dedicano a salvataggio e accoglienza dei migranti e rifugiati», spiega Mao Valpiana coordinatore della Campagna “Un’altra difesa è
possibile “, che chiede il riconoscimento istituzionale della difesa
civile non armata e nonviolenta (proposta
di Legge depositata alla Camera).
Che
c’entra la scuola in tutto ciò?
La scuola della Costituzione, pubblica, laica, democratica,
solidale,
nel suo compito educativo verso le nuove generazioni, non può rimanere
insensibile agli appelli di pace, solidarietà, umanità provenienti dalla società civile, si deve mobilitare, contro il “chissenefrega”
Donata Albiero