Gli studenti di Arzignano in piazza. Anno 2012
Clicca http://youtu.be/aKv9bpMIbIY
Quando entro nelle scuole e parlo agli studenti della ‘condizione’ di
milioni di bambini e ragazzi nei Paesi in via di sviluppo , spesso ‘invisibili’
agli occhi del mondo, sfruttati e abusati,
sostengo con convinzione che la solidarietà deve essere alla base di ogni loro azione contro le disuguaglianze e i diritti calpestati di tanti coetanei la cui sfortuna
è di essere nati lì non qui .
Faccio poi fatica a spiegare che, al di là della mortalità infantile al di
sotto dei 5 anni piaga propria dei soli paesi sottosviluppati, la povertà, l' esclusione e la vulnerabilità sono temi presenti in modo crescente, anche se in altre forme
e con implicazioni diverse, nei paesi economicamente avanzati, anche in Italia
.
In Italia il 32.3% degli under18 è a rischio povertà
ed esclusione.
30 milioni di minorenni nei 35 paesi a economia avanzata dell'OCSE vivono in
povertà. Nel mondo 150 milioni di bambini e bambine (sotto i 15 anni) sono costretti a
lavorare.
Equità, non discriminazione, accesso alle risorse (salute, istruzione, acqua
pulita, servizi igienico-sanitari) sono diritti difficili
da immaginare,
difficili da raggiungere (tanto nei “Paesi del sud del mondo”, quanto in
Italia).
"La povertà dei nostri bambini – sintetizzo quanto ha scritto nell’ UNITA’ del 22
febbraio 2013 Andrea Iacomini, portavoce
UNICEF Italia con un articolo intitolato “Proteggere i bambini dalla povertà” - è un
tema che ci riguarda molto da vicino.
In Italia ci sono 1 milione
e 800 mila bambini che vivono in condizioni di povertà relativa. .. La crisi economica non è più solo uno spettro che incombe sulle nuove generazioni, ma sta realmente avendo un impatto pesantissimo sulle famiglie e di conseguenza sui bambini e gli adolescenti, in particolare quelli più svantaggiati.
Secondo l'ultimo rapporto annuale dell’Istat uscito pochi giorni fa “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa risultano l'11,1 per cento – vale a dire 8,2 milioni di individui, il 13,6 per cento della popolazione residente.
Ma cosa significa povertà nei paesi industrializzati?
Le analisi comparate sulla
povertà infantile nei Paesi industrializzati dimostrano che non è inevitabile,
ma è legata anche alle scelte politiche e alle misure che i governi attuano per
contrastarla. Alcuni Paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i
bambini più vulnerabili, dimostrando che non solo è eticamente giusto, ma anche
possibile ed economicamente vantaggioso.
L'Italia invece deve ancora fare molto….
Certamente la misurazione della povertà nei paesi ricchi affianca a indicatori diretti come il reddito familiare altri indici di deprivazione materiale dei bambini, come non avere la possibilità di fare almeno un pasto al giorno contenente carne e pesce, la mancanza di indumenti nuovi, di avere libri da leggere o la possibilità o meno di fare sport e altre attività ricreative.
La povertà dei 'bambini ricchi' in tempi di crisi si misura anche così e il quadro che ne viene fuori non è dei più esaltanti non solo per il presente ma anche per il futuro, perché se oggi il costo diretto ricade sui minorenni, nel lungo periodo è la società nel suo insieme a pagarne le conseguenze in termini di basso livello di capitale umano accumulato, di disoccupazione, bassa produttività e così via..."
Già, perchè la povertà tra i più piccoli ha spesso un effetto trainante sulla disuguaglianza e l'esclusione nella società nel suo insieme: minori competenze e scarse aspirazioni si traducono spesso in gravidanze in età adolescenziale e in maggiori possibilità di consumo di droghe e alcol. Non possiamo permettere che tutto questo si verifichi, che il tasso di povertà assoluta nel nostro paese continui a crescere.
Ecco perché l'UNICEF sostiene che non riuscire a proteggere i bambini e gli adolescenti dalla povertà è uno degli errori più costosi che una società possa commettere…”
In
questi giorni , in Italia abbiamo votato.
Il responso delle urne c’è stato ,che ci
piaccia o meno. Non c’è più il tempo dei se... e dei ma..., del come... e del perchè... .
Ora, è il tempo di agire.
Il nuovo Parlamento e il nuovo Governo devono affrontare le diseguaglianze materiali nel nostro Paese, combinando politiche per il sostegno al reddito delle famiglie con figli (incluse quelle straniere), promuovendo la partecipazione del donne al mercato del lavoro e ampliando la disponibilità di servizi di qualità per la prima infanzia.
I bambini e gli adolescenti non devono essere vittime della povertà
Noi, italiani , occupiamoci dei nostri figli non solo come genitori ma anche come cittadini.
Vigiliamo sulla politica che viene attuata, impegnandoci attivamente .
A che serve avere le mni pulite se si tengono in tasca?
Chi
vuole fare qualcosa , trova sempre una strada; chi non vuole fare niente, trova
sempre un pretesto”
Del resto, io sono convinta più che mai che
la lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani
la lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani