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martedì 26 febbraio 2013

LA POVERTA’ AVANZA ANCHE IN ITALIA : PROTEGGIAMO I NOSTRI BAMBINI

Solidarietà  vuol dire  non smettere mai di preoccuparsi della sorte degli altri !!!
 

                                                                                                                           
 Campagna contro la mortalita' infantile nel mondo
Gli studenti di Arzignano in piazza.   Anno 2012
Clicca   http://youtu.be/aKv9bpMIbIY

 Quando  entro nelle scuole  e parlo agli studenti della ‘condizione’ di milioni di bambini e ragazzi nei Paesi in via di sviluppo , spesso ‘invisibili’ agli occhi del mondo, sfruttati e abusati,  sostengo con convinzione che la solidarietà deve essere alla base di ogni loro azione contro le disuguaglianze e i diritti calpestati  di tanti coetanei  la cui  sfortuna  è  di essere nati lì  non qui .

Faccio poi  fatica a spiegare  che, al di là della mortalità infantile al di sotto dei 5 anni  piaga propria dei soli paesi sottosviluppati,  la povertà, l' esclusione e la vulnerabilità  sono temi  presenti in modo crescente, anche se in altre forme e con implicazioni diverse, nei paesi economicamente avanzati, anche in Italia .
Snocciolo i dati
In Italia il 32.3% degli under18 è a rischio povertà ed esclusione.
30 milioni di minorenni nei 35 paesi a economia avanzata dell'OCSE vivono in povertà. Nel mondo 150 milioni di bambini e bambine (sotto i 15 anni) sono costretti a lavorare.
Equità, non discriminazione, accesso alle risorse (salute, istruzione, acqua pulita, servizi igienico-sanitari) sono diritti difficili
da immaginare, difficili da raggiungere (tanto nei “Paesi del sud del mondo”, quanto in Italia).

"La povertà dei nostri bambini – sintetizzo quanto ha scritto nell’ UNITA’ del 22 febbraio 2013  Andrea Iacomini, portavoce UNICEF Italia con un articolo intitolato “Proteggere i bambini dalla povertà” -  è un tema che ci riguarda molto da vicino.
In Italia ci sono 1 milione e 800 mila bambini che vivono in condizioni di povertà relativa. .. 
La crisi economica non è più solo uno spettro che incombe sulle nuove generazioni, ma sta realmente avendo un impatto pesantissimo sulle famiglie e di conseguenza sui bambini e gli adolescenti, in particolare quelli più svantaggiati.
Secondo l'ultimo rapporto annuale dell’Istat uscito pochi giorni fa “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa risultano l'11,1 per cento – vale a dire 8,2 milioni di individui, il 13,6 per cento della popolazione residente.

Ma cosa significa povertà nei paesi industrializzati?       
 
Le analisi comparate sulla povertà infantile nei Paesi industrializzati dimostrano che non è inevitabile, ma è legata anche alle scelte politiche e alle misure che i governi attuano per contrastarla. Alcuni Paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili, dimostrando che non solo è eticamente giusto, ma anche possibile ed economicamente vantaggioso.

 L'Italia invece deve ancora fare molto….

Certamente la misurazione della povertà nei paesi ricchi affianca a indicatori diretti come il reddito familiare altri indici di deprivazione materiale dei bambini, come non avere la possibilità di fare almeno un pasto al giorno contenente carne e pesce, la mancanza di indumenti nuovi, di avere libri da leggere o la possibilità o meno di fare sport e altre attività ricreative.
La povertà dei 'bambini ricchi' in tempi di crisi si misura anche così e il quadro che ne viene fuori non è dei più esaltanti non solo per il presente ma anche per il futuro, perché se oggi il costo diretto ricade sui minorenni, nel lungo periodo è la società nel suo insieme a pagarne le conseguenze in termini di basso livello di capitale umano accumulato, di disoccupazione, bassa produttività e così via..."

Già, perchè la  povertà tra i più piccoli ha spesso un effetto trainante sulla disuguaglianza e l'esclusione nella società nel suo insieme: minori competenze e scarse aspirazioni si traducono spesso in gravidanze in età adolescenziale e in maggiori possibilità di consumo di droghe e alcol. Non possiamo permettere che tutto questo si verifichi, che il tasso di povertà assoluta nel nostro paese continui a crescere.

Ecco perché l'UNICEF sostiene che non riuscire a proteggere i bambini e gli adolescenti dalla povertà è uno degli errori più costosi che una società possa commettere…”
                         
 In questi giorni , in Italia abbiamo votato.
Il responso delle urne c’è stato ,che ci piaccia o meno.
Non c’è più il tempo dei  se... e dei ma...,  del come... e del perchè... .
Ora,  è il tempo di agire.
Il nuovo Parlamento e il  nuovo Governo  devono affrontare le diseguaglianze materiali nel nostro Paese, combinando politiche per il sostegno al reddito delle famiglie con figli (incluse quelle straniere),  promuovendo la partecipazione del donne al mercato del lavoro e ampliando la disponibilità di servizi di qualità per la prima infanzia. 
I  bambini e gli adolescenti non devono essere vittime della povertà

Noi,  italiani ,  occupiamoci dei nostri figli  non solo  come genitori ma anche come cittadini.
 Vigiliamo  sulla politica che viene attuata, impegnandoci attivamente .   
A che serve avere le mni pulite se si tengono in tasca?             
 
Chi vuole fare qualcosa , trova sempre una strada; chi non vuole fare niente, trova sempre un pretesto”

 Noi  educatori, intanto,  sosteniamo sempre e comunque  in classe , contro l’individualismo  di qualche genitore o di qualche collega,  il valore assoluto della solidarietà , che in quanto tale non è legato alla contingenza ma è un dato della nostra personalità etica.

Del resto, io sono convinta più che mai che
la lettura, la scrittura, l’aritmetica  non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani  

 Donata Albiero                                             Arzignano 26 febbraio 2013

giovedì 14 febbraio 2013

ITALIANO SONO ANCH'IO

L'Italia sono anch'io  

Tutti uguali davanti alla vita, tutti uguali di fronte alla legge.  

 Rai educational : intervista agli operatori della scuola Giuriolo di  Arzignano















Una scuola senza  frontiere :http://youtu.be/8mmBqx8mI9s
                                                                   
Il ctp indimenticabile di Arzignano

Chi nasce in Italia è italiano 
                                                                                                  
 La campagna nazionale “L’Italia sono anch’io”, promossa nel 150°           anniversario dell’unità d’Italia (agosto del 2011) da 19 organizzazioni della società civile, ha avuto e ha  lo scopo di  riportare, ieri come oggi ,  all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza e la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte.
Si intende, con essa, modificare la tanto dibattuta legge n. 91 del
 5 /02/1992 che contiene le principali norme  regolanti  la condizione dello straniero in Italia .
Fondata sul principio dello “
ius sanguinis”, il diritto di sangue, la legge non contempla la possibilità di acquisire la cittadinanza per il fatto stesso di essere nati sul suolo italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori (secondo il principio dello

 “ius soli”) ma legittima “la discendenza” quale elemento determinante il diritto alla cittadinanza.                            
Come si trattasse di un’eredità, è italiano chi è figlio di genitori italiani (padre, madre o entrambi), e dunque, per esclusione, chi nasce in Italia da cittadini stranieri è straniero.
Una legge anacronistica e discriminatoria nei confronti delle cosiddette “seconde generazioni” (G2), i figli di immigrati che sono nati e cresciuti in Italia e ai quali la legge fa un’unica concessione: la possibilità, se residenti ininterrottamente e legalmente in Italia, di chiedere la cittadinanza al compimento del 18° anno di età e entro il compimento del 19°.

 Secondo i dati disponibili forniti dall'ISTAT , al 1° gennaio 2012 in Italia sono 3.637.724 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti.
I minorenni non comunitari presenti sono il 23,9% degli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti .  I minori di 18 anni nati sul suolo italiano sono più di 500 mila, poco meno del 60% del totale.

Si tratta di bambini e adolescenti nati in Italia da cittadini stranieri o ricongiunti alle famiglie che avevano scelto il progetto migratorio come possibilità di miglioramento. O ancora, bambini e adolescenti che a causa di guerre e conflitti o di condizioni di vita disperate hanno scelto di correre il rischio di migrare da soli alla ricerca di un futuro che offrisse maggiori possibilità.


Alla luce di questi numeri risulta significativo il rapporto dell’ Unicef intitolato “Facce d'Italia",  presentato a  novembre 2012:  oltre a contenere riflessioni sulla condizione dei minori di origine straniera,  ha cercato   di definire le prospettive, illustrando gli ambiti di intervento e proponendo azioni concrete per cambiare in maniera positiva la vita dei bambini e degli adolescenti
 
Facce d'Italia  e    Rai 3
https://www.youtube.com/watch?v=G8wazkEm5Bc

Le conclusioni cui sono giunti Studi comparativi condotti su immigrazione e cittadinanza affermano che per garantire sviluppo e stabilità ad un Paese, è necessario un “approccio generazionale” il quale  garantisca automaticamente la cittadinanza, col passare del tempo e con ogni successiva generazione, ai figli dei cittadini di Paesi terzi nati o cresciuti nel Paese di immigrazione del genitore, utilizzando criteri legati alla residenza e provvedendo ad una riforma della legge attuale sull’acquisizione della cittadinanza che tenga conto dei principi di non discriminazione e del superiore interesse del minorenne.
 
 Nella  campagna "Io come tu - Tutti uguali davanti alla vita, tutti uguali davanti alle leggi" e nell'ambito del programma "Città amiche" si spronano  le amministrazioni comunali a conferire la cittadinanza onoraria a tutti i bambini di origine straniera nati in Italia. 

Le scuole hanno un ruolo fondamentale nei confronti di questa realtà, per cambiare il clima di sospetto  e di non  accettazione dello straniero: devono ricostruire il tessuto sociale e cercare di seguire questi giovani accompagnandoli, costruire il tessuto sociale e cercare di seguire questi giovani accompagnandoli nel loro percorso di crescita sia culturale che sociale, spesso ostacolato anche dalle condizioni disagiate della famiglia.


  Testimone diretta , alla guida della  scuola media Giuriolo di Arzignano, nel suo cammino decennale, dall’anno  2002 al 2012,  posso sostenere, senza timore di smentita, di aver predisposto, assieme ai docenti e ai consigli di istituto che si sono succeduti le misure necessarie perché i minori  fossero protetti da ogni forma di discriminazione, senza distinzione  di razza, sesso, colore, lingua o religione;   difendendo  e proteggendo sempre  gli  alunni stranieri ad essa affidati.
la nostra scuola è stata per davvero 
   ‘una scuola ‘senza frontiere’ .
























Si fa quel che si puo’ ... 
( http://donataalbiero.blogspot.it/2014/11/apartheid-ad-arzignano.html ) 

Certo, oggi,  la fotografia dell’Italia in merito all’applicazione pratica del principio di non discriminazione dello straniero, e nel caso specifico dei minori stranieri, è quella di un Paese che arranca nell’aprile le maglie dell’accoglienza e della inclusione sia in ambito locale, nel vivere quotidiano, che in quello istituzionale e legislativo.
L’Italia non sembra affatto riuscire a predisporre tutte le misure adeguate affinché i minori stranieri siano protetti da ogni forma di discriminazione.
E le raccomandazioni che il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha recentemente rivolto al governo italiano, pur non avendo il carattere di atti giuridicamente vincolanti, assumono un peso politico rilevante che le istituzioni e tutti i soggetti interessati non possono non prendere seriamente in considerazione.

In campagna elettorale, sommessamente,  si è parlato di ‘DARE’ la cittadinanza agli stranieri nati in Italia.
 Io ci metto la faccia. Sono favorevole.

 Confido che lo sia  anche il nuovo governo  che uscirà dal responso delle urne   

Donata Albiero    
                          

APPROFONDIMENTO  

 ESERCIZIO DI CITTADINANZA  NELLA SCUOLA MULTIETNICA (*)

 La scuola interculturale  come palestra di  legalità e di cittadinanza
             La  presenza di persone provenienti da vari paesi,  da diverse  lingue e culture, sempre più considerevole nel  territorio di Arzignano   ci richiede la capacità di interagire con l'altro in un contesto di convivenza costruttiva. 
Tale capacità non si può dare per acquisita, ma va costruita con un processo intenzionale, che richiede spazi ed occasioni per riflettere sul riconoscimento e la valorizzazione dell'altro, sulla necessità del confronto,  sull'opportunità di ridefinire i propri orizzonti culturali. Le diversità culturali, i  diversi colori del mondo presenti nelle nostre aule, ci interrogano , mettendo a nudo le nostre carenze, le nostre difficoltà.
Alla fine il grande interrogativo è sempre lo stesso. 
            Quale percorso complessivo deve costruire una scuola aperta a tutti, una scuola che sappia farsi luogo privilegiato dello scambio e del confronto, della scoperta della somiglianza e dell’alterità, della crescita e sviluppo del pensiero critico; una scuola  che sia disponibile a rivisitare pregiudizi, luoghi comuni e nozioni di base quali razza, culture, integrazione, diversità, migrante, confine, nord e sud….
         Come può  e deve il nostro Istituto   sviluppare negli alunni il senso di ricchezza e potenza che la cultura della pace, della solidarietà, del rispetto e dell’accoglienza, portano con sé ?
          La pubblicazione della scuola Giuriolo  Una Barbiana per nuovi Italiani” 2009 ha cercato di dare delle risposte agli interrogativi,  riportando studi universitari  effettuati ultimamente  nella nostra  vallata , affrontando la questione delle cosiddette “seconde generazioni” di stranieri , nate  in Italia . In un mondo globalizzato, in un contesto sociale in continua evoluzione,  dobbiamo  intraprendere   nuovi percorsi innovativi di educazione e formazione.                      
            Il  flusso migratorio ci ha trasformato in una società plurale sul piano etnico, culturale e religioso , con la presenza di alunni stranieri  che studiano nelle  scuole  e chiedono una adeguata normativa di cittadinanza.     Sono i “ nuovi italiani”.
              L’educazione e la scuola sono chiamate alla sfida di dare nuovi significati a parole chiave come cultura, identità, laicità, etica pubblica, giustizia sociale, cittadinanza, pluralità di appartenenza,  solidarietà, delineando un alfabeto per la convivenza nell’Italia multietnica.
            Nell’attuale contesto di frammentazione sociale e di soverchiante potere mediatico che spesso fa leva sulle   “ paure” e sul negativo, l’educazione è diventata un’impresa complessa.     La scuola ha senso soltanto se riesce a svolgere un’azione di contropotere,  fornendo ai giovani la possibilità di scegliere “ idee”, in forma più autonoma e diretta.
          Il dott. Luciano Carpo nel 2010  (associazione Migrantes di Vicenza) ci ha invitato a ideare  un percorso di ‘cittadinanza’  facendo conoscere  le “ Buone Pratiche ”presenti   nel territorio, esperienze trainanti   della  Valchiampo e di Arzignano” .
La sfida è  stata accolta,  assieme alle scuole del CTF Vicenza Ovest ,  allestendo  la mostra didattica  itinerante   dal 12 al 20 marzo 2010,  “Prove di futuro nella Valchiampo  -  Prepararsi alle sfide della Generazione Due, G2”. 
 A margine della mostra , abbiamo  ‘collocato’ un seggio per  l’esercizio di cittadinanza”,svolto con gli studenti della zona. 
Il lavoro preparatorio alla mostra e la mostra stessa  hanno  cercato di  focalizzare l’attenzione degli studenti su “ la composizione multietnica della società”, sulle “culture   giovanili globali”, vissute da tutti i ragazzi (figli di italiani e di immigrati), con particolare riferimento alla  problematica della Seconda Generazione (priva di cittadinanza italiana )  .
  Un aspetto importante è stato quello di guidare gli studenti a problematizzare il deficit strutturale della Cittadinanza ( non portata a compimento sul piano della democrazia )  .
   Si è quindi proposto agli studenti di analizzare le istanze che sollecitano una nuova legge sulla Cittadinanza, consegnando  ai docenti un “ Quadro Sintetico circa i modelli di legge applicato in molti paesi del mondo” (lavoro condotto prima della mostra) 

  Dopo la visita alla Mostra, c’è stato
(a) Il richiamo alle indicazioni ministeriali di “ Cittadinanza e Costituzione”,  la cui sperimentazione è stata introdotta nelle scuole con la legge n.169 del 30 /10/ 2008;
     il richiamo alla Costituzione, vista non solo quale documento fondamentale della nostra democrazia ma come “mappa di valori” utile per esercitare la cittadinanza nella realtà  della zona ( Valchiampo) con molti stranieri , per  prepararsi al futuro; 
     il centrare l’educazione civica globale, sull’identità del cittadino e sui suoi diritti-doveri nella polis, nello Stato, nella società europea e mondiale.
(b) Un esercizio attivo di cittadinanza, invitando gli studenti a riflettere  esprimendo  liberamente la loro opinione votando come per le Elezioni Politiche su due schede.
 Ci si doveva esprimere   circa
(1) il riconoscimento ( o no) della cittadinanza agli immigrati residenti;
(1.1.) in caso positivo, se dopo un anno, cinque o dieci anni di residenza;
 (2) il riconoscimento del diritto della cittadinanza per     
 (2.1.) jus sanguinis o (2.2.) jus soli.

L’esercizio di cittadinanza si è svolto con ordine e serietà. Finite le votazioni ai seggi, è stata installata la Commissione di tre studenti che hanno provveduto allo spoglio. 
Risultati:
1. Favorevoli alla concessione del diritto di cittadinanza agli immigrati legalmente residenti sul territorio della Valchiampo: 93% degli studenti. Contrari: 5%. Bianche o nulle: 2%
 1.1. Favorevoli a concedere il diritto dopo 1anno di residenza: 5%
 1.2. Favorevoli a concedere il diritto dopo 5 anni di residenza: 76%
1.3.Favorevoli a concedere il diritto dopo 10 anni di residenza: 19%
2.  Per la Seconda Generazione, G2:
2.1. Favorevoli alla concessione del diritto per Jus sanguinis: 82%
2.2. Favorevoli alla concessione del diritto per Jus soli: 18%
 I commenti raccolti hanno indicato un preoccupante  dato  su cui riflettere . 
In generale, gli studenti sembrano avvertire la “cittadinanza” come “ una gentile concessione”,  non come una corresponsabilizzazione  civica alla  gestione comunitaria, in una visione della democrazia come sistema rinnovabile  inclusivo di “unità nella diversità”, nel pluralismo.

 Come operatori scolastici abbiamo riflettuto sui risultati per  ulteriori  analisi  sul campo 
il diritto di cittadinanza non è una questione di “concessione” ma di “ prevenzione” e di “crescita civile” in quanto:
-          relativizza il senso di appartenenza etnica originaria, rafforzando il senso di appartenenza alla comunità politica nazionale dell’Italia;
-          non significa “assimilazione” né omologazione ma rispetto delle rispettive identità;
-          consolida la condivisione di valori comuni, in particolare la laicità e il pluralismo;
-          promuove la formazione di una società plurale che accoglie le differenze e le valorizza invece di relegarle nelle loro specificità o addirittura nei loro integralismi;
-          la globalizzazione, la mobilità umana e i valori della società plurale ci impongono di superare la discriminazione tra nazionalità e cittadinanza;  quest’ultima rivista e rifondata in funzione di una società nella quale tutti gli individui che condividono le sue regole e contribuiscono al suo sviluppo devono poter accedere, indipendentemente dal luogo di nascita, a tutti i diritti compresi naturalmente quelli politici..
-          cittadinanza  non vuol dire soltanto usufruire dei diritti e assumersi dei doveri; è  anche coinvolgimento, partecipazione  condivisione”.
 … ll   difficile compito di un educatore  si ispira a un principio e a una speranza.

Il principio si richiama ai valori sanciti dalla Costituzione Italiana e dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.  La speranza è legata alla convinzione   che la cittadinanza condivisa sia il modo migliore per costruire un patto di convivenza civile e democratica tra italiani e immigrati in quanto nuovi cittadini.
    La cittadinanza non può che rafforzare la democrazia e riqualificare le istituzioni democratiche.

( * ) PUBBLICAZIONE ‘VILLAGGIO ADOLESCENZA’ di DONATA ALBIERO - ANNO 2011
                                                                                                                   
SCHEDA    CITTADINANZA (*) :
 Due sistemi di trasmissione della cittadinanza dalla nascita:
Jus sanguinis (diritto di sangue)
· presuppone una concezione "oggettiva" della cittadinanza, basata semplicemente sul sangue, sull'etnia, sulla   lingua. In vari paesi del mondo, si segue questo modello e viene data la cittadinanza solo a chi è nato da un genitore di quello stesso paese.
· Modello seguito, per esempio, dalla Germania ed altri paesi.
·conseguenza 1: lo ius sanguinis privilegia l’appartenenza genealogica, tutela i diritti dei discendenti degli emigrati, ed è dunque spesso adottato dai paesi interessati da una forte emigrazione o da ridelimitazioni dei confini.
  Jus soli (diritto di suolo)
· presuppone una concezione "soggettiva" della cittadinanza, come "plebiscito quotidiano"( rispetto delle leggi ( Diritti e Doveri), ecc.). In vari paesi del mondo, si segue questo modello e viene data la cittadinanza a chi è nato sul suolo di quello stesso paese.
·  Modello seguito, per esempio, da Stati Uniti e Francia, ed altri paesi.
Conseguenza 1: lo ius soli determina l'allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello Stato. Ciò spiega perché sia stato adottato da paesi (Stati Uniti, Australia, Argentina, Brasile, Canada ecc.) con una  forte  immigrazione, con l’intento di  corresponsabilizzare fin dalla tenera   età nel rispetto delle leggi  (Diritti e Doveri).