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venerdì 26 marzo 2021

STUDENTI NON PIU’ SACRIFICABILI. APRIAMO LE SCUOLE .

  La Scuola è sacra e inviolabile





 Bambini e adolescenti hanno bisogno di scuola. Hanno bisogno di costruire una propria identità, di formarsi delle opinioni derivanti da un corretto processo di raccolta e comprensione delle informazioni. Hanno bisogno di incontrarsi e confrontarsi, guidati da adulti in grado di aiutarli a crescere culturalmente, in condizioni di benessere psicofisico.


Un anno è passato da quando è avvenuta la chiusura delle scuole, nel marzo 2020, causando profonde ferite nei confronti di più generazioni. I bambini, i ragazzi, sono ormai stanchi, stressati, demotivati, frustrati, come emerge dalle moltissime testimonianze e proteste che pervengono sull’intero territorio nazionale.

Non è più giustificabile la continua adozione di misure proprie di uno stato di emergenza, senza che si sia provveduto, nel frattempo, a porre in essere politiche di miglioramento dei trasporti, di sanificazione dei locali con appositi impianti di areazione, di una migliore organizzazione della logistica, con la previsione di classi meno numerose, ecc.

 Spiace dirlo ma c’è l'assoluta mancanza di visione di uno Stato che pensa ai minori. Quest’ ultimo lockdown è stato ed è tuttora devastante. Chiudere nidi e materna è stato come ha scritto qualcuno “un atto feroce e inutile, intanto perché non esiste alcuna DAD per chi va al nido o alla scuola d’infanzia. La dad esiste al massimo per le primarie in su, e anche qui è uno strumento spuntato e dannoso, visto che difficilmente si potrà imparare a leggere e a scrivere con la maestra su uno schermo on line”.



 È l’ennesimo atto contro le donne lavoratrici, madri che dovrebbero sempre avere il dono dell’ubiquità. I rimedi offerti sono una presa in giro. Non è così facile lavorare a casa e accudire i figli (per chi può). Non è nemmeno facile avere pronta una baby sitter ‘sicura’ e disponibile (100 euro a settimana?) se la madre lavoratrice non può addirittura nemmeno permettersi il lusso di lavorare stando a casa e\o di usufruire di permessi speciali. 

Si fa, allora, per lo più (e per chi ce li ha)  ricorso ai nonni anche se non vaccinati, e d’altronde che altro si potrebbe fare?

        Nonno in DAD... 

Ma che importa alla Politica? La sicurezza prima di tutto: scuole chiuse per il bene dei minori ma fabbriche e supermercati sempre aperti per il bene degli adulti.

Che ipocrisia!

La DAD panacea di tutti mali?   

 Nella mia lunga carriera all’interno della scuola, studi scientifici alla mano, ho passato anni a garantire corsi di formazione/aggiornamento per genitori e personale docente, onde non si introducesse precocemente la tecnologia nella vita dei bambini, onde la Tv, il cellulare non sacrificassero le relazioni e le interazioni bambini -genitori, bambini -bambini, onde si privilegiassero, almeno nella scuola d’infanzia e primaria, esperienze di vita senza tecnologia.

  Adesso si cambia: la DAD fa tutto e di più.

 Siamo sinceri. Continuare a chiudere le scuole è quasi certamente una misura inutile. Lo sostiene a gran voce, assieme ad altri studiosi, Sara Gandini, docente di epidemiologia e biostatistica. È una misura inutile, in quanto irrilevante, perché non incide significativamente nel contenere la diffusione del contagio.

Se la scuola è possibile luogo di contagio …lo è al pari di altri esercizi, oserei dire, molto molto meno di altri, con i rigidi protocolli che ci sono all’interno. Se ci sono dei contagi a scuola, si gestiscono, come si è fatto fino ad ora, si fanno le quarantene necessarie, e basta.

 


Non possiamo più considerare gli studenti SACRIFICABILI. La scuola va considerata un bene essenziale.

Chiudere le scuole è la solita scelta facile e di comodo.

Con la Dad infatti “i docenti non perdono il lavoro, e gli studenti non perdono il programma. In apparenza  va tutto bene”, in sostanza non va affatto bene.

Lo ripeto: se si devono fare altri lockdown, che si facciano! Ma che pesino sugli adulti, non più sui ragazzi, tantomeno sui bambini.

Scrive Elisabetta Ambrosi Prima di rimandare a casa neonati che avevano appena iniziato a socializzare e a interagire con i nuovi compagni, prima di mandare a casa bambini di tre anni che forse si erano da poco aperti emotivamente ai nuovi compagni, avevano appena cominciato a parlare meglio, a interagire, prima di mandare a casa un bambino di sei che stava imparando a leggere ci si sarebbe dovuto pensare mille volte. Invece, ironia della sorte, nemmeno ci viene data una data per la riapertura, mentre la decisione della zona rossa arriva a due giorni dal suo inizio, come se uno potesse riorganizzare la propria vita in un weekend. Sulle chat e nei gruppi di madri c’è incredulità, amarezza, disperazione...?”

 “C’è , come ben spiega Daniele Novara, della crudeltà, chiamiamola col suo nome. Un accanimento sui bambini che non ha precedenti storici".

 Perciò appoggio lo sciopero DAD del 26 marzo 2021 per chiedere la riapertura in presenza, in sicurezza e in continuità di tutti gli istituti scolastici, dal nido all’università, senza ulteriori rinvii.



 Donata Albiero 26 marzo 2021


Approfondimenti

https://comune-info.net/il-covid-i-bambini-e-il-pifferaio-magico/?fbclid



sabato 6 marzo 2021

ALLA SCUOLA ITALIANA MANCA LA PEDAGOGIA

 La pedagogia permette di formulare una progettazione per costruire modelli di intervento didattici e educativi.


Questo è il nostro compito nei confronti del bambino: gettare un raggio di luce e proseguire il nostro cammino. (Maria Montessori)

  Rifletto sulla scuola italiana soprattutto ora che me ne sono andata dopo un lungo percorso professionale, insegnante prima, dirigente dopo.  Mi sono laureata in Pedagogia (indirizzo psicologico), la scienza che studia l’educazione e la formazione dell’uomo.

 Tale impostazione teorica, arricchitasi nel corso di decenni di pratiche educative (L’educazione è il territorio di messa in pratica dell’esperienza umana), didattiche e metodologiche, di aggiornamento sul campo, mi ha aiutata molto sia nell’ inquadramento e progressione carriera (concorsi, abilitazioni, ruoli ) sia nella  gestione diretta della  scuola per oltre un trentennio, soprattutto quando nella comunità scolastica ho dovuto, quotidianamente, interagire e confrontarmi con docenti curricolari in discipline di cui non avevo alcuna specifica competenza.

 Mi erano di aiuto una chiara visione della scuola, dovuta alla impostazione degli studi universitari e a seminari di approfondimento post laurea su didattica e metodologie di apprendimento. La scuola per me è stata sempre il luogo dell’I CARE, il luogo dell’imparare, della creatività, della gioia, della crescita, del dialogo, dell’incontro e dell’ascolto autentico.

Tra i pedagogisti mei maestri Maria Montessori (Metodo educativo), Giuseppina Pizzigoni (metodo sperimentale), Célestin Freinet (Pedagogia popolare) Mario Lodi (Metodologie educative), Alberto Manzi (Non è mai troppo tardi), Gianni Rodari (Letteratura per l’infanzia) e in aggiunta l’educatore sacerdote don Lorenzo Milani (esperienza didattica), il sociologo Danilo Dolci (metodo maieutico). Infine mio costante ispiratore, il pedagogista Daniele Novara (fondatore Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti), incontrato di persona e frequentato, professionalmente parlando.

Ho lavorato con entusiasmo per una scuola di tutti e per tutti, laica, democratica, solidale, inclusiva, ma nel contempo ho assistito, dall’anno 2000, in cui si è sancita l’Autonomia scolastica, a un inesorabile, lento declino della scuola.

Di legislatura in legislatura, non importa di che colore, la scuola pubblica, palestra di democrazia e libertà, è stata smantellata pezzo per pezzo, impoverita, ridotta allo stremo.

E poi, di silenzio in silenzio, disinteressato, indifferente, colpevole e complice per l’indebolimento della fucina da cui si originano le nuove generazioni, è venuto l’anno scorso il lockdown.

La novità di oggi è che, proprio complice la pandemia da Covid e i problemi organizzativi della didattica a distanza, si parla di pedagogia nelle scuole.       

Bene o male, finalmente se ne parla” asserisce Luisa Piarulli in diversi suoi articoli.

Lo ribadisce anche nel suo libro Tempo di educare, tempo di esistere. Verso una pedagogia dell’esistenza”, il racconto di un sogno, il sogno di un mondo in cui le ferite prodotte dalla vita sociale contemporanea all'umano sono risanate dall'Educazione, da una Pedagogia dell'Esistenza per un terzo millennio che sappia rimettere appunto al centro la Persona, nel ruolo di protagonista autodeterminato e autocostruttivo.

È il mio sogno. Ma, mi chiedo, chi la coniuga siffatta Pedagogia dell’Esistenza? 

 Dichiara Novara, lo confermo per esperienza diretta, che l’Italia

ha un problema piuttosto serio: i nostri insegnanti presentano, nel loro complesso, una grave carenza pedagogica. Non è una responsabilità individuale. I docenti sono schiacciati dal mito della materia e nella difesa della pura conoscenza disciplinare. Sono stati così forgiati, soprattutto dalla media in poi, con la campanella a scandire lo scorrere delle ore e a fare da perimetro invalicabile”.

Rimedio indispensabile è investire sulla formazione professionale e pedagogica degli insegnanti:

Quello che importa è che questa attenzione, questi riflettori che si sono accessi sulla scuola ci portino finalmente ad analizzare i possibili cambiamenti e ribadisco che il cambiamento più importante è la formazione degli insegnanti che permetta alla scuola di essere veramente un’istituzione al servizio della crescita dei nostri bambini e dei nostri ragazzi”.

 Ecco…

Dipendesse da me, sono per la ricerca e per il ritorno alla pedagogia buona, da far conoscere a molti docenti, di Milani, Montessori, Rodari, Lodi, Dolci e tanti altri che con ‘l’eros del direttore d’orchestra’ (Edgar Morin), hanno scelto una rivoluzione pedagogica del pensiero.

Parla di una "rigenerazione dell'Eros" nella scuola il grande filosofo Morin.

"L'Eros, nel senso di desiderio, è presente nell'amore per il sapere che gli insegnanti hanno avuto quando hanno scelto il loro mestiere, e che oggi devono ritrovare. Nei bambini e nei giovani, l'Eros è presente in quella meravigliosa curiosità per tutte le cose, spesso purtroppo delusa da un insegnamento che taglia la realtà in pezzi separati, e con il quale anche la letteratura diventa noiosa nell'era semiotica".


Torniamo, dunque, a fare scuola!

Una bella scuola buona per ritrovare la bellezza e la preziosità di “quell’ora di lezione” (Massimo Recalcati) erotica, appassionante, che può restare per sempre.


Donata Albiero 6 marzo 2021