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giovedì 27 febbraio 2020

PFAS SPEZZATA LA CATENA DELL' OMERTA' ISTITUZIONALE NELLE SCUOLE

BILANCIO DI META’ ANNO SCOLASTICO DEL PROGETTO EDUCATIVO  




CORONAVIRUS: misure drastiche, psicosi collettiva, isolamento, quarantena, a seguito di un migliaio di persone contagiate in Italia e alcune decine di  morti tra persone anziane (29 le vittime, 1049 i positivi secondo l'ultimo bollettino ufficiale della Protezione civile- la Repubblica )Certo, non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non so come si svilupperà la situazione e  non sono una esperta, mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni (Oms: il livello di minaccia mondiale del virus ora è molto alto). Quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile lo si vede ovunque; niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire.
PFAS: 350.000 persone contaminate in Veneto, una emergenza sanitaria denunciata dall’ISDE da anni, di proporzioni immani in codesta Regione; studi scientifici indipendenti che sottolineano i rischi enormi per la salute, soprattutto per le nuove generazioni  da valutarsi tra decenni. Misure precauzionali quasi inesistenti: sicurezza alimentare non adottata, bonifica sito contaminato non attuata, popolazione non allertata. Il principio di precauzione totalmente ignorato. 

                dal libro "NON TORNERANNO I PRATI" di Alberto Peruffo 


‘CATTIVE ACQUE’:  film dal 20 febbraio 2020  nelle sale italiane, ispirato a fatti  realmente accaduti in America in una località del West Virginia contaminata dai Pfas scaricati per anni  da un'azienda chimica americana, la DuPont.
Sala semivuota ad Arzignano, il mio comune, che in quanto a Pfas ne ha da vendere, nel rubinetto, nella produzione industriale, nel sangue dei cittadini; non colpisce la storia raccontata, evidentemente.
Avrei immaginato la fila per vederlo e rimango sconvolta per quello che considero il risultato di una campagna di mitigazione del problema fino ad arrivare al quasi negazionismo delle cause e degli effetti.

Ha senso quello che sto facendo con altri migliaia di attivisti?  
Chi siamo, cosa facciamo, perché continuiamo a entrare nelle scuole? Che bilancio a metà anno scolastico?


Siamo il Movimento No Pfas un insieme di gruppi, comitati, associazioni, cittadini, ricco, al suo interno, di specificità e procedure diverse, competenze multiple, integrate fra loro nella lotta comune contro l’inquinamento da Pfas e i suoi effetti. 

“Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci.”                            Sono le parole di Mahatma Gandhi, le orme del nostro cammino di cittadini attivi del movimento No Pfas Veneto in questi anni, la nostra speranza per quello che deve ancora accadere, vincere la battaglia civile, sociale e giudiziaria contro gli inquinatori della nostra acqua e chi li ha protetti sotto il manto istituzionale.
Sono le parole che ci sorreggono nel nostro bisogno di restituire la politica ai cittadini, battendoci in difesa del diritto alla salute che ci viene negato.
Passo dopo passo, giorno dopo giorno, ci stiamo impegnando conquistando nuovi spazi, consapevoli che si tratta di una tragedia collettiva e collettivamente ne dobbiamo uscire. Insieme. 

Abbiamo combattuto e combattiamo contro un nemico subdolo perché invisibile, nascostoci per anni e anni.

All’inizio nessuno ci considerava.
Abbiamo percorso un sentiero impervio superando irrisioni, ostacoli, difficoltà, diffidenze, diffide, minacce pur di arrivare alla nostra meta: rompere gli schemi dell’immobilismo, del silenzio assordante, della rassicurazione dei Partiti, delle Istituzioni, degli Enti preposti a salvaguardare la nostra salute.


Stiamo battendo tutte le strade possibili per informare la cittadinanza sui danni che causano tali sostanze chimiche perfluoroalchiliche, interferenti endocrini, sostanze POP (persistenti) e soggette al bioaccumulo, per le cui caratteristiche i più esposti risultano essere i giovani.
Non accettiamo le assicurazioni, le minimizzazioni delle Autorità competenti
 Siamo contaminati, centinaia di migliaia di persone.

Informare. Ecco allora una pista nuova per noi: la scuola.                                              Un progetto educativo specifico per i ragazzi, i giovani.


I ragazzi entrano in contatto con le grandi questioni del tempo, prendendo lo spunto dalla tematica affrontata relativa ai Pfas. Questioni che è responsabilità di tutti affrontare perché “condividiamo tutti lo stesso pianeta e non abbiamo qualche altro posto dove andare, quindi i nostri destini sono molto più interconnessi di quanto saremmo disposti ad ammettere” (Zygmunt Bauman, Homo consumens, p. 14).

Lo ricordavo a novembre 2019 in un incontro tenuto con i ragazzi del Fridays For Future di Padova; lo ribadivo una decina di giorni fa alla assemblea pubblica organizzata dai FFF di Vicenza per costruire insieme un percorso verso la Marcia per il clima da tenersi a Venezia in aprile. Lo ripeterò a un giovane gruppo scout, n un quartiere di Vicenza.

Siamo nelle scuole, come gruppo educativo zero PFAS, espressione diretta del Movimento NO PFAS del Veneto. Sono ben dodici sigle, a rappresentare i comitati, le  associazioni, i gruppi ambientalisti, all'interno del nostro progetto educativo unitario;  ci affiancano esperti del territori, tecnici, medici Isde, avvocati, educatori, gruppi equo solidali e Pfas land, organo di informazione on line.

Pfas, ancora pfas: una storia di ordinaria follia che non ci stanchiamo di raccontare…


Il titolo del nostro progetto parla chiaro: “PFAS in Veneto. Salute a rischio. Conoscere per capire ed agire"

Entriamo negli istituti scolastici del Veneto che ci chiamano perché gli studenti sono tutti nostri figli, i più colpiti dagli effetti disastrosi dei Pfas. Nove istituti, tra Vicenza e Padova nell’anno scolastico 2018 2019 e 1500 studenti incontrati; già sei scuole, secondarie di secondo grado in questo prima metà dell’anno scolastico 2019/ 2020, tra Vicenza, Padova, Verona approdando a Venezia, dialogando con studenti dai 14 ai 19 anni. con corsi strutturati, assemblee studentesche, serate informative per adulti ,  cineforum .   

Li educhiamo a riconoscere cause ed effetti provocati dalla contaminazione e a reagire con cognizione di causa individualmente e collettivamente.
Il nostro allarme scientifico si trasforma in un inno alla vita quando ci confrontiamo con loro, attraverso l’elaborazione di un nuovo pensiero in cui si riflette la necessità di un cambio di paradigma culturale, cioè il rifiuto di una società mercantilistica, priva di valori, responsabile del degrado totale del Pianeta.

I ragazzi prendono coscienza della gravità della situazione in cui sono coinvolti e si stupiscono del ritardo con cui vengono informati.
Non sanno che la nostra voce, autonoma, apartitica, libera, è scomoda per i messaggi, i documenti, le testimonianze che portiamo e che penetrare nelle scuole non è giusto una passeggiata. 



Niente ci ferma.  
Non le circolari, dall’alto pervenute alla scuole del padovano ricordando ai dirigenti, che in nome della neutralità, scientificità e competenza i temi delicati quali quelli relativi ai pfas andrebbero meglio affrontati con le istituzioni che se ne occupano
Non le diffidenze di vari dirigenti scolastici e docenti che non vogliono ‘correre rischi' con la nostra presenza o di chi all’interno della stessa scuola ci vorrebbe imporre ‘versioni soft'.   


 Le voci che portiamo agli studenti sono tante.
Sono le voci degli esperti, delle mamme di ragazzi contaminati che parlano attraverso il nostro progetto, quelle di gruppi di cittadini virtuosi e attivi, dei comitati e associazioni che difendono il loro territorio.  
Sono le voci degli stessi ragazzi, troppo ancora ignari di quanto avviene nella loro terra e nel loro corpo, indignati per essere stati quasi totalmente esclusi dalle informazioni di quanto accade.
Sono le voci delle scuole che ci chiamano, dei dirigenti scolastici che ci ringraziano alla fine del percorso, dei docenti che chiedono chiarimenti e approfondimenti



Tante voci che si identificano in una unica, corale, la voce del movimento No PFAS del Veneto che ha prevalso e prevale sui tentativi autoritari di tacitare le coscienze, di censurare le evidenze dei fatti che, anche senza il nostro impegno, urlano da sé. 
                                    
                           


Noi resistiamo, resisteremo; non ci fermiamo, non ci fermeremo, per i nostri figli.

Donata Albiero 
  









venerdì 14 febbraio 2020

POVERA SCUOLA PUBBLICA SE PASSASSE LA SECESSIONE DEI RICCHI

AUTONOMIA DIFFERENZIATA SIMBOLO DI UN PAESE ALLO SFASCIO  
Così si passa da ‘prima gli italiani’ a ‘prima alcuni italiani’ 
Mai interrogativo è più azzeccato di quello riportato dalla associazione Roars 
nell’affrontare la questione della Autonomia differenziata: Insegnanti o maggiordomi? La scuola della secessione dei ricchi e il miraggio degli schei” 

Avevo già fatto il punto della situazione l’anno scorso con un post significativo in cui esprimevo la mia preoccupazione. Non per niente lo intitolavo “Tradita la scuola pubblica. Prove di smantellamento attraverso la regionalizzazione”  

Avevo, ancora prima, denunciato l’iniziativa della Regione Veneta di considerare il dialetto, lingua da insegnare nelle scuole venete dichiarando ciò che considerava priorità: l'indipendenza e l'autonomia, il dialetto nella scuola.     
Espedienti di bassa politicali avevo chiamati io, che minavano le fondamenta della scuola pubblica. 

A siffatte personali annotazioni rimando per spiegare le ragioni del mio No alla autonomia differenziata. 

Qui accentuo solo alcuni aspetti ignorati dai cittadini e persino dagli addetti ai lavori.


La propaganda che filtra attraverso la rete, i social e le testate locali punta l’accento su vantaggi economici per i territori più efficienti, dimenticando non solo di dire chi pagherà il conto ma anche di spiegare cosa accadrà in concreto alla scuola e ai suoi lavoratori. In questa trappola (miraggio di più soldi) ci sono cascati anche molti docenti del Veneto che io conosco personalmente e, con meraviglia, numerosi   docenti meridionali stabilizzatosi qui.  

La cosiddetta regionalizzazione dell’istruzione è parte di quel progetto di “smontaggio” dello Stato ben più ampio (dalla sanità alle infrastrutture, dai beni culturali all’ambiente, etc).

Il progetto merita la massima attenzione di tutti i cittadini perché  è di una gravità senza precedenti: in un colpo solo vengono annullati i principi di uguaglianza e solidarietà della Costituzione repubblicana, fondamenta della nostra democrazia; il contratto collettivo nazionale, con l’obbligo di garanzie di diritti e doveri per tutte/i, in nome della dignità del lavoro; i diritti universali (salute, istruzione) esigibili ugualmente, indipendentemente da dove si vive; il nostro stesso assetto istituzionale.

 
Si afferma invece una cittadinanza basata sulla residenza: sarà del tutto normale che un sardo o un calabrese valga meno di un emiliano o un veneto, e che ovunque un ricco valga più di un povero; le diseguaglianze, invece che essere superate, saranno legittimate. Si liquida tutto ciò che è “pubblico”, finalizzato cioè all’interesse di tutti/e: istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, principi e diritti sociali previsti nella I^ parte della Costituzione che di fatto vengono annullati. Come l’unità della Repubblica in quanto garanzia di identica possibilità di accesso a quei diritti e alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona: tutto scalzato dal famelico egoismo di chi pensa che una maggiore ricchezza (Veneto, Lombardia, Emilia) debba essere ricompensata con maggiori diritti.

Dal “prima gli italiani” si passerà al prima gli emiliani, i lombardi, i veneti e così via, dal momento che solo due regioni non hanno ancora avviato le procedure per rivendicare la rapace richiesta. Un sistema di tante piccole signorie: ogni Regione fa da sé, con i propri fondi, trattenendo la maggior parte del proprio gettito fiscale.

Non c’è dubbio. L’autonomia differenziata è emblematica del declino dell’Italia. C’è un paese che, come nazione, sta andando allo sfascio. Ognun per sé, in barba al principio di solidarietà.  
E’ il progetto politico di chi vuole sfasciare l’unità nazionale
Avremmo 20 sistemi scolastici diversi, 20 politiche ambientali diverse, e così via.

 “Stanno cambiando il volto dell'Italia e lo stanno facendo nel silenzio generale”. L'autore del libro “Verso la secessione dei ricchi?” Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari, è tra i più combattivi nel denunciare le nefaste conseguenze, se fosse varata, della riforma sull'autonomia regionale differenziata.

 Siamo sull’orlo del precipizio.

Non distraiamoci e premiamo su tutti i Politici affinché lo sciagurato progetto venga ritirato.





Donata Albiero        14 febbraio 2020