PROVE DI SMANTELLAMENTO ATTRAVERSO LA REGIONALIZZAZIONE
Nell’indifferenza pressoché generale,
l’Istruzione pubblica rischia di perdere il suo carattere nazionale.
Il blog di Marina Boscaino del 24/06 /2019
sintetizza il mio pensiero sulla questione
Dal punto di vista politico è chiaro l’articolo de
‘il Manifesto’ datato 10/ 072019
“Autonomia, svelate le bozze che fanno a pezzi il paese. Il caso. Sul sito Roars.it le intese sul regionalismo differenziato
tra governo e Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Flc Cgil a Conte: «Tradita
l’intesa sull’istruzione sottoscritta a Palazzo Chigi»
La scuola in cui ho lavorato con passione e dedizione
è la scuola esplicitata dalla nostra Costituzione, garante del
pluralismo culturale e preposta a rimuovere ogni ostacolo economico e sociale,
la scuola della Repubblica insomma, a carico della fiscalità generale
nazionale, in quanto esprime e soddisfa l’interesse generale.
La Costituzione italiana, agli
articoli 3, 33 e 34, individua come scopo fondamentale della scuola pubblica la
formazione del cittadino, l'elevazione culturale del Paese, l'emancipazione
sociale dei meno abbienti, la formazione di una classe dirigente di livello
elevato e la realizzazione delle pari opportunità nell'accesso alle cariche
pubbliche.
Il padre costituente Piero Calamandrei, le cui parole non hanno mai perso di attualità,
diceva che la scuola pubblica è organo
costituzionale e fondamento
della democrazia.
Ora mi sgomenta la richiesta di
autonomia differenziata della scuola, proposta anche dal mio Veneto.
Si vuole la sostanziale
regionalizzazione di scuola ed università, in concomitanza con la richiesta di
attribuzione di maggiori risorse finanziarie in base a parametri che prendono
in considerazione il maggior gettito fiscale del Veneto rispetto ad altre
regioni italiane.
“Il nesso fra
gettito fiscale ed erogazione di un servizio pubblico di qualità che
emerge dalla via veneta all’“autonomia
differenziata” rivela una più generale concezione aberrante che esautora il carattere di diritto sociale dell’istruzione (o della salute) a vantaggio di una sua riconfigurazione come ricompensa morale dovuta ad una comunità virtuosa ed è, quindi, foriero di ulteriori attacchi a quello che resta di welfare, con forte impatto negativo sull’intero tessuto sociale, oltre che sulla scuola … La regionalizzazione favorirà una maggiore apertura del sistema dell’istruzione verso le richieste del mercato, affrettando la liquidazione di quella formazione generale, attraverso i saperi disciplinari, dell’uomo e del cittadino che spetterebbe alla scuola curare. Lo stesso ruolo istituzionale – di strumento precipuo di formazione alla cittadinanza- che ad essa assegna la nostra Costituzione (non a caso oggetto di attacchi ripetuti da parte di schieramenti politici diversi) si trova fortemente compromesso da un’impostazione mirante ad adattare l’impianto scolastico ad esigenze privatistiche” (Fernanda Mazzoli, 2018 c/o sito Roars.it, specializzato nel dibattito sulla scuola e la ricerca universitaria )
emerge dalla via veneta all’“autonomia
differenziata” rivela una più generale concezione aberrante che esautora il carattere di diritto sociale dell’istruzione (o della salute) a vantaggio di una sua riconfigurazione come ricompensa morale dovuta ad una comunità virtuosa ed è, quindi, foriero di ulteriori attacchi a quello che resta di welfare, con forte impatto negativo sull’intero tessuto sociale, oltre che sulla scuola … La regionalizzazione favorirà una maggiore apertura del sistema dell’istruzione verso le richieste del mercato, affrettando la liquidazione di quella formazione generale, attraverso i saperi disciplinari, dell’uomo e del cittadino che spetterebbe alla scuola curare. Lo stesso ruolo istituzionale – di strumento precipuo di formazione alla cittadinanza- che ad essa assegna la nostra Costituzione (non a caso oggetto di attacchi ripetuti da parte di schieramenti politici diversi) si trova fortemente compromesso da un’impostazione mirante ad adattare l’impianto scolastico ad esigenze privatistiche” (Fernanda Mazzoli, 2018 c/o sito Roars.it, specializzato nel dibattito sulla scuola e la ricerca universitaria )
E’ infatti facilmente ipotizzabile,
sulla scia dei percorsi resi possibili dalla L.107 (la cosiddetta Buona Scuola
(sic!), da me sempre CONTRASTATA, la realizzazione di quello stretto raccordo
tra “scopi
e metodi della scuola con il mondo del lavoro e l’impresa”.
Le imprese del Veneto (e, domani, di qualsiasi altra regione che vanti parametri di efficienza economica) di fatto, sicuramente rivendicheranno il loro ruolo attivo e propositiva in merito alla definizione dei curricula degli studenti.
Le imprese del Veneto (e, domani, di qualsiasi altra regione che vanti parametri di efficienza economica) di fatto, sicuramente rivendicheranno il loro ruolo attivo e propositiva in merito alla definizione dei curricula degli studenti.
E’ il carattere nazionale e unitario
di tutto il sistema che “l’autonomia differenziata” rischia di fare saltare.
Già.
Continua l’articolo interessante di Roards intitolato "La regionalizzazione. Prove di
smantellamento dell’istruzione pubblica"
“…Programmi scolastici
e modalità di reclutamento del personale sono gli obiettivi principali della
possibile destrutturazione.
La regione
Veneto ha già ottenuto di insegnare storia e cultura veneta. Si potrebbe, quindi, assistere nei prossimi anni ad una progressiva introduzione nei percorsi disciplinari di materie e temi legati a particolarismi comunitari, privi di qualsiasi fondamento epistemologico e ai quali verrebbe sacrificata una visione più complessa e di ispirazione universalistica.
E’, qui, presente in nuce il rischio di una deriva culturale che va ben oltre il caso preso in esame, le cui conseguenze sul lungo periodo potrebbero essere devastanti”.
Ho sempre
sostenuto e sostengo che un Paese
che voglia innalzare il proprio livello d'istruzione generale deve
unificare (non separare): unificare i percorsi didattici, soprattutto nella
scuola dell’obbligo; garantire, incrementandola, l’offerta educativa e
formativa e le possibilità di accesso all’istruzione fino ai suoi livelli più
elevati; assicurare la qualità e la quantità dell'offerta di istruzione e
formazione in tutto il Paese, senza distinzioni e gerarchie.
Frammentare la scuola, regionalizzarla, significa, per
me, frantumare il sistema educativo e formativo nazionale, la cultura stessa
del Paese, foriera di una disgregazione culturale e sociale che il nostro
Paese non potrebbe assolutamente tollerare, essendo oggi fin troppo segnato da
storie ed esperienze non di rado contrastanti e divisive.
Parliamoci chiaro.
Che potrebbe succedere con la regionalizzazione se attuata in
Veneto?
Prendo spunto da quanto scrive Paolo
Latella in FACEBOOK.
L’assessorato regionale
all'istruzione (ne abbiamo avuto di esempi in questi anni) autonomamente decide politicamente come fare
didattica, cosa insegnare, come insegnare, a chi insegnare.
Decide le materie, i piani di studio,
magari decide di eliminare qualche poeta che non incarna l'ideologia veneta,
padana.
Decide di cancellare dai libri di
letteratura Pirandello, d'Annunzio, Verga, sostituendoli con sconosciuti ‘Cetto
la Qualunque’, del Veneto però.
Lo stesso assessore rende obbligatoria la presunta lingua veneta e probabilmente facoltative le lingue europee.
In nome degli italiani allontana gli stranieri dalle classi, in nome della
famiglia allontana i gay e le lesbiche.
Questo è il pericolo.
Volete
dire addio alla libertà di insegnamento?
Addio alla libertà di opinione, alla negazione della propria dignità umana, alla cancellazione della coscienza critica degli studenti, all’asservimento alla Politica?
Addio alla libertà di opinione, alla negazione della propria dignità umana, alla cancellazione della coscienza critica degli studenti, all’asservimento alla Politica?
Qui non si tratta semplicemente di dividere le
regioni cosiddette ricche da quelle povere, qui c'è il rischio reale di regredire sia a livello sociale che
storico, mentre il mondo va avanti e progredisce.
Il tutto in un Veneto che
esempio di eccellenza proprio non è.
Siamo la Regione
degli inceneritori e delle discariche, senza
contare i cementifici e le discariche abusive, non di rado nascoste sotto le
nuove strade.
Abbiamo uno dei siti più
inquinati d’Italia, Porto Marghera.
Siamo la Regione che utilizza più pesticidi di tutto il Paese, per
non parlare dell’inquinamento dell’aria e delle falde
acquifere con i Pfas o di città come Venezia, Padova e
Vicenza che per numero di sforamenti di polveri sottili all’anno sono tra le città più inquinate d’Italia.
Siamo la Regione, laboratorio del sistema di Grandi Opere, nato col Mose e proseguito con il Tav
e la Pedemontana, volto ad impostare un sistema
di corruzione che ha letteralmente espropriato la
democrazia grazie ad un iter collaudato di commissariamenti e leggi in deroga.
Chi denuncia i limiti e i rischi di
una politica del consenso propagandistica a spese dell’ambiente viene dipinto
come un nemico del benessere diffuso.
E’ questo, proprio questo il Veneto che invoca l’autonomia differenziata della scuola.
Per carità, NO NO
NO.
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