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giovedì 20 febbraio 2025

SE I RAGAZZI VOGLIONO SCENDERE DAL TRENO DEI PFAS

                     


   MANIFESTAZIONE DAVANTI AL TRIBUNALE DI vICENZA IL 7 FEBBRAIO 2025 


https://comune-info.net/scuole-aperte/se-i-ragazzi-vogliono-scendere-dal-treno-dei-pfas/?fbclid=IwY

          


                                                    
               

In Veneto da alcuni anni bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno approfondito in diversi modi il tema dell’inquinamento da Pfas, sostanze chimiche utilizzate dalle industrie per conferire proprietà resistenti a tanti prodotti, dannose per l’ambiente e per la salute delle persone. Fermate il “treno” dei Pfas che corre sempre più veloce, gridano, mentre imparano a prendersi cura del territorio

 Il 7 febbraio si è svolto un presidio davanti al tribunale di Vicenza, parte di una mobilitazione ampia della società civile e delle associazioni ambientaliste, che coincide con la fase decisiva del processo Miteni. Sull’azienda grava l’accusa di gravi manchevolezze, malgrado si fosse a conoscenza dell’inquinamento da Pfas e dei pesanti rischi connessi. Alla manifestazione ho partecipato anch’io, accompagnata da una trentina di studenti – dai 12 ai 19 anni – per dare visibilità ai 9.000 studenti (40 scuole) incontrati in sette anni, i quali, in nome della Costituzione italiana, continuano a chiedere giustizia per le vittime, i cittadini contaminati. Reclamano il diritto a un futuro ecologico.

Lì, al presidio, hanno parlato con foga, passione e determinazione gli studenti della scuola media Zanella di Arzignano. Precise sono state le loro rivendicazioni: il diritto alla vita, il diritto alla salute il diritto all’Informazione, la trasparenza contro il silenzio delle istituzioni, la conoscenza scientifica contro la disinformazione, l’attivismo contro la sudditanza. “… Oggi siamo qui, insieme ai nostri compagni e ai nostri professori, per dire il nostro No a tutte le forme di inquinamento che avvelenano l’ambiente e i nostri fiumi…. Negli anni Settanta gli studenti della nostra scuola, guidati dal loro professore di Tecnologia, Antonio Boscardin, hanno denunciato il grave degrado del torrente Chiampo, documentandone l’inquinamento con fotografie, misurazioni e relazioni dettagliate. Il suo impegno ha portato all’organizzazione di una delle prime marce ecologiche dell’epoca, contribuendo a sensibilizzare l’intera comunità sulla necessità di tutelare l’ambiente. Abbiamo visto le sue foto, letto le testimonianze e seguito il loro lavoro nel corso degli anni. Abbiamo capito il loro spirito, il loro insegnamento e la loro passione. Oggi, il nome di Antonio Boscardin è legato alla pista ciclabile lungo il torrente Chiampo, un riconoscimento per il suo impegno ecologista e per l’eredità che ha lasciato a noi studenti. Siamo qui per raccogliere quel testimone e portare avanti il suo messaggio. Vogliamo un futuro ecologico e un ambiente pulito, non solo con le parole, ma con il nostro esempio e la nostra voce. Perché il futuro non si aspetta, si costruisce…”.

A seguire una delegazione di studenti di alcune classi dell’Istituto Tecnico ITIS De Pretto di Schio, con le loro rivendicazioni sottoscritte anche da docenti e dirigente scolastico, arrivati da soli: atto autonomo di cittadinanza attiva. Rivendicano diritti negati. “La contaminazione da PFAS ci nega il diritto ad avere un futuro in salute e a pagarne il prezzo più alto sono i giovani e le generazioni future. Anche in questo caso, come per i cambiamenti climatici e, in generale, per ogni tipo di inquinamento, le conseguenze più pesanti ricadono su chi non ha nessuna responsabilità per questo disastro. A tale proposito è opportuno richiamare l’articolo 9 della Costituzione (…) e l’articolo 32 (…) . La vicenda Miteni, evidentemente, non ha insegnato nulla, considerando che gli impianti per la produzione di PFAS che erano a Trissino sono stati portati in India, mentre la bonifica dei territori contaminati su cui sorgeva l’azienda rimane ancora un miraggio, in contrasto con l’articolo 41 della Costituzione (…) Appellandoci al rispetto degli articoli 9, 32 e 41 della Costituzione Italiana e all’osservanza del principio di precauzione, stabilito dall’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, chiediamo agli adulti di oggi di impegnarsi a cambiare strada, affrontando questo grave problema attraverso: l’immediata messa al bando della produzione di sostanze perfluoroalchiliche, con l’unica eccezione nel settore medico fino a quando non saranno disponibili soluzioni alternative rispettose della salute e dell’ambiente; la bonifica delle matrici ambientali e dei siti inquinati a spese dei responsabili, in base al principio “chi inquina paga”; il finanziamento alla ricerca di modalità efficaci per la degradazione dei Pfas ancora presenti nell’ambiente; il finanziamento alla ricerca di sostanze alternative e rispettose dell’ambiente e della salute. Chiediamo sia rispettato il nostro diritto ad avere un futuro da vivere in un ambiente sano”.

E ancora, un appello degli studenti ITET Pasini di Schio al tribunale di Vicenza. Richieste precise: “… Noi, chiediamo: Giustizia per la nostra salute violata da anni di contaminazione da Pfas. Desideriamo che venga bandito immediatamente l’utilizzo di Pfas nel nostro territorio, in conformità con il principio di precauzione e con le più recenti evidenze scientifiche sulla loro pericolosità. Salute, perché non possiamo più vivere con la paura di bere acqua contaminata e mangiare cibi avvelenati. Chiediamo che venga garantito un monitoraggio costante e trasparente della presenza di Pfas nell’ambiente e negli alimenti, informando tempestivamente la popolazione sui rischi e sulle misure di protezione da adottare. Bonifica immediata e totale delle aree contaminate, per restituire al nostro territorio la sua salubrità. I Pfas ci stanno rubando il futuro. Non possiamo più aspettare!”.

Le iniziative dei ragazzi hanno sorpreso, “incantato”, commosso gli adulti presenti: il frutto di una azione didattica che perseguiamo da anni che produce consapevolezza e azione in tutte le scuole dove siamo andati. Al di là di tutte le sciocchezze che si sono scritte e si scrivono sui giovani, quei ragazzi erano i rappresentanti di una generazione che non si arrende.

Il lavoro nelle scuole del Gruppo educativo Zero Pfas del Veneto (esperti della Salute, del territorio, attivisti) di cui sono coordinatrice consiste nel far conoscere il problema Pfas per poi acquisire consapevolezza e da essa decidere l’azione. Sanno i nostri studenti, dopo gli interventi ad hoc, cosa sono i pfas. Parliamo di prodotti chimici per sempre (“Forever chemicals”), indistruttibili, circa diecimila composti chimici di sintesi, ampiamente utilizzati dalle industrie per conferire proprietà resistenti, idrorepellenti, antifiamma a una infinità di prodotti di largo consumo (imballaggi alimentari, carta forno, filo interdentale, cosmetici, capi di abbigliamento, schiume antincendio, rivestimenti metallici, antiaderenti per padelle, creme e cosmetici, vernici e fotografia, cromatura, pesticidi, prodotti farmaceutici eccetera), ci minacciano ogni giorno. Sembra un catalogo di Amazon e, letto così, non sconvolge nessuno anche se il messaggio è quello della diffusione universale di un tossico cancerogeno perenne che mette in discussione la stessa capacità riproduttiva del genere umano. Tonnellate di Pfas si riversano, ogni giorno, nell’ambiente e fanno parte degli oggetti della nostra vita ordinaria. Amorevolmente, rimpinziamo con tali molecole i nostri ignari bambini.

John Holloway scrive in La Speranza. In un tempo senza speranza:

“Il treno corre nella notte, sempre più veloce. Dove sta andando, dove ci sta portando? Ai campi di concentramento? Alla guerra nucleare? A un susseguirsi di pandemie? Noi non lo sappiamo. Ma ora (…) appare un messaggio sullo schermo in fondo alla carrozza ‘Destinazione Estinzione’. Il riscaldamento globale, la distruzione della biodiversità, la scarsità d’acqua, più pandemie distruttive, le crescenti tensioni tra stati, le disuguaglianze sempre più grandi e oscene… puntellano la strada per quel destino. Ferma il treno, ferma il treno, ferma il treno!”.

Ma non lo stiamo guidando. Non lo controlliamo. Un fenomeno di rimozione collettiva ci consente di continuare a vivere la nostra quotidianità senza il problema di “fermare il treno”. Prenotiamo le ferie, portiamo ai centri estivi i nostri bambini, ci lamentiamo dell’aumento del costo della vita… Ciò significa che la conoscenza non è sufficiente per fermare il treno. È fondamentale che essa si evolva in consapevolezza. Solo allora nasce in noi la necessità di agire, di tirare il freno a mano. Tuttavia, non il terrore e la paura debbono essere alla base di una nostra azione consapevole ma la speranza.

Noi, gruppo educativo Zero Pfas del Veneto (Il gruppo educativo è nato all’interno del comitato di redazione PFAS Land nel 2018 su mandato del Movimento No Pfas del Veneto), non siamo ritornati, perciò, nelle scuole, per il settimo anno consecutivo, a ripetere “bla bla, bla”, a ribadire quello che tutti, almeno nel Veneto, bene o male, dovrebbero già sapere sulle cause, sugli effetti per la salute e l’Ambiente di quelle sostanze chimiche. Non vogliamo sprecare tempo perché di tempo ce n’è concesso poco, anzi pochissimo. Nella manciata di ore a disposizione nelle scuole, irrisoria per la complessità e la vastità del problema che trattiamo, per l’empatia da instaurare con ragazzi e ragazze, cerchiamo di suscitare un sentimento positivo di speranza. La speranza che il treno si possa fermare, la speranza che, nell’immediato, produce azione. Quale sia l’azione che i giovani intraprendono lo decidono loro. L’esperienza di questi anni è stata significativa e tanto numerose sono state le iniziative dei ragazzi da sorprenderci. Di certo, non faremo educazione di “economia domestica”. Come si fa a credere ancora che la siccità che avanza dipenda dal fatto che ci laviamo i denti senza chiudere il rubinetto del lavandino? Come si fa, in qualità di medici, a dire a una donna in gravidanza, per quanto riguarda i pfas, di stare attenta alla dieta? Nemmeno nei negozi biologici si riesce a rinvenire un prodotto, uno solo, su cui ci sia scritto “Pfas Free”. Troviamo, tali sostanze chimiche, nell’acqua “potabile”, probabilmente anche in quella minerale, ma non ce lo dicono. Sono certamente presenti in una grande quantità di alimenti che compriamo al mercato.


LEGGI ANCHE:  I RAGAZZI DELLA VIA PFAS                                          /https://comune-info.net/scuole-aperte/i-ragazzi-della-via-pfas/


C’è chi produce i Pfas, c’è chi ne consente la produzione e l’uso, c’è chi finge di prendere misure cautelative, autorizzandone l’assunzione giornaliera fino a un certo limite (ovviamente incommensurabile poiché nessuno sa quanti Pfas ingoia, respira, beve). C’è chi firma petizioni ai parlamentari nazionali ed europei perché venga bandita la produzione. Lo facciamo anche noi, anche se abbiamo scarsissima fiducia di un interessamento reale da parte del governo e dei parlamenti. Nel frattempo, Francesco Bertola, medico e presidente ISDE di Vicenza, con la sua meritoria ricerca sui ragazzi nati da madri contaminate da Pfas, scopre che molti di loro hanno problemi importanti della sfera riproduttiva. Lo confermano anche gli studi in vitro di Calo Foresta dell’Università di Padova.

Il problema dunque non è tecnico bensì politico. È il risultato di una società ingiusta dove prevalgono gli interessi economici e commerciali sul diritto alla vita e alla salute. Non prenderne atto, non agire, di conseguenza, è pura ipocrisia o connivenza (a rischio) col sistema. Ribellarsi è giusto. Ribellarsi significa agire, impedire il male adesso, tutti insieme. Il destino non è segnato, il futuro non è scritto, nessuno può prevederlo, lo costruiamo noi stessi, giorno per giorno, attraverso ogni decisione presa (o non presa). Possiamo creare ogni giorno un mondo basato sul mutuo riconoscimento della dignità umana. Bisogna fermare il treno, salvarsi la pelle e scendere. Poi si vedrà il da farsi.

Jane Goodall, etologa e antropologa (la citiamo speso nel Blog Generazione Speranza), in un testo prezioso, Il libro della speranza. Manuale di sopravvivenza per un pianeta in pericolo (Bompiani) avvisa: “La speranza non cancella le difficoltà e i pericoli che esistono, ma allo stesso tempo non si fa sconfiggere da questi. C’è tanta oscurità, ma sono le nostre azioni a riportare la luce”. Noi proviamo a farne tesoro insieme a tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze.


Donata Albiero, insegnante, è stata anche dirigente scolastica

 



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