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In Veneto da alcuni anni bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno approfondito in diversi modi il tema dell’inquinamento da Pfas, sostanze chimiche utilizzate dalle industrie per conferire proprietà resistenti a tanti prodotti, dannose per l’ambiente e per la salute delle persone. Fermate il “treno” dei Pfas che corre sempre più veloce, gridano, mentre imparano a prendersi cura del territorio
Lì, al presidio, hanno
parlato con foga, passione e determinazione gli studenti della scuola media
Zanella di Arzignano. Precise sono state le loro rivendicazioni: il diritto
alla vita, il diritto alla salute il diritto all’Informazione, la trasparenza
contro il silenzio delle istituzioni, la conoscenza scientifica contro la
disinformazione, l’attivismo contro la sudditanza. “… Oggi siamo qui, insieme
ai nostri compagni e ai nostri professori, per dire il nostro No a tutte le
forme di inquinamento che avvelenano l’ambiente e i nostri fiumi…. Negli anni
Settanta gli studenti della nostra scuola, guidati dal loro professore di
Tecnologia, Antonio Boscardin, hanno denunciato il grave degrado del torrente
Chiampo, documentandone l’inquinamento con fotografie, misurazioni e relazioni
dettagliate. Il suo impegno ha portato all’organizzazione di una delle prime
marce ecologiche dell’epoca, contribuendo a sensibilizzare l’intera comunità
sulla necessità di tutelare l’ambiente. Abbiamo visto le sue foto, letto le
testimonianze e seguito il loro lavoro nel corso degli anni. Abbiamo capito il
loro spirito, il loro insegnamento e la loro passione. Oggi, il nome di Antonio
Boscardin è legato alla pista ciclabile lungo il torrente Chiampo, un
riconoscimento per il suo impegno ecologista e per l’eredità che ha lasciato a
noi studenti. Siamo qui per raccogliere quel testimone e portare avanti il suo
messaggio. Vogliamo un futuro ecologico e un ambiente pulito, non solo con le
parole, ma con il nostro esempio e la nostra voce. Perché il futuro non si
aspetta, si costruisce…”.
A seguire una delegazione di
studenti di alcune classi dell’Istituto Tecnico ITIS De Pretto di Schio, con le
loro rivendicazioni sottoscritte anche da docenti e dirigente scolastico, arrivati da soli: atto autonomo di cittadinanza
attiva. Rivendicano diritti negati. “La contaminazione da PFAS ci nega il
diritto ad avere un futuro in salute e a pagarne il prezzo più alto sono i
giovani e le generazioni future. Anche in questo caso, come per i cambiamenti
climatici e, in generale, per ogni tipo di inquinamento, le conseguenze più
pesanti ricadono su chi non ha nessuna responsabilità per questo disastro. A
tale proposito è opportuno richiamare l’articolo 9 della Costituzione (…) e l’articolo
32 (…) . La vicenda Miteni, evidentemente, non ha insegnato nulla, considerando
che gli impianti per la produzione di PFAS che erano a Trissino sono stati
portati in India, mentre la bonifica dei territori contaminati su cui sorgeva
l’azienda rimane ancora un miraggio, in contrasto con l’articolo 41 della
Costituzione (…) Appellandoci al rispetto degli articoli 9, 32 e 41 della
Costituzione Italiana e all’osservanza del principio di precauzione, stabilito
dall’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, chiediamo
agli adulti di oggi di impegnarsi a cambiare strada, affrontando questo grave
problema attraverso: l’immediata messa al bando della produzione di sostanze
perfluoroalchiliche, con l’unica eccezione nel settore medico fino a quando non
saranno disponibili soluzioni alternative rispettose della salute e
dell’ambiente; la bonifica delle matrici ambientali e dei siti inquinati a
spese dei responsabili, in base al principio “chi inquina paga”; il
finanziamento alla ricerca di modalità efficaci per la degradazione dei Pfas
ancora presenti nell’ambiente; il finanziamento alla ricerca di sostanze
alternative e rispettose dell’ambiente e della salute. Chiediamo sia rispettato
il nostro diritto ad avere un futuro da vivere in un ambiente sano”.
E ancora, un appello degli studenti
ITET Pasini di Schio al tribunale di Vicenza. Richieste precise: “… Noi, chiediamo: Giustizia per la
nostra salute violata da anni di contaminazione da Pfas. Desideriamo che venga
bandito immediatamente l’utilizzo di Pfas nel nostro territorio, in conformità
con il principio di precauzione e con le più recenti evidenze scientifiche
sulla loro pericolosità. Salute, perché non possiamo più vivere con la paura di
bere acqua contaminata e mangiare cibi avvelenati. Chiediamo che venga
garantito un monitoraggio costante e trasparente della presenza di Pfas nell’ambiente
e negli alimenti, informando tempestivamente la popolazione sui rischi e sulle
misure di protezione da adottare. Bonifica immediata e totale delle aree
contaminate, per restituire al nostro territorio la sua salubrità. I Pfas ci
stanno rubando il futuro. Non possiamo più aspettare!”.
Le iniziative dei ragazzi hanno
sorpreso, “incantato”, commosso gli adulti presenti: il frutto di una azione
didattica che perseguiamo da anni che produce consapevolezza e azione in tutte
le scuole dove siamo andati. Al di là di tutte le sciocchezze che si sono scritte e si scrivono
sui giovani, quei ragazzi erano i rappresentanti di una generazione che non si
arrende.
Il lavoro nelle scuole del Gruppo
educativo Zero Pfas del Veneto (esperti della Salute, del territorio,
attivisti) di cui sono coordinatrice consiste nel far conoscere il
problema Pfas per poi acquisire consapevolezza e da essa decidere
l’azione. Sanno i nostri studenti, dopo gli interventi ad hoc, cosa sono i
pfas. Parliamo di prodotti chimici per sempre (“Forever
chemicals”), indistruttibili, circa diecimila composti chimici di sintesi,
ampiamente utilizzati dalle industrie per conferire proprietà resistenti,
idrorepellenti, antifiamma a una infinità di prodotti di largo consumo
(imballaggi alimentari, carta forno, filo interdentale, cosmetici, capi di
abbigliamento, schiume antincendio, rivestimenti metallici, antiaderenti per
padelle, creme e cosmetici, vernici e fotografia, cromatura, pesticidi,
prodotti farmaceutici eccetera), ci minacciano ogni giorno. Sembra un catalogo
di Amazon e, letto così, non sconvolge nessuno anche se il messaggio è quello
della diffusione universale di un tossico cancerogeno perenne che mette in
discussione la stessa capacità riproduttiva del genere umano. Tonnellate
di Pfas si riversano, ogni giorno, nell’ambiente e fanno parte degli oggetti
della nostra vita ordinaria. Amorevolmente, rimpinziamo con tali molecole i
nostri ignari bambini.
John Holloway scrive in La Speranza. In
un tempo senza speranza:
“Il treno corre nella notte, sempre
più veloce. Dove sta andando, dove ci sta portando? Ai campi di concentramento?
Alla guerra nucleare? A un susseguirsi di pandemie? Noi non lo sappiamo. Ma ora
(…) appare un messaggio sullo schermo in fondo alla carrozza ‘Destinazione
Estinzione’. Il riscaldamento globale, la distruzione della biodiversità, la
scarsità d’acqua, più pandemie distruttive, le crescenti tensioni tra stati, le
disuguaglianze sempre più grandi e oscene… puntellano la strada per quel destino.
Ferma il treno, ferma il treno, ferma il treno!”.
Ma non lo stiamo guidando. Non lo
controlliamo. Un fenomeno di rimozione collettiva ci consente di
continuare a vivere la nostra quotidianità senza il problema di “fermare il
treno”. Prenotiamo le ferie, portiamo ai centri estivi i nostri
bambini, ci lamentiamo dell’aumento del costo della vita… Ciò significa
che la conoscenza non è sufficiente per fermare il treno. È
fondamentale che essa si evolva in consapevolezza. Solo allora nasce in
noi la necessità di agire, di tirare il freno a mano. Tuttavia, non il terrore
e la paura debbono essere alla base di una nostra azione consapevole ma la
speranza.
Noi, gruppo educativo Zero Pfas del
Veneto (Il gruppo educativo è nato all’interno del comitato di redazione PFAS Land nel
2018 su mandato del Movimento No Pfas del Veneto), non siamo ritornati,
perciò, nelle scuole, per il settimo anno consecutivo, a ripetere “bla bla,
bla”, a ribadire quello che tutti, almeno nel Veneto, bene o male, dovrebbero
già sapere sulle cause, sugli effetti per la salute e l’Ambiente di quelle sostanze
chimiche. Non vogliamo sprecare tempo perché di tempo ce n’è concesso poco,
anzi pochissimo. Nella manciata di ore a disposizione nelle scuole, irrisoria
per la complessità e la vastità del problema che trattiamo, per l’empatia da
instaurare con ragazzi e ragazze, cerchiamo di suscitare un sentimento
positivo di speranza. La speranza che il treno si possa fermare, la
speranza che, nell’immediato, produce azione. Quale sia l’azione che i giovani
intraprendono lo decidono loro. L’esperienza di questi anni è stata
significativa e tanto numerose sono state le iniziative dei ragazzi da
sorprenderci. Di certo, non faremo educazione di “economia domestica”. Come si
fa a credere ancora che la siccità che avanza dipenda dal fatto che ci laviamo
i denti senza chiudere il rubinetto del lavandino? Come si fa, in qualità di
medici, a dire a una donna in gravidanza, per quanto riguarda i pfas, di stare
attenta alla dieta? Nemmeno nei negozi biologici si riesce a rinvenire un
prodotto, uno solo, su cui ci sia scritto “Pfas Free”. Troviamo, tali sostanze
chimiche, nell’acqua “potabile”, probabilmente anche in quella minerale, ma non
ce lo dicono. Sono certamente presenti in una grande quantità di alimenti che
compriamo al mercato.
LEGGI ANCHE: I RAGAZZI DELLA VIA PFAS /https://comune-info.net/scuole-aperte/i-ragazzi-della-via-pfas/
C’è chi produce i Pfas, c’è chi ne
consente la produzione e l’uso, c’è chi finge di prendere misure cautelative,
autorizzandone l’assunzione giornaliera fino a un certo limite (ovviamente
incommensurabile poiché nessuno sa quanti Pfas ingoia, respira, beve). C’è chi
firma petizioni ai parlamentari nazionali ed europei perché venga bandita la
produzione. Lo facciamo anche noi, anche se abbiamo scarsissima fiducia di un
interessamento reale da parte del governo e dei parlamenti. Nel frattempo,
Francesco Bertola, medico e presidente ISDE di Vicenza, con la sua meritoria
ricerca sui ragazzi nati da madri contaminate da Pfas, scopre che molti di loro
hanno problemi importanti della sfera riproduttiva. Lo confermano anche gli
studi in vitro di Calo Foresta dell’Università di Padova.
Il problema dunque non è tecnico
bensì politico. È il risultato di una società ingiusta dove prevalgono gli
interessi economici e commerciali sul diritto alla vita e alla salute. Non prenderne atto, non agire, di conseguenza, è
pura ipocrisia o connivenza (a rischio) col sistema. Ribellarsi è
giusto. Ribellarsi significa agire, impedire il male adesso, tutti insieme. Il
destino non è segnato, il futuro non è scritto, nessuno può prevederlo, lo
costruiamo noi stessi, giorno per giorno, attraverso ogni decisione presa (o
non presa). Possiamo creare ogni giorno un mondo basato sul mutuo
riconoscimento della dignità umana. Bisogna fermare il treno, salvarsi
la pelle e scendere. Poi si vedrà il da farsi.
Jane Goodall, etologa e
antropologa (la citiamo speso nel Blog Generazione Speranza), in un testo
prezioso, Il libro della speranza. Manuale di sopravvivenza
per un pianeta in pericolo (Bompiani) avvisa: “La speranza non
cancella le difficoltà e i pericoli che esistono, ma allo stesso tempo non si
fa sconfiggere da questi. C’è tanta oscurità, ma sono le nostre azioni a
riportare la luce”. Noi proviamo a farne tesoro insieme a tanti bambini e
bambine, ragazzi e ragazze.
Donata Albiero, insegnante, è stata
anche dirigente scolastica
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