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lunedì 14 aprile 2025

DA LA VOCE DEI BERICI L'ARTICOLO SUL PERCORSO EDUCATIVO ONE HEALTH

 

         LEZIONI DI CONSAPEVOLEZZA 

         Un  articolo di  Giada Zandonà - 13 aprile 2025  sottolinea il significato del Progetto

         One Health " Lezioni di consapevolezza"   



INTERVISTA  DONATA ALBIERO

Quando ha capito che i giovani erano i grandi esclusi dal dibattito sui Pfas, delle sostanze chimiche tossiche e persistenti, usate in moltissimi prodotti di uso comune, Donata Albiero ha deciso di cambiare strada. O meglio: di costruirne una tutta per loro. Da ex dirigente scolastica con 40 anni di carriera, ha fatto quello che le riesce meglio: entrare in classe, ascoltare e seminare consapevolezza, soprattutto nel vicentino, epicentro europeo della contaminazione. « I giovani sono i più colpiti, ma anche quelli che possono cambiare il futuro. I Pfas sono usati in moltissimi prodotti di uso comune: resistono nell’ambiente, entrano nella catena alimentare e, una volta nel corpo umano, non se ne vanno più. Possono provocare tumori, interferenze ormonali, infertilità. Nessuno parlava di questo con loro. Così è nato il percorso educativo One Health: Pfas, inquinanti per sempre”, oggi attivo in 14 scuole della provincia di Vicenza e in decine di altre in tutto il Veneto» spiega Albiero. In sei anni, non considerando quest’ultimo, il gruppo educativo/culturale Zero Pfas, formato da esperti medici Isde e del Territorio, integrato da alcuni attivisti, sostenuto da importanti associazioni attive sulla tematica e da lei coordinato, ha incrociato oltre 8500 studenti e 1500 adulti. Solo quest’anno, nel Vicentino, 650 ragazzi hanno partecipato agli incontri, con un metodo che rifiuta le grandi assemblee e privilegia gruppi con al massimo 40 - 50 ragazzi per volta, il dialogo, le domande. «Non si tratta di lezioni frontali”, ma di percorsi di cittadinanza attiva. Ai ragazzi si chiede non solo di capire, ma di agire» continua Albiero.  E gli studenti sanno agire. Nella manifestazione davanti al Tribunale di VI indetta dalle Mamme No pfas e dall’intero movimento il 7 febbraio scorso “alcuni hanno letto appelli rivolti al Tribunale di VI, altri documenti firmati da loro e dai docenti sulla giustizia ambientale, altri ancora si sono presentati con cartelloni e manifesti” La sensibilità al problema Pfas si è attivata in questi anni in mille modi.  C’è chi ha creato podcast, brani rap, fumetti, video. Chi ha ideato campagne per i social, chi ha realizzato volantini da distribuire nei mercati. La scuola è diventa un laboratorio per trasformare il sapere in azioni: «Hanno imparato a cercare fonti scientifiche, a dubitare, a difendere il diritto alla salute. Capiscono che lunione fa la forza. E che la speranza non nasce dal nulla: si costruisce con limpegno». E poi ci sono gli insegnanti, anello fondamentale della rete che Donata ha costruito: «Sono i docenti a mantenere vivi i progetti nei mesi, a guidare i percorsi autonomi di approfondimento, a far dialogare classi e territori. In alcune scuole si sono creati veri e propri gruppi di lavoro: studenti tutor per altri studenti, lezioni tra pari, educazione diffusa». Un modo per formare una coscienza collettiva: «Nessuno si salva da solo. Solo agendo insieme possiamo sperare in un futuro diverso» conclude Albiero.

 

MANUALE PFAS

È pensato per chi vuole capire, per chi non si accontenta delle rassicurazioni e ha deciso di agire in ogni gesto quotidiano. Il Manuale di sopravvivenza quotidiana” curato da Donata Albiero parla di Pfas, ma lo fa in modo chiaro, diretto, accessibile. Il documento – diffuso nelle scuole -   spiega cosa sono gli "inquinanti eterni”, dove si nascondono (padelle, cosmetici, tessuti, cibo), come entrano nel nostro corpo e perché fanno male. Ma soprattutto suggerisce cosa possiamo fare, ogni giorno, per evitarli: dai filtri per lacqua alla scelta di prodotti certificati, fino al ruolo dei Gruppi di Acquisto Solidale. Lobiettivo è ambizioso: far adottare il manuale in tante scuole del Veneto, per educare alla consapevolezza fin da giovani. Tra i vari consigli pratici, c’è linvito a leggere le etichette, cercando sigle come PTFE o ingredienti con la radice fluoro”, evitare i cosmetici waterproof o long lasting, scegliere tessuti naturali e imballaggi senza rivestimenti antiunto. Un piccolo manuale per grandi scelte. Perché sapere è già difendersi.


giovedì 10 aprile 2025

PFAS. EDUCAZIONE COME FORMA DI LIBERTA', ATTIVISMO NELLE SCUOLE

 

 Risposte quotidiane ad un disastro ambientale (in)visibile: l’esperienza di contaminazione da PFAS in Veneto





Il capitolo, dedicato al GRUPPO educativo ZERO PFAS, è trattto dalla TESI di Elena Pozzobon (Bologna, Corso di Laurea Magistrale in 
Antropologia Culturale ed Etnologia, anno accademico 2023 2024). 


"Donata e Giovanni sono una coppia di attivisti che, come già accennato in precedenza, con la loro associazione ecologista lavorano nel territorio per sviluppare percorsi di cittadinanza attiva e preservazione della salute e dell’ambiente. Il loro impegno è decennale e testimonia una grande tenacia e fiducia nel ruolo e potere/responsabilità del cittadino verso la realtà che vive. Il caso dei Pfas, tra le diverse iniziative, ha portato anche alla creazione di un progetto molto importante nelle scuole: il Gruppo Educativo ZERO PFAS. Donata, che è stata per molto tempo dirigente scolastica, mi ha descritto questa iniziativa come necessaria per combattere il silenzio o la minimizzazione diffusa nel territorio:

Siamo entrati nelle scuole per un duplice motivo: primo perché i ragazzi, i bambini, le mamme in gravidanza erano le fasce più deboli e più colpite, e in secondo luogo perché non riuscendo a smuovere gli adulti, pensavamo che con un cambio di paradigma culturale attraverso la scuola, attraverso l’educazione, attraverso le nuove generazioni, potessimo meglio far capire il primato della salute sul profitto e sul mercato, ed è stato da lì che noi siamo partiti ed è da lì che man mano veramente abbiamo trovato credibilità, abbiamo trovato interesse dapprima negli studenti, ma adesso c’è l’altro aspetto, anche gli insegnanti ci cercano […]. Anno dopo anno la credibilità dei nostri esperti autonomi, medici per l’ambiente, geologi professori, universitari, tutti attivisti, tutta gente che va a proprie spese, che non ha finanziamenti esterni, […] ha dato i suoi frutti, sta dando i suoi frutti. E quest’anno, per esempio, il nostro titolo porta significativamente il concetto “One Health”, un’unica salute, e questa è la nostra filosofia di partenza, un percorso di cittadinanza attiva per bandire i Pfas: il percorso di cittadinanza attiva ce lo danno i ragazzi, […] dopo averci incontrato come esperti, fanno il loro percorso autonomo di cittadinanza attiva contro i Pfas. Alla fine dell’anno ci ritroviamo insieme e porto a scuola gli attivisti adulti, i quali sentono l’esperienza dei ragazzi e raccontano loro come invece da adulti sono diventati attivisti contro i Pfas, ed è bellissimo questo scambio intergenerazionale fra i giovani e gli adulti.

 Con una modalità di apprendimento attivo, in questo percorso all’interno delle scuole sono stati coinvolti negli anni 8.500 studenti, in diverse province venete. Prediligendo un lavoro nelle classi, più che grandi assemblee troppo numerose, il percorso consiste nel dare degli stimoli e delle testimonianze ai ragazzi, che a loro volta produrranno un loro percorso di cittadinanza attiva, andando a costruire diversi progetti e diventando protagonisti. Un esempio sono delle inchieste all’esterno della scuola, con i cittadini, per capire quanto si sappia sull’argomento, o che informazioni ci siano tra la popolazione comune. Altri casi sono, ad esempio, montare dei video al riguardo, fare dei quiz, delle slide per delle classi parallele, murales, o tradurre documenti dall’italiano all’inglese o dall’inglese all’italiano. Un progetto molto importante è stata la creazione dei sottotitoli in italiano per il documentario americano The Devil We Know, comprando i diritti e rendendo poi possibile la proiezione per la cittadinanza. Nell’ultimo periodo Donata è riuscita anche a coinvolgere dei giovani attivisti No Pfas, andando a portare delle testimonianze di un attivismo intergenerazionale, e non relegato solo alle persone adulte.


Ecco che questo gruppo pedagogico cerca di mettere al centro i ragazzi, andando ad evitare la modalità frontale o didascalica, puntando a sviluppare una conoscenza più profonda e consapevole: “conoscere per capire ed agire, la conoscenza può determinare la consapevolezza, la capacità critica può permettere di sperare in un qualcosa, ma sperare in un qualcosa senza azione è impossibile: quindi l’agire, il percorso di cittadinanza attiva è la soluzione che noi vediamo come possibilità” (Parole di Donata).

Donata ha inoltre raccolto le informazioni per stilare un documento, presente nel sito web dell’associazione CILLSA, che va ad elencare le aziende ed i marchi che già da ora certificano di non utilizzare Pfas, creando una guida, concentrandosi sulle cose positive piuttosto che focalizzarsi solamente sulle cose da non comprare o non fare, così dando un messaggio di speranza e futuro più che di proibizione ed angoscia ai giovani che incontra. In contemporanea alla creazione di questo documento c’è il tentativo e la speranza da parte dell’associazione di arrivare ad una legge che possa mettere l’obbligo di controllo e certificazione dei prodotti Pfas free." 

Rignraziamo chi, come Elena,  racconta il lavoro e l'impegno della nostra equipe  nelle scuole.  

Donata Albiero 


martedì 4 marzo 2025

UN PROGETTO SCOLASTICO PER METTERE AL BANDO I PFAS

 

  CITTADINANZA ATTIVA 

Un altro esempio, dopo il presidio degli studenti davanti al tribunale di Vicenza, di partecipazione attiva degli stessi e del loro contributo concreto per informare e sensibilizzare compagni e comunità, dando una dimostrazione concreta di cosa si possa fare. L’itinerario “One health: un percorso di cittadinanza attiva per mettere la bando i pfas” trova il loro impegno che vuole dimostrare, come dicono “non solo agli adulti ma anche a noi stessi che non siamo in completa balia delle scelte dei ‘potenti’, che si può cambiare e non accettare le ingiustizie che ci piovono addosso” (Vedi sito CiLLSA dove il lavoro nelle scuole è ospitato, da  Home page: blog Generazione Speranza; pagina PFAS: manuale di sopravvivenza quotidiana; pagina Rete Zero Pfas Italia, fino a pagina Gruppo educativo  con archivio lavori nelle scuole   https://sites.google.com/view/cillsacom/home-page?authuser=0 ).

Studenti del De Pretto di Schio al presidio di Vicenza il 7 febbraio 2025

L’articolo sotto riportato, è scritto da Linda Maggiori per Envi info e pubblicato il 4 MARZO 2025 

https://www.envi.info/it/2025/03/04/il-progetto-scolastico-per-mettere-al-bando-i-pfas/?fbclid=IwY2x



PFAS fuori dalle scatole nasce dall’adesione al progetto One Health del Gruppo Educativo Zero PFAS ed è sviluppato dai ragazzi delle classi quarta e quinta dell’Itis de Pretto di Schio, indirizzo biologico ambientale, insieme ai loro professori.

La professoressa Laura Rossi di biologia e microbiologia ha partecipato all’intervista insieme a quattro studenti.

Professoressa, in primo luogo, che cosa sono i PFAS?

I PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono una famiglia di molecole formate da fluoro e carbonio. Sono detti inquinanti eterni, in quanto il legame fluoro carbonio è così potente che non si biodegrada, si accumulano nella catena alimentare e possono causare danni alla salute (interferenti endocrini). I PFOA sono cancerogeni certi e i PFOS cancerogeni probabili.

La loro presenza nell’ambiente è molto estesa, per questo da più parti giunge l’appello per metterli a bando.

Perché vi sentite così coinvolti nel tema PFAS?

Frequentando l’indirizzo biologico ambientale siamo molto appassionati alle tematiche ambientali. Inoltre viviamo in un territorio vicino alla zona rossa contaminata dai PFAS. Abbiamo studiato il processo Miteni e non potevamo rimanere indifferenti e passivi. Abbiamo quindi deciso di prendere posizione e cercare di diffondere conoscenza anche tra i nostri coetanei.

Il nostro impegno serve a dimostrare non solo agli adulti ma anche a noi stessi che non siamo in completa balia delle scelte dei “potenti”, che si può cambiare e non accettare le ingiustizie che ci piovono addosso.

In cosa consiste il progetto PFAS fuori dalle scatole?

Ci siamo concentrati sull’utilizzo di contenitori per il cibo da asporto perché questi imballaggi sono molto utilizzati da noi ragazzi e possono contenere PFAS.

Vorremmo che ogni materiale sia PFAS free e stiamo facendo pressione sulle ditte ma anche sulla politica affinché queste sostanze siano messe a bando.

Nello specifico, abbiamo raccolto campioni di scatole da asporto, studiato i materiali, inviato questionari a sette aziende produttrici, per chiedere se e quali PFAS venivano usati. Alcune aziende sono state disponibili, altre un po’ meno. Quelle più collaborative ci hanno inviato schede tecniche con tutte le sostanze usate. Ma stiamo continuando con la nostra ricerca.

Professoressa, questo è un progetto multidisciplinare?

Sì perché porta a studiare non solo la biochimica, ma anche i meccanismi di partecipazione popolare. Parlando di cittadinanza attiva, sono coinvolte anche le discipline del diritto. I ragazzi si stanno infatti organizzando per proporre ai consigli comunali dei loro comuni ordini del giorno per la messa a bando dei PFAS.

Anche i genitori sono coinvolti?

Certamente, dato che tutta la scuola ha aderito al progetto One Health. La componente genitoriale del consiglio di istituto è molto attiva. Abbiamo ottenuto grazie ad un genitore una fornitura gratuita di contenitori di una ditta locale che sono certificati PFAS free, da distribuire ai ragazzi, ma stiamo valutando anche contenitori lavabili, di acciaio, buoni dal profilo sanitario e che possano anche essere utilizzati nel microonde, questo per incentivare ragazzi e ragazze a portarsi il pranzo da casa.

Gli studenti sono consapevoli che bisogna ridurre i rifiuti derivati da prodotti monouso: i PFAS non si distruggono e se inceneriti vengono dispersi in aria. Peraltro il problema è molto sentito perché qui a Schio è presente da quarant’anni un inceneritore e ora si vorrebbe ampliarlo ulteriormente.

In che modo cercate di divulgare questo progetto al pubblico e alla popolazione in generale?

Dopo aver studiato per mesi la questione Miteni, il 7 febbraio abbiamo partecipato al presidio presso il Tribunale di Vicenza, dove si stanno svolgendo le ultime fasi del processo ai dirigenti. Abbiamo raggiunto il luogo in autonomia, con i mezzi pubblici. È stato molto soddisfacente, un’occasione per leggere una nostra dichiarazione, per far emergere la nostra voce e tessere legami con le associazioni presenti.


Vorremmo primariamente fare un’assemblea di istituto sul tema, e organizzare serate divulgative aperte a tutta la comunità, invitando esperti, giornalisti e associazioni coinvolte.

Abbiamo anche creato il gruppo ITIS per l’Ambiente, insieme alla divulgazione di queste tematiche sul profilo Instagram appena nato, con contenuti interattivi e accattivanti.

Il nostro obiettivo è dunque informare in modo puntuale i nostri coetanei e la comunità, per accrescere la consapevolezza e prendere una posizione chiara, per la nostra salute e quella del Pianeta.

 

 



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Un grazie alla giornalista e alla scuola: ci sentiamo incoraggiati a proseguire nel nostro non facile cammino di informazione / formazione sensibilizzazione 

Donata Albiero 









giovedì 20 febbraio 2025

SE I RAGAZZI VOGLIONO SCENDERE DAL TRENO DEI PFAS

                     


   MANIFESTAZIONE DAVANTI AL TRIBUNALE DI vICENZA IL 7 FEBBRAIO 2025 


https://comune-info.net/scuole-aperte/se-i-ragazzi-vogliono-scendere-dal-treno-dei-pfas/?fbclid=IwY

          


                                                    
               

In Veneto da alcuni anni bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno approfondito in diversi modi il tema dell’inquinamento da Pfas, sostanze chimiche utilizzate dalle industrie per conferire proprietà resistenti a tanti prodotti, dannose per l’ambiente e per la salute delle persone. Fermate il “treno” dei Pfas che corre sempre più veloce, gridano, mentre imparano a prendersi cura del territorio

 Il 7 febbraio si è svolto un presidio davanti al tribunale di Vicenza, parte di una mobilitazione ampia della società civile e delle associazioni ambientaliste, che coincide con la fase decisiva del processo Miteni. Sull’azienda grava l’accusa di gravi manchevolezze, malgrado si fosse a conoscenza dell’inquinamento da Pfas e dei pesanti rischi connessi. Alla manifestazione ho partecipato anch’io, accompagnata da una trentina di studenti – dai 12 ai 19 anni – per dare visibilità ai 9.000 studenti (40 scuole) incontrati in sette anni, i quali, in nome della Costituzione italiana, continuano a chiedere giustizia per le vittime, i cittadini contaminati. Reclamano il diritto a un futuro ecologico.

Lì, al presidio, hanno parlato con foga, passione e determinazione gli studenti della scuola media Zanella di Arzignano. Precise sono state le loro rivendicazioni: il diritto alla vita, il diritto alla salute il diritto all’Informazione, la trasparenza contro il silenzio delle istituzioni, la conoscenza scientifica contro la disinformazione, l’attivismo contro la sudditanza. “… Oggi siamo qui, insieme ai nostri compagni e ai nostri professori, per dire il nostro No a tutte le forme di inquinamento che avvelenano l’ambiente e i nostri fiumi…. Negli anni Settanta gli studenti della nostra scuola, guidati dal loro professore di Tecnologia, Antonio Boscardin, hanno denunciato il grave degrado del torrente Chiampo, documentandone l’inquinamento con fotografie, misurazioni e relazioni dettagliate. Il suo impegno ha portato all’organizzazione di una delle prime marce ecologiche dell’epoca, contribuendo a sensibilizzare l’intera comunità sulla necessità di tutelare l’ambiente. Abbiamo visto le sue foto, letto le testimonianze e seguito il loro lavoro nel corso degli anni. Abbiamo capito il loro spirito, il loro insegnamento e la loro passione. Oggi, il nome di Antonio Boscardin è legato alla pista ciclabile lungo il torrente Chiampo, un riconoscimento per il suo impegno ecologista e per l’eredità che ha lasciato a noi studenti. Siamo qui per raccogliere quel testimone e portare avanti il suo messaggio. Vogliamo un futuro ecologico e un ambiente pulito, non solo con le parole, ma con il nostro esempio e la nostra voce. Perché il futuro non si aspetta, si costruisce…”.

A seguire una delegazione di studenti di alcune classi dell’Istituto Tecnico ITIS De Pretto di Schio, con le loro rivendicazioni sottoscritte anche da docenti e dirigente scolastico, arrivati da soli: atto autonomo di cittadinanza attiva. Rivendicano diritti negati. “La contaminazione da PFAS ci nega il diritto ad avere un futuro in salute e a pagarne il prezzo più alto sono i giovani e le generazioni future. Anche in questo caso, come per i cambiamenti climatici e, in generale, per ogni tipo di inquinamento, le conseguenze più pesanti ricadono su chi non ha nessuna responsabilità per questo disastro. A tale proposito è opportuno richiamare l’articolo 9 della Costituzione (…) e l’articolo 32 (…) . La vicenda Miteni, evidentemente, non ha insegnato nulla, considerando che gli impianti per la produzione di PFAS che erano a Trissino sono stati portati in India, mentre la bonifica dei territori contaminati su cui sorgeva l’azienda rimane ancora un miraggio, in contrasto con l’articolo 41 della Costituzione (…) Appellandoci al rispetto degli articoli 9, 32 e 41 della Costituzione Italiana e all’osservanza del principio di precauzione, stabilito dall’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, chiediamo agli adulti di oggi di impegnarsi a cambiare strada, affrontando questo grave problema attraverso: l’immediata messa al bando della produzione di sostanze perfluoroalchiliche, con l’unica eccezione nel settore medico fino a quando non saranno disponibili soluzioni alternative rispettose della salute e dell’ambiente; la bonifica delle matrici ambientali e dei siti inquinati a spese dei responsabili, in base al principio “chi inquina paga”; il finanziamento alla ricerca di modalità efficaci per la degradazione dei Pfas ancora presenti nell’ambiente; il finanziamento alla ricerca di sostanze alternative e rispettose dell’ambiente e della salute. Chiediamo sia rispettato il nostro diritto ad avere un futuro da vivere in un ambiente sano”.

E ancora, un appello degli studenti ITET Pasini di Schio al tribunale di Vicenza. Richieste precise: “… Noi, chiediamo: Giustizia per la nostra salute violata da anni di contaminazione da Pfas. Desideriamo che venga bandito immediatamente l’utilizzo di Pfas nel nostro territorio, in conformità con il principio di precauzione e con le più recenti evidenze scientifiche sulla loro pericolosità. Salute, perché non possiamo più vivere con la paura di bere acqua contaminata e mangiare cibi avvelenati. Chiediamo che venga garantito un monitoraggio costante e trasparente della presenza di Pfas nell’ambiente e negli alimenti, informando tempestivamente la popolazione sui rischi e sulle misure di protezione da adottare. Bonifica immediata e totale delle aree contaminate, per restituire al nostro territorio la sua salubrità. I Pfas ci stanno rubando il futuro. Non possiamo più aspettare!”.

Le iniziative dei ragazzi hanno sorpreso, “incantato”, commosso gli adulti presenti: il frutto di una azione didattica che perseguiamo da anni che produce consapevolezza e azione in tutte le scuole dove siamo andati. Al di là di tutte le sciocchezze che si sono scritte e si scrivono sui giovani, quei ragazzi erano i rappresentanti di una generazione che non si arrende.

Il lavoro nelle scuole del Gruppo educativo Zero Pfas del Veneto (esperti della Salute, del territorio, attivisti) di cui sono coordinatrice consiste nel far conoscere il problema Pfas per poi acquisire consapevolezza e da essa decidere l’azione. Sanno i nostri studenti, dopo gli interventi ad hoc, cosa sono i pfas. Parliamo di prodotti chimici per sempre (“Forever chemicals”), indistruttibili, circa diecimila composti chimici di sintesi, ampiamente utilizzati dalle industrie per conferire proprietà resistenti, idrorepellenti, antifiamma a una infinità di prodotti di largo consumo (imballaggi alimentari, carta forno, filo interdentale, cosmetici, capi di abbigliamento, schiume antincendio, rivestimenti metallici, antiaderenti per padelle, creme e cosmetici, vernici e fotografia, cromatura, pesticidi, prodotti farmaceutici eccetera), ci minacciano ogni giorno. Sembra un catalogo di Amazon e, letto così, non sconvolge nessuno anche se il messaggio è quello della diffusione universale di un tossico cancerogeno perenne che mette in discussione la stessa capacità riproduttiva del genere umano. Tonnellate di Pfas si riversano, ogni giorno, nell’ambiente e fanno parte degli oggetti della nostra vita ordinaria. Amorevolmente, rimpinziamo con tali molecole i nostri ignari bambini.

John Holloway scrive in La Speranza. In un tempo senza speranza:

“Il treno corre nella notte, sempre più veloce. Dove sta andando, dove ci sta portando? Ai campi di concentramento? Alla guerra nucleare? A un susseguirsi di pandemie? Noi non lo sappiamo. Ma ora (…) appare un messaggio sullo schermo in fondo alla carrozza ‘Destinazione Estinzione’. Il riscaldamento globale, la distruzione della biodiversità, la scarsità d’acqua, più pandemie distruttive, le crescenti tensioni tra stati, le disuguaglianze sempre più grandi e oscene… puntellano la strada per quel destino. Ferma il treno, ferma il treno, ferma il treno!”.

Ma non lo stiamo guidando. Non lo controlliamo. Un fenomeno di rimozione collettiva ci consente di continuare a vivere la nostra quotidianità senza il problema di “fermare il treno”. Prenotiamo le ferie, portiamo ai centri estivi i nostri bambini, ci lamentiamo dell’aumento del costo della vita… Ciò significa che la conoscenza non è sufficiente per fermare il treno. È fondamentale che essa si evolva in consapevolezza. Solo allora nasce in noi la necessità di agire, di tirare il freno a mano. Tuttavia, non il terrore e la paura debbono essere alla base di una nostra azione consapevole ma la speranza.

Noi, gruppo educativo Zero Pfas del Veneto (Il gruppo educativo è nato all’interno del comitato di redazione PFAS Land nel 2018 su mandato del Movimento No Pfas del Veneto), non siamo ritornati, perciò, nelle scuole, per il settimo anno consecutivo, a ripetere “bla bla, bla”, a ribadire quello che tutti, almeno nel Veneto, bene o male, dovrebbero già sapere sulle cause, sugli effetti per la salute e l’Ambiente di quelle sostanze chimiche. Non vogliamo sprecare tempo perché di tempo ce n’è concesso poco, anzi pochissimo. Nella manciata di ore a disposizione nelle scuole, irrisoria per la complessità e la vastità del problema che trattiamo, per l’empatia da instaurare con ragazzi e ragazze, cerchiamo di suscitare un sentimento positivo di speranza. La speranza che il treno si possa fermare, la speranza che, nell’immediato, produce azione. Quale sia l’azione che i giovani intraprendono lo decidono loro. L’esperienza di questi anni è stata significativa e tanto numerose sono state le iniziative dei ragazzi da sorprenderci. Di certo, non faremo educazione di “economia domestica”. Come si fa a credere ancora che la siccità che avanza dipenda dal fatto che ci laviamo i denti senza chiudere il rubinetto del lavandino? Come si fa, in qualità di medici, a dire a una donna in gravidanza, per quanto riguarda i pfas, di stare attenta alla dieta? Nemmeno nei negozi biologici si riesce a rinvenire un prodotto, uno solo, su cui ci sia scritto “Pfas Free”. Troviamo, tali sostanze chimiche, nell’acqua “potabile”, probabilmente anche in quella minerale, ma non ce lo dicono. Sono certamente presenti in una grande quantità di alimenti che compriamo al mercato.


LEGGI ANCHE:  I RAGAZZI DELLA VIA PFAS                                          /https://comune-info.net/scuole-aperte/i-ragazzi-della-via-pfas/


C’è chi produce i Pfas, c’è chi ne consente la produzione e l’uso, c’è chi finge di prendere misure cautelative, autorizzandone l’assunzione giornaliera fino a un certo limite (ovviamente incommensurabile poiché nessuno sa quanti Pfas ingoia, respira, beve). C’è chi firma petizioni ai parlamentari nazionali ed europei perché venga bandita la produzione. Lo facciamo anche noi, anche se abbiamo scarsissima fiducia di un interessamento reale da parte del governo e dei parlamenti. Nel frattempo, Francesco Bertola, medico e presidente ISDE di Vicenza, con la sua meritoria ricerca sui ragazzi nati da madri contaminate da Pfas, scopre che molti di loro hanno problemi importanti della sfera riproduttiva. Lo confermano anche gli studi in vitro di Calo Foresta dell’Università di Padova.

Il problema dunque non è tecnico bensì politico. È il risultato di una società ingiusta dove prevalgono gli interessi economici e commerciali sul diritto alla vita e alla salute. Non prenderne atto, non agire, di conseguenza, è pura ipocrisia o connivenza (a rischio) col sistema. Ribellarsi è giusto. Ribellarsi significa agire, impedire il male adesso, tutti insieme. Il destino non è segnato, il futuro non è scritto, nessuno può prevederlo, lo costruiamo noi stessi, giorno per giorno, attraverso ogni decisione presa (o non presa). Possiamo creare ogni giorno un mondo basato sul mutuo riconoscimento della dignità umana. Bisogna fermare il treno, salvarsi la pelle e scendere. Poi si vedrà il da farsi.

Jane Goodall, etologa e antropologa (la citiamo speso nel Blog Generazione Speranza), in un testo prezioso, Il libro della speranza. Manuale di sopravvivenza per un pianeta in pericolo (Bompiani) avvisa: “La speranza non cancella le difficoltà e i pericoli che esistono, ma allo stesso tempo non si fa sconfiggere da questi. C’è tanta oscurità, ma sono le nostre azioni a riportare la luce”. Noi proviamo a farne tesoro insieme a tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze.


Donata Albiero, insegnante, è stata anche dirigente scolastica

 



sabato 8 febbraio 2025

PFAS GIUSTIZIA. PARLANO LE NUOVE GENERAZIONI E SI RIVOLGONO AGLI ADULTI

 

SIT IN DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA IL 7 FEBBRAIO  

Parlano gli studenti:  https://www.youtube.com/watch?v=OAB-_iecqJ0


Presidio del 7 febbraio - ph Federico Bevilacqua 







 



Una mattinata memorabile.
  

Dapprima la lettura del comunicato stampa del Movimento  

ph da web - presidio del 7 febbraio 

Poi la parola alle scuole 


Il mio compito è stato, da coordinatrice del gruppo educativo Zero Pfas del Veneto, solo quello di dare visibilità e voce ai 9.000 studenti incontrati in sette anni, i quali hanno sempre invocato GIUSTIZIA, confidando in un processo (quello penale a Vicenza contro gli inquinatori della Miteni) che tuteli le VITTIME, i CITTADINI contaminati, facendo appello alla COSTITUZIONE ITALIANA. 
ph di Federico Bevilacqua -  Presidio 7 febbraio 2025 

Presenti studenti della scuola media ZANELLA di Arzignano accompagnati dalle loro prof.sse, studenti dell’ITIS De Pretto di Schio venuti in treno autonomamente e autorizzati per leggere un comunicato da loro steso controfirmato anche dai professori e un appello al tribunale steso da loro coetanei dell’ITE Pasini di Schio.

 Hanno tutti rivendicato il Diritto alla Vita, il diritto alla Salute il diritto all’Informazione: la trasparenza contro il silenzio, la conoscenza contro la disinformazione, l’attivismo contro la sudditanza.  

 I loro interventi !   

                                        ph di Giovanni Fazio -  presidio del 7 febbraio 


 
ITIS DE PRETTO SCHIO

Siamo le classi 4^ e 5^ EA dell’indirizzo Chimica, Materiali e Biotecnologie Ambientali dell’Istituto Tecnico I.T.I.S. De Pretto di Schio.


    Studenti dell'Itis De Pretto al presidio del 7 febbraio 2025 -ph di Federico Bevilacqua 


ph di Giovanni Fazio - presidio del 7 febbraio 

Nel corso degli ultimi due anni scolastici le nostre classi hanno aderito al progetto PFAS ONE HEALTH che ci ha dato modo di approfondire la tematica dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche.

L’attività che stiamo svolgendo, “Pfas fuori dalle scatole”, riguarda gli imballaggi utilizzati a contatto diretto con il cibo da asporto, spesso acquistato da noi studenti, che potrebbero contenere PFAS. Per questo motivo stiamo contattando le aziende produttrici chiedendo loro informazioni riguardo alla composizione chimica di questi prodotti, con lo scopo finale di proporre nel nostro territorio imballaggi alimentari PFAS-free.

Ma perché questo progetto a scuola? Perché persone della nostra età dovrebbero interessarsi a questo problema?

Conoscere la pericolosità di tali sostanze, la loro persistenza e la loro grande diffusione ci ha portato a capire che nessuno può rimanere indifferente e passivo davanti ad un inquinamento ambientale così esteso e grave.





I dati rivelati in questi giorni da Greenpeace sono oltremodo allarmanti, dimostrano che nelle acque potabili di molte città italiane sono presenti queste sostanze, compresi PFOA (cancerogeno certo) e PFOS (cancerogeno probabile).

I danni causati alla biosfera sono incommensurabili: i PFAS, grazie alla loro natura chimica, sono altamente persistenti e pertanto si sono diffusi ovunque, anche in ambienti dove non ci sono sorgenti di emissione, dai ghiacci del Polo Nord all’Altopiano del Tibet.

Come ci ricordano i numeri scritti sulle magliette delle mamme no PFAS, i cui figli hanno nel sangue concentrazioni elevate di sostanze che non dovrebbero neppure esistere, la contaminazione da PFAS ci nega il diritto ad avere un futuro in salute e a pagarne il prezzo più alto sono i giovani e le generazioni future. Anche in questo caso, come per i cambiamenti climatici e, in generale, per ogni tipo di inquinamento, le conseguenze più pesanti ricadono su chi non ha nessuna responsabilità per questo disastro.

A tale proposito è opportuno richiamare l’articolo 9 della Costituzione Italiana:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

e l’articolo 32:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. (...).



La vicenda Miteni, evidentemente, non ha insegnato nulla, considerando che gli impianti per la produzione di PFAS che erano a Trissino sono stati portati in India, mentre la bonifica dei territori contaminati su cui sorgeva l’azienda rimane ancora un miraggio, in contrasto con l’articolo 41 della Costituzione Italiana che recita:

L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

Pagheremo non solo con la salute, ma anche da un punto di vista economico: è stato infatti stimato che il costo per la bonifica nella sola Europa richiederebbe una spesa di circa 100 miliardi di euro all’anno per un totale di 2.000 miliardi di euro per i prossimi 20 anni, con risultati peraltro non certi. Poiché la maggior parte di queste sostanze sono ancora resistenti ad ogni tipo di trattamento, compreso il calore, dove dovremmo metterle finché non avremo scoperto una modalità efficace per la loro degradazione?

Sulla base di queste considerazioni e in qualità di cittadine e cittadini, esigiamo di essere ascoltati dalle Istituzioni italiane ed europee.

Appellandoci al rispetto degli articoli 9, 32 e 41 della Costituzione Italiana e all’osservanza del principio di precauzione, stabilito dall’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, chiediamo agli adulti di oggi di impegnarsi a cambiare strada, affrontando questo grave problema attraverso:

l'immediata messa al bando della produzione di sostanze perfluoroalchiliche, con l’unica eccezione nel settore medico fino a quando non saranno disponibili soluzioni alternative rispettose della salute e dell’ambiente;

la bonifica delle matrici ambientali e dei siti inquinati a spese dei responsabili, in base al principio “chi inquina paga” (art.191 TFUE);

il finanziamento alla ricerca di modalità efficaci per la degradazione dei PFAS ancora presenti nell’ambiente;

il finanziamento alla ricerca di sostanze alternative e rispettose dell’ambiente e della salute.

Chiediamo sia rispettato il nostro diritto ad avere un futuro da vivere in un ambiente sano.

Schio, 5 febbraio 2025                  

 FIRMATO DA 34 STUDENTI                                                                                        (Sottoscritto da 58 OPERATORI: DIRIGENTE SCOLASTICO, DOCENTI E PERSONALE ATA)

 

ITE PASINI DI SCHIO

 Al Tribunale di Vicenza,

 Noi, studenti di 3ACAT e 3ATL dell’TET Pasini di Schio, con i nostri docenti chiediamo:

          I ragazzi dell'ITIS De Pretto si offrono di leggere l'appello dei compagni ITE Pasini                                       ph di GIOVANNI FAZIO 

Giustizia per la nostra salute violata da anni di contaminazione da PFAS.

Desideriamo che venga bandito immediatamente l’utilizzo di PFAS nel nostro territorio, in conformità con il principio di precauzione e con le più recenti evidenze scientifiche sulla loro pericolosità.

 Salute perché non possiamo più vivere con la paura di bere acqua contaminata e mangiare cibi avvelenati.

Chiediamo che venga garantito un monitoraggio costante e trasparente della presenza di PFAS nell‘ambiente e negli alimenti, informando Tempestivamente la popolazione sui rischi e sulle misure di protezione da adottare.

 Bonifica immediata e totale delle aree contaminate, per restituire al nostro territorio la sua salubrità.

 I PFAS ci stanno rubando il futuro. Non possiamo più aspettare!

 Schio, 06 febbraio 2025

Firma degli studenti (48)                               

Firma dei docenti (6)    aderenti al progetto di Istituto per bandire i PFAS

 

SCUOLA MEDIA ZANELLA DI ARZIGNANO  

Delegazione di 17 studenti accompagnate da 3 docenti (tra cui vicepreside) , in rappresentanza delle classi terze

1.   Oggi siamo qui, insieme ai nostri compagni e ai nostri professori, per dire il nostro NO a tutte le forme di inquinamento che avvelenano l’ambiente e i nostri fiumi.

Siamo una delegazione della Scuola Secondaria Zanella, parte dell’Istituto Comprensivo 1 di Arzignano.                  


                                                                                         

Negli anni ’70, gli studenti della nostra scuola, guidati dal loro professore di Tecnologia, Antonio Boscardin, hanno denunciato il grave degrado del torrente Chiampo, documentandone l’inquinamento con fotografie, misurazioni e relazioni dettagliate. Il suo impegno ha portato all’organizzazione di una delle prime Marce Ecologiche dell’epoca, contribuendo a sensibilizzare l’intera comunità sulla necessità di tutelare l’ambiente. Abbiamo visto le sue foto, letto le testimonianze e seguito il loro lavoro nel corso degli anni. Abbiamo capito il loro spirito, il loro insegnamento e la loro passione. Oggi, il nome di Antonio Boscardin è legato alla pista ciclabile lungo il torrente Chiampo, un riconoscimento per il suo impegno ecologista e per l’eredità che ha lasciato a noi studenti. Siamo qui per raccogliere quel testimone e portare avanti il suo messaggio. Vogliamo un futuro sostenibile e un ambiente più pulito, non solo con le parole, ma con il nostro esempio e la nostra voce. Perché il futuro non si aspetta, si costruisce.

2.   Siamo qui oggi perché l’inquinamento da PFAS ha segnato profondamente il nostro territorio. Abbiamo studiato, ci siamo informati e abbiamo capito che non possiamo restare indifferenti. Queste sostanze, invisibili ma pericolose, hanno contaminato l’acqua, il suolo e persino il nostro corpo. Eppure, per troppo tempo, il problema è stato ignorato.

Noi giovani non vogliamo più voltare lo sguardo. Vogliamo risposte, vogliamo soluzioni concrete, vogliamo che il diritto a un ambiente sano sia garantito a tutti. L’acqua è vita, e non possiamo accettare che venga avvelenata.

Per questo siamo qui, per dire forte e chiaro che non possiamo più permetterci l’indifferenza. Il futuro ci appartiene, e abbiamo il dovere di proteggerlo.

3.   Oggi siamo qui per ricordare un diritto che ci riguarda tutti: il diritto all’acqua. L’acqua è vita, è essenziale per il nostro benessere e per quello del nostro pianeta. Ma spesso dimentichiamo che la sua tutela dipende da ciascuno di noi.

L’educazione civica non è solo un tema che trattiamo a scuola, è un valore che dobbiamo applicare nella vita quotidiana. Essere cittadini attivi significa prendersi cura dell’ambiente, delle risorse che abbiamo, e fare in modo che le generazioni future possano godere degli stessi diritti che noi abbiamo oggi. Ognuno di noi ha il potere di fare la differenza. Con piccole azioni quotidiane, possiamo contribuire a proteggere l’acqua, il nostro territorio, e il nostro futuro. Siamo qui per ricordare che la responsabilità non è solo di qualcun altro, ma di tutti noi. Siamo qui per dimostrare che possiamo essere protagonisti del cambiamento, perché ogni gesto conta e ogni voce può fare la differenza.

4. Siamo qui oggi, non solo per ricordare, ma per agire. La sfida che abbiamo di fronte è grande, ma non è insormontabile. Il nostro impegno non può fermarsi alle parole, deve tradursi in azioni concrete, che partono da noi e che devono coinvolgere tutta la comunità. È necessario lavorare insieme, unendo le forze delle scuole, delle famiglie, delle istituzioni e delle associazioni, per costruire una società più consapevole e responsabile.

Il cambiamento parte dalle nostre scelte quotidiane, ma deve essere supportato da politiche concrete che proteggano l’ambiente e promuovano la sostenibilità. Ogni voce conta, ma il nostro impegno sarà più forte se uniamo le forze. Oggi, più che mai, è il momento di alzare la voce e dire “Ci siamo”, con la consapevolezza che la nostra responsabilità verso la Terra è collettiva. Il futuro è nelle nostre mani, e insieme possiamo costruirlo" 

I loro appelli ci accompagnano ORA nelle scuole dove ritorneremo; CONTINUEREMO a gettare i semi della consapevolezza e dell'azione.  

Grazie. 

Donata Albiero    8 febbraio 2025 

Approfondimenti 

https://donataalbiero.blogspot.com/2025/02/pfas-e-territorio-una-pratica-di.html