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sabato 19 dicembre 2020

NATALE AL TEMPO DEL COVID

 BUON NATALE VERO  

foto da web
         

Anno 2020, Natale diverso, Natale solitario: lo impone la situazione. Per me una occasione per amare riflessioni e considerazioni.

Cantavo “Andrà tutto bene” nella prima ondata,’ primaverile’ della pandemia causata dal covid-19, anche dopo essere stata colpita dallo stesso. Ora, nella seconda ondata, non canto più.

Impotente assisto a un dramma globale. Constato che il killer silenzioso che si aggira nel Pianeta e che ha sconvolto le nostre vite, oltre al dramma dell’emergenza sanitaria, ha portato tragiche conseguenze sul piano sociale e politico, con l’acuirsi delle diseguaglianze in tutto il mondo: chi gode di una posizione favorevole sotto il profilo sociale e politico vede questa posizione rafforzarsi, mentre chi viveva situazioni di fragilità vede questa fragilità aumentare, sia nel Nord che nel Sud del mondo, sebbene con diversi impatti nella popolazione.

Il mio pensiero va ai 70 milioni di rifugiati nel mondo tra cui più di 12 milioni di bambini.  Vivono in campi profughi in condizioni di sovraffollamento al limite, spesso senza accesso all’assistenza sanitaria, senza acqua corrente, con cibo scarso e igiene inesistente.

foto da web

In SIRIA sono cifre allarmanti, quasi un milione di persone costrette a fuggire negli ultimi mesi a causa della recrudescenza del conflitto: bambini, donne, anziani vivono in campi profughi improvvisati.

In BANGLADESH, a Cox’s Bazar, si trova il più grande insediamento di rifugiati del mondo, ma non esiste alcun sistema di screening o test per il Covid-19.

Nella STRISCIA DI GAZA, sono accampati due milioni di persone in soli 360 chilometri quadrati: Il 97% di tutta l’acqua di Gaza non è adatta al consumo umano.

Ph di Nino Fezza cinereporter 

Noi ‘restiamo’ obbligatoriamente a casa come misura di prevenzione contro il Covid-19. Loro starebbero volentieri a casa se ne avessero una. Sono centinaia di migliaia, se non forse milioni, i bambini affamati, impauriti, deprivati, abusati; sono solo bambini, come i miei nipotini amati, curati, vezzeggiati, viziati, coccolati. 

Mi sento ‘inutile’. Quello che faccio per tenere desta l’attenzione dei cittadini sulla loro drammatica esistenza è ben poco e non so nemmeno se sia utile allo scopo. So, però, che ogni lotta, ogni lacrima o goccia di sudore versato, ogni singolo bambino aiutato significano che la nostra voce di volontari e\o attivisti è ascoltata. So che ogni nostro giorno vissuto nell’impegno sociale significa cambiare le cose, comunque vada.

 Spesso, esco sconfitta. Ho scoperto, da poco, le ragioni della mia penosa attitudine a ingaggiare battaglie perse. Le ha spiegate Corrado Augias: lo si fa per "dare un contributo, mostrare che esiste un'altra possibilità, segnare la differenza rispetto all'inerzia, sperare che possa cambiare qualcosa, dare un piccolo segno di vita"... Una sorta di riflesso etico ed estetico, incontrollabile, irriducibile.

 Non ho più, come ieri, la forza della ‘combattente’, ma nei momenti di frustrazione mi risuona in mente il ritornello della canzone meravigliosa di Mannoia

E’ una regola che vale in tutto l’universo

chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso   

e anche se il mondo può far male 

non ho mai smesso di lottare 

è una regola che cambia tutto l’universo   

perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso   

e in questa lacrima infinita    

c’è tutto il senso della mia vita.


E allora auguro, senza false retoriche,  buon Natale vero, ispirato a un bambino, dei tanti nel Mondo, nato in una stalla. Lo auguro a tutti gli uomini di buona volontà affinché non la smarriscano per strada.

Donata Albiero

 

 

 

 

 


2 commenti:

  1. Grazie Donata, quello che hai scritto, è commovente, tragico, amaro, mi stimola a riflettere sul senso della mia vita, sulla vita e sul destino di questo nostro piccolo pianeta disperso nell'universo. Sono ormai avanti nella terza età del mio percorso in questo mondo e, purtroppo non mi sembra che lo lascerò più giusto, più solidale e umano. Ho cercato di fare al meglio il mio lavoro a scuola, di essere compagna e madre attenta. Ma sono stata capace di seminare nella società che mi circonda, fuori della cerchia di parenti e amici, semi di giustizia, tolleranza, amore. Sono stata un piccolo seme di cambiamento?

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    1. "Sono stata un piccolo seme di cambiamento? Il tuo interrogativo è anche il mio. Grazie per il contributo

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