II grembiule soffoca la individualità?
Il grembiule rende gli alunni uguali?
“Scuola: Salvini,
vorrei reintrodurre il grembiule”
"Abbiamo appena reintrodotto
l'educazione
civica a scuola e vorrei che tornasse anche il
grembiule per evitare che vi sia il bambino con la felpa da 700 euro e quello
che ce l'ha di terza mano perché non può permettersela. Ma sento già chi
griderà allo scandalo ed evocherà il Duce, ma un paese migliore si costruisce
anche con ordine e disciplina"
Un sondaggio (maggio 2019) di OrizzonteScuola,it sull’ obbligatorietà del grembiule a scuola tra
i docenti non lascia dubbi. Il 77% favorevoli su più di 4mila e 700 partecipanti.
Skuola.net riporta invece un sondaggio effettuato tra un migliaio
di studenti: circa il 52% ha bocciato l’idea.
Non ci siamo, non ci siamo proprio.
Tra le tante problematiche reali del nostro sistema
scolastico, bullismo, strutture mancanti, stipendi da fame dei docenti,
riduzione di ore di insegnamento, decurtazione di fondi per le scuole statali …
questa questione la ritengo, così come è stata fatta, per come è stata fatta
pseudo ideologica
Per la fonte della proposta e la strumentalità della stessa, non vale
neanche la pena aprire il dibattito sull’opportunità o meno di
reintrodurre in via obbligatoria grembiuli o imporre divise scolastiche,
all’americana (Nell’autonomia scolastica la competenza spetta solo alle singole
scuole).
Non perché l’argomento non possa avere un suo senso pedagogicamente
parlando, tutti uguali almeno nel vestiario (lo so bene essendo stata dirigente
scolastica per 31 anni), anche se secondo molti non ce l’ha, visto
che le disuguaglianze non si buttano sotto al tappeto del grembiule, si
combattono col welfare e il confronto con le famiglie…
Quale
significato dare alla parola uniforme-divisa scolastica?
Ormai da
circa vent’anni è l’interrogativo che fonda il dibattito tra favorevoli e
contrari. Funzione identificativa e senso di appartenenza a un gruppo, maggiore
ordine e disciplina, miglior rendimento scolastico, netta diminuzione
dell’assenteismo, delle disuguaglianze e delle conseguenti discriminazioni da
un lato, oppure appiattimento dell’io, repressione dell’espressività e della
fantasia personali, militarizzazione e standardizzazione del gruppo dall’altro?
Come dirigente
scolastica (di scuole primarie e poi delle scuole secondarie) non ne ho mai
fatto una battaglia di principio perché erano ben altre le priorità: garantire l’inizio
scuola senza supplenti, assicurare il servizio pre scuola e post scuola, il
prolungamento delle attività scolastiche, l’integrazione degli alunni a tutti
gli effetti, i corsi di recupero gratuiti,
collaudare strutture scolastiche sicure, strumentazioni didattiche
innovative e godere, didatticamente, della collaborazione reale tra famiglie e
scuola, concordare il divieto in classe del cellulare…
Ho lasciato la
scuola alcuni anni fa. Non penso che i problemi in cui mi dibattevo
quotidianamente io siano oggi risolti. Anzi! Ecco perché, il grembiule a
scuola, se non trovava l’assenso della gran parte dei professionisti e degli
utenti, poteva aspettare.
Ad ogni modo, a chi mi ha riproposto la questione, ho sempre consegnato un
articolo pubblicato nel
1968 sul Corrierino
dei piccoli, a firma di “un certo” Gianni Rodari, che riguarda
proprio una riflessione sul tema grembiule.
Lo suggerisco oggi più di ieri.
Ecco il testo, ripreso da Famiglia Cristiana:
“Ho seguito su un grande giornale una piccola polemica. Questa parola deriva dal greco “polemos”, che voleva dire “combattimento”. Ma per fortuna le polemiche giornalistiche si fanno senza bombe atomiche, con la penna o con la macchina per scrivere.
“Ho seguito su un grande giornale una piccola polemica. Questa parola deriva dal greco “polemos”, che voleva dire “combattimento”. Ma per fortuna le polemiche giornalistiche si fanno senza bombe atomiche, con la penna o con la macchina per scrivere.
Dunque un noto
professore di pedagogia (che sarebbe la scienza dell’educazione) si diceva
contrario all’obbligo per gli scolari di indossare il grembiulino, col
collettino col fiocchettino: la tradizionale uniforme dentro al quale i bambini
dovrebbero sentirsi tutti uguali di fronte al maestro, ma che contrasta con la
personalità, lo spirito di indipendenza, la libertà dei bambini.
Due madri di famiglia
gli rispondevano sottolineando i vantaggi del grembiulino: economia, praticità,
igiene, impossibilità (per le bambine specialmente di fare sfoggio di vanità.
Voglio entrare anch’io
nel “combattimento”. Sono armatissimo, perché ho chiesto l’opinione dei maestri
che conoscevo. «Se non ci fosse il grembiulino i bambini poveri avrebbero
l’umiliazione di mostrare le loro toppe nei pantaloni ai bambini ricchi,
vestiti come figurini».
Questo ragionamento non mi convince. La povertà va abolita, non
nascosta. Bambini con le
toppe nei pantaloni non dovrebbero essercene più, ecco tutto.
Un altro maestro mi ha
detto: «Il grembiulino aiuta la disciplina. Che cosa ne diresti di un esercito
senza divisa, un soldato col maglione rosso, un caporale con il gilè a
fiorellini?». Nemmeno questo ragionamento mi convince: la scuola non è una caserma. E sulla disciplina bisogna
intendersi bene: secondo me una classe non è veramente disciplinata quando
ascolta immobile e impassibile le spiegazioni del maestro, pena un brutto voto
in condotta, ma quando sta facendo una cosa interessante, così interessante che
a nessuno viene in mente di guardare dalla finestra, o di tirare le trecce alle
bambine, o di leggere un fumetto sotto il banco.
Un grembiule o magari
una bella tuta da lavoro, mi sembra indispensabile se si fa giardinaggio, se si
usa la macchina per stampare (molte scuole al usano), se si fanno pitture con
grandi pennelli, per non sporcarsi. Cioè. Accetto il grembiule dove e quando è
utile e necessario. Come simbolo di uguaglianza, disciplina, eccetera non lo
capisco. Il fiocco, poi, dà proprio fastidio. In certe scuole lo fanno portare
lungo lungo, largo largo. Prima si vede il fiocco poi il bambino che c’è
dietro. Ma forse in quelle scuole li fanno scrivere col fiocco invece che con
la penna. Senza offesa per nessuno, ho detto la mia. Se non siete d’accordo non
tiratemi le pietre: tiratemi i collettini bianchi, che fanno meno male”.
A voi ora, la decisione
Rodari è sempre Rodari
Donata Albiero
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