IL DESTINO DI UNA ALUNNA INDIANA CAMBIATO GRAZIE ALL'INTERVENTO DELLA SCUOLA
I fatti risalgono ad alcuni anni fa, in una delle scuole che dirigevo, quando una nostra alunna indiana di 14 anni svolse un compito di italiano sul tema della
'adolescenza'.
Leggendolo,
all’insegnante si prospettò,
all’improvviso, la realtà dolorosa e
difficile di una dolce ragazzina che nutriva le speranze e i desideri tipici di
tutti i ragazzi della sua età .
Voleva uscire con le sue amiche, studiare con loro in biblioteca, fare un giro in piazza , partecipare ad una festa, ma tutto ciò le era precluso dal padre.
Viveva sotto la scure repressiva ; le era vietata ogni forma di libertà, a partire dall’espressione del suo pensiero fino all’imposizione legata al rispetto degli abiti tradizionali da indossare rigorosamente appena tornata da scuola, unico luogo in cui le era permesso di vestire all’occidentale.
Ogni sua forma di ribellione veniva punita con la violenza fisica, la stessa riservata alla madre; ogni sua legittima richiesta era un’impossibile conquista, ogni suo movimento era soggetto al controllo...
Voleva uscire con le sue amiche, studiare con loro in biblioteca, fare un giro in piazza , partecipare ad una festa, ma tutto ciò le era precluso dal padre.
Viveva sotto la scure repressiva ; le era vietata ogni forma di libertà, a partire dall’espressione del suo pensiero fino all’imposizione legata al rispetto degli abiti tradizionali da indossare rigorosamente appena tornata da scuola, unico luogo in cui le era permesso di vestire all’occidentale.
Ogni sua forma di ribellione veniva punita con la violenza fisica, la stessa riservata alla madre; ogni sua legittima richiesta era un’impossibile conquista, ogni suo movimento era soggetto al controllo...
Fu così che Amarjit (nome di fantasia), il cui profitto a scuola era insufficiente ma la cui presenza era costante (mai un giorno di assenza), si immerse nel mondo della lettura.
La frequenza scolastica e la lettura divennero il suo personale espediente per sfuggire all’inferno quotidiano che viveva in casa dove, di notte e di giorno, assisteva alle frequenti liti tra il padre e la madre, scontri durante i quali lei utilizzava il proprio corpo per difendere la madre dalla furia paterna.
La scuola era il suo porto sicuro e le vacanze, attese con ansia dai compagni, erano dalla ragazza vissute come un lutto poiché avrebbero prolungato la sua lenta agonia. Viveva tutto ciò con estrema rassegnazione e nel più totale silenzio e come se non bastasse era certa che presto sarebbe stata destinata dal padre in sposa ad un uomo sconosciuto e che non amava. Era l’ineluttabile destino delle ragazze indiane come lei, di fronte al quale nessuno l’avrebbe potuta aiutare.
Ma di fronte alla traccia di un tema che le chiedeva di parlare di sé, dei suoi desideri, della sua vita, dei suoi sogni di adolescente A. prese il coraggio a due mani e rivelò la sua condizione di ragazza segregata in casa Era il suo modo di chiedere aiuto nella speranza che qualcuno, in tal caso l’insegnante, poi le autorità preposte, si mobilitassero.
Da qui la prima segnalazione dell’insegnante a me Dirigente scolastico, poi a mia volta alla tutela minori, magistratura …
La scrittura e la denuncia furono le sue armi; affidò la
sua vita alla forza della parola e alla
fiducia nei suoi insegnanti (italiano e matematica) ai quali, prima di allora,
non aveva rivelato nulla
In un secondo tema sulla condizione della
donna ( si avvicinava l’8 marzo ) argomento
affrontato in classe dalla docente di italiano, continuò a denunciare la mancanza di diritti delle donne del suo Paese al punto
da chiedersi come si potesse chiamare “padre” il suo, un uomo di fede islamica
che pregava cinque volte al giorno, che seguiva i dettami del suo dio ma che
utilizzava la violenza su di lei e su sua madre.L’ennesima 'riflessione ' scritta mi fu consegnata e , tramite me, agli organi preposti, che, nel frattempo, si accertavano dei fatti emersi .
La goccia che fece traboccare il vaso fu la confessione che A. fece alla madre, rivelandole di essersi innamorata di un ragazzo.
La donna, succube del marito, riferì a quest'ultimo tutto; ciò spinse il padre, in piena notte, a
picchiare violentemente la ragazza che il giorno dopo arrivò a scuola
terrorizzata per quanto aveva subito.
A. si confidò con delle amiche che contattarono
immediatamente l’insegnante di italiano, di fronte alla quale la ragazzina minimizzò
l’accaduto, impaurita dei risvolti di una sua ennesima confessione
fino, poi, ad ammettere tutto.Il magistrato che seguiva il caso fu messo al corrente e nel giro di pochi giorni fu organizzato a scuola un interrogatorio protetto. Al cospetto di una psicologa mai incontrata, la ragazza raccontò la triste storia della sua vita perché si era resa conto che era quello l’unico modo per conquistare la libertà negatale. Rivelò anche l'esistenza di un diario segreto, affidato, per paura della famiglia, a un’amica e ritrovato dagli inquirenti (prova), dove aveva annotato episodi e riflessioni amare sul senso della sua vita.
Lo stesso giorno dell’interrogatorio, senza nemmeno ritornare a casa, A. fu allontanata dalla sua famiglia.
Ora si trova in una struttura protetta.Ha sostenuto gli esami di licenza media e frequenta la scuola superiore, con la voglia di riscattarsi attraverso l’istruzione e riappropriarsi della sua vita.
Nel giugno successivo ha contattato le insegnanti e la dirigente che l’hanno aiutata nella sua corsa verso la libertà, per ringraziarle e con la speranza di non essere da loro dimenticata.
“Gentile dirigente...io non sono italiana e non parlare bene italiano, ma con quello che so volevo ringraziarla per avermi salvato la vita...il mio futuro.
Sono ……… (nome di alunna frequentante la scuola)
Se non mi aiutavate
voi, la prof.ssa di italiano (nome riportato) , la prof.ssa di matematica (nome riportato) io adesso sarei stata al mio
paese sposata con qualcuno essendo anche minorenne....ma io ho capito che la
mia vita non doveva finire li...io devo fare qualcosa per trovare il mio posto
vero nel mondo...
E se riusciro un
giorno a fare qualcosa per gli altri e per me sara solo grazie a voi....
Secondo me le mie
insegnanti. la mia scuola e la migliore al mondo...e sono contenta di averla
frequentata...sono fiera della mia scuola,delle mie care prof.sse,che mi hanno
sempre aiutato senza pensare che sono straniera.
Farò di tutto per avere ancora di piu la
fiducia,l'amore che le mie insegnanti
gia mi hanno dato...e le vorro sempre bene.
Non la dimentichero
mai..Lei mi ha aiutata tanto...mi ricordero di lei come un ottima dirigente”
il tuo messaggio mi commuove e mi rende orgogliosa dei professori che ti sono stati vicini e ti hanno voluto bene .
Avere un brava ragazza che può ancora sperare nel suo futuro è quanto noi vogliamo.
Noi non dobbiamo mai dimenticare che dietro un volto, di qualsiasi colore, ci sono esseri umani che a volte, molto spesso, si portano dietro un bagaglio di dolore e rinunce.
Tu hai vissuto in prima persona il tormentato scontro tra le diverse culture , la tua e quello del Pese in cui stai l’Italia .
Mi auguro che quanto fatto per te e il tuo ringraziamento ci sproni sempre come educatori ad aiutare i giovani, di qualsiasi estrazione, a transitare in modo meno tribolato verso un futuro più equilibrato.
Consegnerò questa tua lettera alle due insegnanti che saranno felici di avere tue notizie
Ciao
La tua dirigente“
Donata Albiero
QUALCHE CIFRA
Dove le bambine si sposano di più
I 10 Paesi dove è più alta la percentuale di donne tra i 20 e i 24 anni che si sono spostate – o hanno iniziato a convivere - prima dei 18 anni.
Niger 75%
Repubblica Centrafricana 68%
Ciad 68%
Bangladesh 66%
Guinea 63%
Mozambico 56%
Mali 55%
Burkina Faso 52%
India 47%
Eritrea 47%
Fonte: Dati UNICEF 2013
Il tassi più alti di matrimoni precoci si registrano in Asia meridionale con il 46% e nell'Africa subsahariana con il 37%.
Se la tendenza attuale proseguirà, entro il 2020 142 milioni di bambine si sposeranno prima di aver compiuto 18 anni.
Ciò si traduce in 14,2 milioni di bambine sposate ogni anno, cioè 37.000 bambine sposate ogni giorno
L' istruzione femminile è base dell'emancipazione
L’UNICEF, con le organizzazioni partner, promuove l'istruzione come
migliore strategia per proteggere le bambine dai matrimoni precoci, così
come dal lavoro minorile e da tutte le forme di violenza e abuso.
http://youtu.be/AFugywvJso4
Ho pubblicato questo articolo su facebook. Claudio
RispondiEliminaIn una classe, l'insegnante si aspetta di essere ascoltato. Lo studente pure.
RispondiEliminaErnest Abbé, Dell'educazione, 1996